Un uomo di 40 anni, Cristian Angileri, con precedenti, è stato fermato dai carabinieri di Biella perché ritenuto l’autore dell’omicidio di Pietro Bello, 55 anni, scomparso nel milanese, il cui cadavere è stato rinvenuto ieri in casa del sospettato a Valle Mosso, nel Biellese, dai carabinieri del comando provinciale di Biella.
La vittima, residente a Magenta (Milano), ma originario del Casertano, si era allontanato dalla propria abitazione il 30 aprile scorso. Di lui si era occupato anche la nota trasmissione “Chi l’ha visto?”.
Scattate le ricerche in Lombardia, le indagini hanno condotto in Piemonte. Ed è a Valle Mosso che i militari della locale stazione due notti fa, in via Bacconengo, avevano rinvenuto l’autovettura Chevrolet Cruze di proprietà di Pietro Bello. Da attività info-investigative sono emersi contatti fra la vittima e Cristian Angileri.
L’uomo, da quanto accertato, sarebbe stato visto in compagnia di Bello nella serata del 30 aprile scorso, lo stesso giorno della sua scomparsa. Elemento, insieme al ritrovamento dell’auto, che ha subito indirizzato gli investigatori sulle tracce del fermato.
La svolta ieri pomeriggio, quando a seguito di una perquisizione domiciliare presso la casa del presunto assassino i militari hanno rinvenuto, nel sottotetto dell’immobile, avvolto in un telo di plastica, il cadavere dello scomparso.
Gli elementi investigativi acquisiti dai militari, coordinati dal procuratore di Biella, Mariaserena Iozzo “hanno consentito di acclarare la responsabilità dell’omicidio” in capo al quarantenne di Valle Mosso. L’uomo ha reso alcune spontanee dichiarazioni che agli occhi del magistrato e dei militari sono apparse contraddittorie, per cui è scattato il provvedimento cautelare.
Non si conosce per adesso il movente né l’esatta dinamica. I due probabilmente si conoscevano e non è escluso che i due avessero un appuntamento. Resta da capire per fare cosa. Le certezze finora sono il cadavere di Bello trovato a casa di Cristian Angileri e il fatto che la vittima sia andato con la sua auto a Valle Mosso, percorrendo da Magenta circa 100 chilometri.
La salma è stata trasportata in obitorio per l’esame autoptico che farà luce sulle cause del decesso, mentre l’uomo è stato tradotto in carcere. Per lui l’accusa è di omicidio preterintenzionale.