SAN SOSTI (COSENZA) – “Volevo aiutare il Santo Padre, non avere un posto in Curia”. Lo ha detto incontrando i giornalisti in Calabria, Francesca Immacolata Chaouqui, la pierre imputata nell’inchiesta “Vatileaks 2” insieme a monsignor Angel Lucio Vallejo Balda, Nicola Maio e i due giornalisti, Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi, autori di due libri che contengono le presunte “soffiate” di Chaouqui e Balda. Per i cinque accuse pesanti. Francesca Chaouqui, Balda e Maio sono sotto processo per associazione a delinquere e sottrazione e diffusione di documenti riservati mentre per i due giornalisti solo quest’ultimo capo d’imputazione.
Francesca Chaouqui sceglie San Sosti, il paese in provincia di Cosenza dove è nata 35 anni fa, per raccontare la “sua verità”, una verità “difficile” da affermare dopo “la gogna mediatica” cui è stata esposta in seguito all’arresto (e l’immediato rilascio) avvenuto agli inizi di novembre per ordine del pontefice con l’accusa di essere un “corvo” della Chiesa. Insieme a lei finì agli arresti, dietro le mura leonine monsignor Balda, dov’è attualmente detenuto. “Sono imputata – ha detto la donna – in un processo senza prove e se sarò condannata subirò una pena da innocente”.
Chaouqui non risparmia critiche alla stampa, parlando di “processo mediatico”. “Da me – ha detto – non si saprà mai nulla delle conversazioni avute con il Papa o degli atti che ho avuto e letto. Non tradirò mai il mio segreto di Stato, anche se mio figlio dovesse nascere in carcere. Non volevo un posto in Curia, così come hanno detto a Papa Francesco il giorno dopo il mio arresto”.
Chaouqui parla anche del rapporto con Vallejo Balda. “E’ vero – ammette – sono stata io a presentare i due giornalisti a monsignor Balda, ma non c’era nessun accordo per passare loro carte private. E’ stato mons. Balda a consegnare quei documenti per dimostrare che la riforma non era stata messa in pratica”.
E sulla sua nomina in Vaticano, l’esperta di pubbliche relazioni chiarisce. “Sono un’esperta in comunicazione. Il mio curriculum – dice – era idoneo, e nessun cardinale o intrigo di palazzo ha fatto sì che fossi nominata. Se tornassi indietro, anche se dovessi finire in carcere, riaccetterei senza dubbio l’incarico offertomi perché stavo contribuendo al rinnovamento del Vaticano”.