Si è scostata dalle terapie “tradizionali” oncologiche per praticare quelle alternative per malati di cancro anche molto avanzato. Invece della chemioterapia, costosissimo (e molte volte inutile) trattamento sponsorizzato dai colossi del farmaco, praticava ai suoi pazienti, su base volontaria, terapie come ultrasuoni, radiofrequenze e rivitalizzazioni del sangue.
Dopo un’inchiesta delle Iene, la dottoressa sarda Alba Veronica Puddu, di 52 anni, di Tertenia, in Olgiastra (Nuoro), è entrata nel mirino della magistratura che l’ha perseguita dopo alcuni decessi sospetti imputati, secondo l’accusa, al suo trattamento alternativo.
E oggi la Corte di assise di Cagliari presieduta da Tiziana Marogna, ha condannato la dottoressa – udite udite – alla pena dell’ergastolo con isolamento diurno, una pena che nemmeno un mafioso o un pruriomicida riesce a racimolare nella sua carriera criminale. Una sentenza choc che neanche l’accusa e le parti civili riescono a comprendere.
L’accusa rappresentata dal pm Giovanna Morra, aveva chiesto 24 anni e due mesi di carcere, richiesta anch’essa esageratissima per fatti di cui non ci sono prove certe inconfutabili: si parla che queste terapie alternative avrebbero ridotto l’aspettativa di vita dei malati e accelerato la morte. Un po’ come sta avvenendo, insomma, con le morti improvvise causate dai sieri sperimentali inoculati a milioni di persone costretti da norme liberticide e su cui né questa magistratura zelante né altri vogliono fare piena luce. Persino Big Pharma, con Pfizer, ha ammesso che sui vaccini anti-covid, mai testati prima dell’immissione in commercio, non c’è sicurezza né l’efficacia sbandierata dal mainstream e dalle autorità sanitarie e governative.
Sembra vi siano la stessa regia e copione secondo cui per educarne cento basta colpirne uno in modo eclatante. Un caso molto ma molto diverso, quello della dottoressa Puddu, rispetto all’ergastolo incassato in Cassazione dal viceprimario del pronto soccorso dell’ospedale di Saronno, tale dottor Leonardo Cazzaniga, condannato al carcere a vita perché ha ucciso diversi pazienti (pare una quindicina) con un mix letale di farmaci, fra il 2011 ed il 2014. Si trattava di omicidi programmati e premeditati insieme alla sua amante infermiera; persone soppresse perché a loro avviso “soffrivano”. Nessuna chance. Devono morire, punto. Una strage.
Il caso della dottoressa è invece un copione già visto come quello del Professor Luigi Di Bella, che curava i suoi pazienti con terapie alternative, sempre su base volontaria, che pure davano risultati soddisfacenti in termini di remissione della malattia, ma che in verità non era gradito ai colossi del farmaco e ai camici bianchi col grembiulino.
Per cui Di Bella venne fatto a pezzi, demonizzato e screditato dalla stampa mainstream corrotta da Big Pharma. Guai a mettersi di traverso davanti ai potentati del farmaco e alle agenzie regolatorie, così come è avvenuto e avviene contro i critici e gli scettici dei sieri sperimentali che stanno causando un genocidio di vaste proporzioni su cui le autorità e certa magistratura si girano dall’altra parte. “Non c’è nesso, nessuna correlazione”, replicano sempre a stretto giro i “guardiani dei cancelli” di certi potentati, oggi riuniti a Davos.
Per tornare alla povera dottoressa Alba Veronica Puddu, la professionista si vede in primo grado un’assurda condanna all’ergastolo per fatti che, si ribadisce, non vi sono riscontri certi. Puddu è stata accusata di omicidio volontario, circonvenzione di incapace e truffa.
Riporta l’Ansa: “La severità della condanna, che supera addirittura quella sollecitata dalla pm, ha colto tutti impreparati – commenta a caldo l’avvocato Michele Zuddas, difensore insieme al collega Nicola Oggiano -. A nostro avviso infatti non esiste una prova inconfutabile che avvalori l’accusa della morte di Fiorenzo Fiorini, (l’unico dei tre pazienti deceduti per cui è rimasta in piedi la contestazione di omicidio volontario, ndr) a causa delle cure della dottoressa Puddu”.
Due pesi e due misure. Cosa dire allora di certi camici bianchi che si rendono responsabili di decessi in ospedale o cliniche private ma dopo denunce, inchieste e processi riescono sempre a farla franca; probabilmente, anzi quasi certamente, per la loro appartenenza alla massoneria che influenza politica e tutte le istituzioni.
[continua a leggere dopo il post dell’oncologo Leo: “La chemio è solo un business, un fallimento…”]
Quando l’oncologo Leo accusò Big Pharma: “Dietro il Cancro un grande affare, come le guerre”
“Aspetteremo – concludono i legali – che vengano depositate le motivazioni che hanno portato alla condanna per ricorrere poi in appello”. “La sentenza ha scosso anche noi della parte civile – confessa Gianfranco Sollai, che rappresenta la famiglia di una delle vittime, Davide Spanu – Purtroppo questa donna si è resa responsabile con le sue cure di una condotta che ha portato i pazienti a (presunti) esiti letali”.
“Manca la condotta dolosa e non vi è prova dell’elemento soggettivo dell’omicidio volontario per cui è stata chiesta la condanna”, ha replicato nella sua arringa l’avvocato Zuddas. “Non ho mai proibito né scoraggiato i miei pazienti a seguire le terapie tradizionali come radioterapia e chemioterapia. Tutto ciò che hanno fatto è stata una libera scelta di ciascuno”, si era difesa in aula la dottoressa Puddu quando aveva scelto di rendere dichiarazioni spontanee. In effetti ciascuno può scegliere le cure che vuole, non esistono obblighi per cui un malato di tumore debba ricorrere per forza alla chemio validata dalla cosiddetta scienzah dei grembiulini. C’è appunto libertà di scelta, e un paziente gravemente ammalato le prova liberamente tutte pur di scampare alla morte.
L’indagine era partita dopo un’inchiesta della trasmissione “Le Iene” trasmessa il 19 novembre 2017 su Italia 1, in cui venivano segnalati casi di malati oncologici che avevano abbandonato le terapie tradizionali per quelle proposte da Alba Veronica Puddu. Nel maggio 2018 il gip Francesco Alterio aveva interdetto la donna dall’esercizio della professione medica. Ma prima ancora era stata sottoposta al procedimento disciplinare da parte dell’ordine dei medici di Nuoro. “Colpiscine uno per educarne cento!”, recita un vecchio adagio caro a chi detiene il potere. Ma quì si va oltre l’inimmaginabile: in due parole una sentenza vergognosa.
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