29 Marzo 2024

Tangenti in Anas. Arrestato ex presidente Regione Calabria. Il ruolo della “Dama Nera”

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Aggiornamento del 22-11-2021. L’Articolo è datato e registra la piena assoluzione di Luigi Meduri, finito in manette nel 2015 e prosciolto tre anni dopo. 

L’ex presidente della Regione Calabria ed ex sottosegretario alle Infrastrutture, Luigi Meduri é stato arrestato dalla Guardia di finanza nell’ambito di un’inchiesta della procura di Roma che ha portato all’alba, all’esecuzione di 10 ordinanze di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari.

L’indagine dei pm romani riguarda diversi episodi di presunta corruzione sugli appalti dell’Anas negli anni passati. Sono circa trecento i finanzieri impegnati nell’operazione denominata “Dama Nera”. La Guardia di finanza ha eseguito una novantina di perquisizioni in Lazio, Calabria, Puglia, Campania, Sicilia, Friuli, Toscana, Umbria, Piemonte, Veneto e Abruzzo con il supporto dei Nuclei di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza alle sedi di Bari, Arezzo, Catanzaro, Catania, Gorizia, Cosenza, Padova, Messina, Siracusa, Udine, Torino, Vercelli e Venezia.

I destinatari delle ordinanze di custodia cautelare sono cinque tra funzionari e dirigenti Anas, un avvocato, tre imprenditori e il politico del Pd.

In carcere sono andati Antonella Accroglianò (la Dama Nera), dirigente responsabile del coordinamento tecnico amministrativo di Anas Spa; Oreste De Grossi (capo del servizio incarichi tecnici della condirezione generale tecnica), Sergio Serafino Lagrotteria (dirigente area progettazione e nuove costruzioni) e i funzionari Giovanni Parlato e Antonino Ferrante.

Ai domiciliari sono finiti l’ex sottosegretario alle Infrastrutture,  Luigi Meduri; l’avvocato catanzarese Eugenio Battaglia e tre imprenditori, Concetto Logiudice Bosco, Francesco Domenico Costanzo e l’imprenditore friulano, Giuliano Vidoni. 

In tutto 31 gli indagati coinvolti in quella che, per la procura, è una “vera e propria cellula criminale”, costituita da dirigenti e funzionari “corrotti” di Anas che, abusando dei propri poteri, sono riusciti ad ottenere utilità e provviste corruttive da imprenditori, titolari di società di rilievo nazionale, in alcuni casi con l’intervento di un “colletto bianco” (l’avvocato catanzarese) e di Meduri.

I reati contestati agli indagati vanno dall’associazione per delinquere, alla corruzione fino al voto di scambio. Il gip ha disposto inoltre un sequestro per equivalente nei confronti di tutti i dipendenti pubblici per 200 mila euro.

VIDEO ARRESTI

Le ordinanze del gip sono state emesse sulla scorta degli elementi di reità acquisiti nel corso delle indagini svolte dagli uomini del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza, coordinati dalla procura di Roma.

L’Anas, in una nota stampa fa sapere “che sta attivamente collaborando alle indagini della Guardia di Finanza, dando il massimo supporto anche in qualità di parte offesa dai fatti oggetto di indagine, accaduti negli anni passati”.

Il presidente della società, Gianni Vittorio Armani, (estraneo ai fatti, ndr) “esprime piena fiducia nel lavoro della Procura di Roma, con l’auspicio che possa arrivare velocemente a fare chiarezza sui fatti ed aiutare il vertice dell’Azienda a voltare pagina. Anas si costituirà in giudizio quale parte offesa”, conclude la nota della società.

Nato a Reggio Calabria 73 anni fa, Luigi Meduri detto Gigi, è stato funzionario dello Stato e della Regione Calabria. Proviene politicamente dalla Democrazia Cristiana. Dopo Tangentopoli, aderisce al Ppi diventandone dirigente e poi consigliere e assessore regionale. Dal 1999 al 2000, diviene presidente della Regione Calabria grazie a un ribaltone al governo di centrodestra guidato da Giuseppe Nisticò.

Luigi Meduri aderisce poi alla Margherita, per sposare nel 2007 il progetto del Partito democratico di cui è attualmente membro dell’Assemblea nazionale. Candidato nel 2006 nel collegio di Locri al Senato, nelle file dell’Ulivo, Gigi Meduri non venne eletto, ma Romano Prodi, nel suo secondo governo, lo chiamò a ricoprire la carica di sottosegretario ai trasporti e alle infrastrutture. Il ministero che controlla Anas Spa.

L’INCHIESTA
Deus ex machina dei presunti illeciti era la “Dama Nera”, alias Antonella Accroglianò, classe 1961, alto dirigente dell’Anas Spa che si sarebbe resa responsabile di comportamenti “assolutamente evidenti ed inequivocabili immorali principi” che l’avrebbero ispirata nello svolgimento del suo incarico dirigenziale.

Tanto da offrire – notano gli inquirenti – in un esplicito do ut des, il suo sostegno ad un altro dipendente Anas (“…come si dice… sono una sua ammiratrice io… Una sua sponsor… spero di esserlo anche in futuro…”); ovvero a far intendere, ai sodali, i suoi illeciti propositi (“…speriamo di tenerci forte come abbiamo fatto fino ad adesso.. e di fare tutti un saltino in avanti per poterci aiutare… perché quello è poi lo scopo.. capito? che chi.. io sono stata abituata in questo modo.. chi cresce, chi fa un salto in avanti, si porta gli altri dietro.. Questa è la scuola…”), soprattutto in relazione al recente cambio del top management di Anas S.p.a.

Le conversazioni captate hanno consentito di far emergere come nel gruppo valesse la regola per la quale “…Se viaggi da solo non fai niente… chi ha cercato di viaggiare da solo, poi l’hanno azzoppato perché, poi, alla fine, non ti riconoscono più…”. Parole minacciose che venivano proferite alle persone che mugugnavano se non versavano le tangenti. Membri di “un vero e proprio sistema criminogeno” – è stato detto in conferenza stampa a Roma -. Gruppo consolidato da anni, che gestiva un “continuo flusso di corruzione” in Anas.

Secondo i magistrati romani, è Antonella Accroglianò al vertice del presunto sodalizio criminale. Una donna “con la borsa sempre aperta” dove confluivano “le buste delle mazzette”. E guai ai suoi collaboratori se non riuscivano a “portare risultati” dagli incontri con gli imprenditori. “Li trattava male”, ha detto il procuratore capo Giuseppe Pignatone.

I protagonisti, sottolineano gli inquirenti, utilizzavano un linguaggio criptico  nel descrivere le dazioni di denaro, definite alternativamente “libri”, “topolini” o “medicinali o antinfiammatori”.

Il gruppo ha visto la fattiva compartecipazione di ulteriori dirigenti dell’azienda pubblica, come Oreste De Grossi (dirigente responsabile del servizio incarichi tecnici della condirezione generale tecnica), Sergio Serafino Lagrotteria (dirigente area progettazione e nuove costruzioni) nonché di funzionari “di rango minore”, come Giovanni Parlato e Antonino Ferrante, tutti oggi destinatari di provvedimento restrittivo in carcere.

La condotta illecita si è concretizzata nello sblocco di contenziosi in essere con l’Anas, nella velocizzazione delle pratiche inerenti i relativi pagamenti, nella disapplicazione di penali ed, ancora, nel favorire l’ottenimento di fondi illecitamente maggiorati.

In altri termini, le investigazioni hanno consentito di accertare come i dipendenti pubblici si siano esclusivamente occupati di curare e favorire l’interesse particolare di imprenditori con cui, per ragioni d’ufficio, si interfacciavano, a completo discapito dell’interesse generale, riguardante la corretta edificazione di opere pubbliche strategiche per la collettività.

Ad ora, gli autori degli episodi di presunta corruzione, nei confronti dei pubblici ufficiali, sono Concetto Albino Bosco Lo Giudice e Francesco Domenico Costanzo, noti imprenditori di origini catanesi, oggi destinatari di provvedimento restrittivo, a cui sono riferibili le società di rilievo nazionale Tecnis spa e Cogip infrastrutture spa, entrambe con sede legale a Tremestieri Etneo.

E ancora Giuliano Vidoni, anch’egli destinatario di provvedimento restrittivo e titolare della Vidoni spa, con sede legale a Travagnacco. E ancora Francesca e Girolamo De Sanctis della De Sanctis costruzioni spa, con sede legale a Roma, destinatari di avviso di garanzia e infine Giuseppe Ricciardello, titolare della Ricciardello costruzioni SRL, con sede legale a Roma, destinatario di avviso di garanzia.

Pienamente coinvolto nell’illecito rapporto di corruttela è appunto Luigi Meduri, post oggi ai domiciliari. Secondo la Guardia di Finanza Meduri era “oscuro faccendiere che, da un lato, ha sostenuto le illecite richieste degli imprenditori e dall’altro, si è interessato per la corresponsione di indebite provviste di denaro da parte di questi ultimi in favore dei dipendenti pubblici investigati ed ha anche richiesto alla Dama Nera l’assunzione e/o la riconferma dell’impiego in Anas di due geometri di suo diretto interesse”.


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