Per i giudici della seconda sezione del Tar della Campania, Vincenzo De Luca è candidabile e “non potrebbe in alcun modo fondatamente sostenersi” che “in quanto condannato con sentenza non definitiva, versi in una ipotesi di incandidabilità”.
Il ricorso presentato dai parlamentari del Movimento Cinque Stelle si fondava sulla incandidabilita” dell’ex sindaco di Salerno De Luca in quanto condannato in primo grado per abuso di ufficio e quindi sospeso da qualsiasi carica pubblica in applicazione della legge Severino. Nelle motivazioni della sentenza il Tar sottolinea invece che presupposto per le cause di incandidabilità è costituito da “provvedimento di natura definitiva: condanna definitiva, provvedimento definitivo di applicazione della misura di prevenzione”.
Per i giudici del Tar la legge Severino stabilisce che le condanne “quando non sono definitive costituiscono causa di semplice sospensione di diritto dalla carica (nel caso di condanna a una pena non inferiore a due anni di reclusione per un delitto non colposo, dopo l’elezione o la nomina, è però necessario che la sentenza di primo grado sia stata confermata in appello);
Lo stesso vale per l’applicazione della predetta misura di prevenzione che avvenga con provvedimento non definitivo. La situazione di sospensione dalla carica – sostengono i giudici – siccome legata ad un provvedimento non definitivo, è anch’essa intrinsecamente provvisoria, essendo destinata a far posto alla decadenza dalla carica stessa, qualora intervenga il passaggio in giudicato della sentenza di condanna o divenga definitivo il provvedimento che applica la misura di prevenzione”.