All’indomani delle elezioni politiche del 2013 il presidente del Consiglio delle larghe intese “non doveva essere Enrico Letta ma Giuliano Amato”.
Lo ha rivelato l’ex ministro Renato Brunetta, in un’intervista a Panorama dal titolo “le mie 7 vite”. “Il nome condiviso – ha detto – era quello di Giuliano Amato. Ma saltò e l’errore più grande è stato quello di scegliere per il governo una delegazione del Pdl tutta espressione di Angelino Alfano. Il risultato si è visto”.
Nel colloquio con il settimanale, il capogruppo di Forza Italia ha affermato che è stato lui a volere la caduta di Mario Monti, il premier imposto dalla Troika nel famoso novembre del 2011 quando Silvio Berlusconi venne costretto alle dimissioni. “Ho intuito subito – spiega – il “grande imbroglio” di Giorgio Napolitano, mesi prima che si manifestasse. Poi si, insieme a Niccolo Ghedini e a Denis Verdini, ho convinto Berlusconi a togliere la fiducia a Monti”.
L’ex ministro della Funzione pubblica affronta anche il rapporto con Matteo Renzi e la nascita del patto del Nazareno. Secondo Brunetta è stato Renzi a “sedurre” Berlusconi. Un tentativo non riuscito con lui perché, spiega, “io sono sempre stato contro il premier abusivo. Lei non sa – ha detto rivolgendosi al giornalista Carlo Puca – quello che ho dovuto passare nei mesi scorsi, quando attaccavo Renzi molto più di Raffaele Fitto”.
Sul patto siglato nella segreteria del Pd col premier, il digigente azzurro sottolinea: “Quanto sangue abbiamo versato per il Nazareno”. Una “straordinaria intuizione che avrebbe potuto segnare una nuova fase della vita politica, con il riconoscimento reciproco tra centrodestra e centrosinistra. Renzi, per pure ragioni di bottega, ha buttato tutto all’aria”.
Nell’intervista, pubblicata sul sito dei deputati di Forza Italia, il capo dei parlamentari azzurri ricorda i contrasti con il “collega” economista, Giulio Tremonti, che sarebbe il presunto autore, insieme alla Lega, di “veti” sul nome di Brunetta per l’accaparramento “dei ministeri più importanti”.
Ma nel tempo, Tremonti “rimane fregato perché il mio ministero diventa presto il più popolare ed efficiente”. Ed è lì che emerge “il contrasto, duro, tra Berlusconi e Tremonti. Contrasto che portò al disastro”, e al declino inarrestabile di Forza Italia.