Sarebbe stata ritrovata la seconda scatola nera dell’aereo A320 Germanwings precipitato sulle Alpi francesi. Lo ha reso noto il procuratore di Marsiglia, Brice Robin, che indaga sul disastro aereo del 24 marzo scorso. Un incidente che si tinge sempre più di giallo. Il giorno dopo il crash era stata diffusa la notizia che era stata ritrovata una sola scatola nera. Il 25 marzo il Bea riferisce che i dati di questa boîte noire “sono inutilizzabili”.
Nel pomeriggio dello stesso giorno tutti i giornali del mondo scrivono del ritrovamento della seconda scatola nera, quella che ufficialmente viene scoperta giovedi 2 aprile, cioè oggi. La sera del 25 marzo, Robin smentisce il ritrovamento di una seconda scatola nera. Misteri che nessuno sa spiegare e che forse sono conditi da qualche contraddizione di troppo.
A cominciare dalla presunta “verità” che sembra cucita su misura al copilota Andreas Lubitz (impossibilitato a difendersi), fino al giorno prima ritenuto pilota impeccabile, diventato un “mostro” nel giro di poche ore. Da quando, cioè, la procura di Marsiglia diffonde il “contenuto” della prima scatola nera (quella prima “inutilizzabile”).
“E’ stato il copilota con un gesto suicida deliberato”, ha detto Robin. Giorno 25, il giorno prima che il New York Times facesse lo “scoop” sul pilota rimasto fuori dalla cabina, il Bea (Bureau d’Enquêtes et d’Analyses) agenzia cui compete l’analisi per la sicurezza dell’aviazione civile francese, riferiva di aver sentito da questo file audio “inutilizzabile” un “rumore terribile che copre tutto, un rumore riconducibile al tipico fruscio dell’A320. Non si odono voci”.
Due giorni dopo, il 27 marzo, il procuratore di Marsiglia aggiunge particolari: “Si sente con chiarezza il comandante (di cui finora sappiamo solo il nome: Patrick Sondenheimer, l’eroe senza volto. Infatti non esiste una foto, ndr) urlare al copilota di aprire la porta”. Addirittura viene riferito che è stata captata la “respirazione regolare del copilota”, smentendo il Bea che aveva detto che non si distingueva nulla. Contraddizioni che emergono dalle ricostruzioni dei francesi. Appena fatto il nome di Andreas Lubitz polizia e Servizi segreti scavano nel suo passato e viene fuori che in realtà il ragazzo era un pazzo da tenere legato in un manicomio criminale, altro che dargli la cloche di un Airbus.
La prima cosa venuta a “galla” è che, come centinaia di milioni di persone nel mondo, Lubitz era un “depresso”. Le autorità setacciano le sue abitazioni dove vengono trovati certificati sulla sua presunta malattia. “Aveva nascosto la sua depressione alla Lufthansa”, diranno da Marsiglia alla Germania. Versione smentita dalla compagnia per cui il pilota aveva superato tutti i test psico-fisici. Anche la clinica tedesca smentirà: “Lubitz era in cura da noi ma non per depressione”, aveva affermato il direttore.
Ancora contraddizioni che si cumulano a quelle dei giorni successivi fino alle notizie di giovedi secondo cui, udite udite, il pilota “kamikaze”, con 630 ore di volo alle spalle, aveva fatto ricerche Google su come suicidarsi (sic!), pur avendo avuto centinaia di occasioni per farlo e non solo il 24 marzo. Poteva suicidarsi il giorno prima all’andata Dusseldorf – Barcellona, facendo la stessa tratta o nei giorni precedenti. Ma forse il comandante “eroe” senza volto, in tutti questi viaggi non era riuscito ad andare in bagno…
Ricerche che i Servizi avrebbero estrapolato dalla cronologia di navigazione del browser web del tablet di Lubitz, su cui fra poco torneremo. Per avvalorare l’ipotesi del suicidio le autorità o chi ha ispezionato i computer di Lubitz, svelano che il pilota non solo aveva fatto ricerche su come suicidarsi, ma anche approfondito sul funzionamento delle porte blindate degli aerei. Come se i piloti e i membri dell’equipaggio di tutte le compagnie del mondo ignorassero il funzionamento del portoncino blindato del cockpit. Svelato questo inquetante e macabro retropensiero, le autorità dichiarano urbi et orbi: “Eccolo, è lui, abbiamo le prove”. Non solo, il giorno dopo, il 3 aprile, il “castello accusatorio” viene rafforzato adducendo l’elemento che fa la differenza: il “cinico criminale” avrebbe accelerato sul “pedale” dell’Airbus per essere sicuro che la sua missione suicida andasse in porto. Roba da non credere…
Le prove? Tornando al tablet, Secondo Piano News ha fatto una piccola “manipolazione” sulla cronologia del browser internet. Un test che tutti possono fare. Impostando una data retroattiva sul dispositivo è possibile far comparire una ricerca svolta oggi 2 aprile in una data diversa, nel nostro caso al 23 marzo 2015, un giorno prima dell’incidente.
Come evidenziato dagli screenshot, ricercando la parola “Selbstmord” (in tedesco suicidio) il browser “stampa” il 23 marzo la ricerca fatta il 2 aprile. Cioè 10 giorni prima. Cercando ad esempio il quotidiano tedesco Bild, la cronologia restituisce il ritrovamento della seconda scatola nera di oggi 2 aprile ma con data “lunedi 23 marzo 2015”. Una simulazione riuscita che lascia molto stupiti…Se è riuscita a noi sarà riuscita anche ad altri…?
Manipolazioni? Restando prudenti, ci sono comunque “indizi” a sufficienza per pensare che la ricostruzione “reale” del disastro può essere un’altra rispetto a quella fornita finora. Forse un depistaggio come avvenuto con l’MH370 e prim’ancora con Ustica? E’ ancora presto per presumerlo.
Del Germanwings mancano i file audio della prima scatola nera, ma anche questi – come è stato dimostrato sul web – è possibile manipolarli, cosi come falso è ritenuto il presunto video girato a bordo del Germanwings da un passeggero che avrebbe ripreso le scene di panico alcuni minuti prima dello schianto. Un video il cui contenuto è stato trascritto e pubblicato da due quotidiani tedeschi e bollato come “falso”, sebbene i giornalisti di Paris Match e Bild giurano di averlo visionato. Un falso che alimenta i dubbi sull’intera indagine e getta ombre su molti media ritenuti autorevoli. Oltretutto non quadrerebbe con la dichiarazione del procuratore di Marsiglia che aveva detto: “I passeggeri non si sono accorti di nulla. Solo negli ultimi secondi prima del crash si sentono delle urla”.
Scrive l’agenzia Ansa: Esiste davvero un video degli ultimi istanti di volo dell’A320 caduto la scorsa settimana sulle Alpi? Com’è possibile che dei giornalisti l’abbiano visto mentre gendarmi e giudici non ne sanno nulla? Il giorno dopo la rivelazione da parte di Paris Match e Bild del contenuto di una presunta registrazione degli attimi prima dello schianto del volo Barcellona-Dusseldorf di Germanwings, lo stupore lascia il posto a interrogativi e accuse reciproche.
Gli inquirenti francesi si sono subito mostrati molto scettici sull’autenticità del video. Le informazioni diffuse dalle due testate, ha detto alla Cnn il tenente colonnello della gendarmeria Jean-Marc Menichini, sono “totalmente false” e “infondate”, perché i dati contenuti nei telefoni cellulari rinvenuti sul luogo dell’incidente “non sono ancora stati esaminati”.
Le carte Sim ed eventuali schede di memoria, ha spiegato, devono essere inviate a un laboratorio specializzato, l’Istituto di ricerca criminale della gendarmeria nazionale di Rosny-sous-Bois, per l’estrazione e l’analisi dei dati. Dubbioso anche il procuratore di Marsiglia, Brice Robin, secondo cui “allo stato attuale delle indagini non esistono video dell’incidente”, per quanto risulta alle autorità. “Nell’ipotesi in cui una persona disponga di un video del genere – ha aggiunto – ha il dovere di consegnarlo senza indugi agli inquirenti perché faccia parte dell’inchiesta”.
In serata viene diffusa la foto della seconda scatola nera. Come appare dall’immagine è totalmente irriconoscibile. Robin afferma che è annerita dal fuoco sebbene di fuoco non se n’è visto. Forse i dati sono recuperabili.
E’ singolare che essendo l’una accanto all’altra in coda all’aereo, la prima scatola nera risulta ammaccata e l’altra come se fosse stata calata nell’acido, deformata. Pensare che si sia sciolta per il calore appare improbabile dal momento che l’aereo non è andato a fuoco ma si è disintegrato. Almeno a guardare le immagini rese pubbliche.
In questo dramma le contraddizioni (e i possibili depistaggi) sembrano al momento superiori alle certezze. Non si conosce cos’altro verrà in futuro rivelato all’opinione pubblica sul “criminale” Lubitz. Probabilmente presto si scoprirà che il copilota era un pedofilo pervertito o magari un simpatizzante dei nazisti visto che era “evidentemente ariano”. [Update 3 aprile 2015]