Papa Francesco è un po’ “deluso ma sereno” ed è determinato ad “andare avanti con serenità e determinazione”. Il giorno dopo gli arresti dei presunti “corvi” della Santa Sede, fonti vaticane riassumono cosi lo stato d’animo del Pontefice che ora starebbe pensando al suo prossimo viaggio pastorale in Centrafrica e non alla fuga dei documenti riservati dal Vaticano.
Lo stesso Francesco nell’omelia per la messa celebrata in San Pietro ha sottolineato che “non bisogna preoccuparsi troppo se qualcosa in questo mondo non va per il verso giusto. Non dobbiamo inquietarci – ha raccomandato – per quello che ci manca quaggiù, ma per il tesoro di lassù, non per quello che ci serve, ma per ciò che veramente serve”.
Esortando a “essere liberi dagli affanni delle cose effimere, che passano e svaniscono nel nulla”. Sul fronte dell’inchiesta giudiziaria, , la pierre calabrese coinvolta nella fuga di documenti riservati dal Vaticano assieme al monsignore spagnolo Lucio Angel Vallejo Balda nella nuova Vatileaks, è stata nuovamente interrogata oggi dal procuratore di giustizia della Santa Sede, Gian Piero Milano. Assistita dal suo difensore, l’avvocato Giulia Bongiorno, la donna da subito aveva fornito piena collaborazione agli inquirenti ed era stata per questo rilasciata immediatamente. Il prelato resta invece in stato di arresto in una delle celle in Vaticano.
In mattinata, la donna aveva affidato una appassionata autodifesa ai social network. “Non sono un corvo, non ho tradito il Papa”, ha twittato. “Non ho mai dato un foglio a nessuno. Mai a nessuno”. E poi ancora, su Facebook: “Niente compatimenti per favore, io sono a testa alta, niente di cui vergognarmi. Non c’è niente che abbia amato e difeso più della Chiesa e del Papa. Avrei potuto stare a casa e non presentarmi in Vaticano ma come sempre ho anteposto tutto al Papa. Adesso le cose andranno a posto”, ha assicurato, ribadendo “totale fiducia negli inquirenti”.
Quanto ai documenti provenienti dall’archivio della Commissione referente e diffusi fraudolentemente, i più recenti risultano risalire ad un anno e mezzo fa.
Fotografano cioè nella sostanza la situazione che Francesco ha trovato al momento della sua elezione, il 13 marzo 2013. Una situazione alla quale il Pontefice ha iniziato a porre rimedio, con un cambiamento di passo che ha creato malumori in alcuni ambienti dai quali si vorrebbe ora accreditare l’idea di un Papa offeso dal fallimento del suo tentativo di riforma. “Non è cosi”, fanno notare fonti vaticane: tra l’altro le persone attualmente incriminate, monsignor Balda e Francesca Chaouqui, al termine del mandato della Cosea hanno lasciato l’incarico e non sono state coinvolte – a differenza degli altri membri della Commissione – nei nuovi organismi voluti proprio da Francesco nel febbraio 2014.
In serata, ai microfoni di TV2000, emittente della Cei, il segretario della Conferenza episcopale italiana, monsignor Nunzio Galantino, sulla nuova Vatileaks ha raccontato di avere avuto un colloquio con il Papa proprio mentre veniva sentita di nuovo Chaouqui. “Abbiamo parlato di altro e non di questo, ma il Papa non mi è sembrato particolarmente amareggiato”, ha fatto notare, ammettendo di ritenere personalmente che la nuova fuga di documenti “non è una débâcle per la Chiesa ma un momento bello in cui stanno emergendo le negatività e le fragilità. A qualcuno – ha concluso – fa paura una Chiesa che comincia ad essere inattaccabile su alcuni punti, che comincia ad essere credibile agli occhi anche dei non credenti e questo sta facendo perdere la ragione a qualcuno”. Da qui “alcuni attacchi assolutamente ingiustificati”.
Voci confermate all’Agi da fonti vaticane aggiungono come il Papa resti in effetti “sereno”. “Ho appena visto il Papa – scrive il sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Angelo Giovanni Becciu sul suo account Twitter – Sue parole andiamo avanti con serenità e determinazione”.