Era accusato insieme alla moglie di avere ucciso agli inizi di marzo Vincenzo Bontà, 45 anni e Giuseppe Vela, 53 anni. Dopo qualche mese di carcere Carlo Gregoli, non ce l’ha fatta e si è suicidato lunedì impiccandosi nel penitenziario palermitano.
Il suo legale ne aveva chiesto la scarcerazione sostenendo che Gregoli fosse depresso, ma il perito del gip lo aveva dichiarato compatibile con la detenzione.
Recentemente, a seguito di una seconda istanza di liberazione, era in osservazione in una cella dell’infermeria.
Carlo Gregoli, geometra e dipendente dei servizi cimiteriali del comune, era stato arrestato insieme alla consorte Adele Velardo il giorno dopo il duplice omicidio di Bontà e Vela consumato il 3 marzo scorso in via Falsomiele, a Palermo. Gli inquirenti avevano “chiuso” il caso dopo 24 ore visionando le telecamere di sorveglianza e ascoltando un testimone “oculare”. Appena arrestati, durante il primo interrogatorio, la coppia si era dichiarata innocenti.
In un primo momento – vista la parentela di Bontà (incensurato) con il boss di mafia ucciso nell’88, Giovanni Bontade – si pensava ad un agguato mafioso, ma le indagini hanno condotto alle presunte responsabilità della coppia di insospettabili, che aveva la passione per le armi. Il movente del duplice omicidio, secondo quanto emerse, sarebbe riconducibile ad uno “sconfinamento” di terreni.