Matteo Renzi ce l’ha fatta. L’Italicum, la riforma della legge elettorale, è legge grazie al voto definitivo di lunedì pomeriggio nell’aula di Montecitorio. Gli italiani non andranno più a votare con il cosiddetto “Porcellum” ma con la legge fortemente voluta dal segretario Pd e premier, Matteo Renzi. La nuova norma entrerà in vigore a luglio 2016.
Il governo ha passato con successo la prova più dura, quella dell’incognita del voto segreto e con le opposizioni sull’Aventino. Alla fine, però, la Camera ha approvato il provvedimento con a scrutinio segreto: 334 i sono stati i “Sì” e 61 i “No”. Le opposizioni unite sono uscite dall’Aula al momento del voto. Diversi esponenti della minoranza Pd hanno votato no.
Ci hanno detto “non ce la farete mai”. Si erano sbagliati, ce l’abbiamo fatta! Coraggio Italia, è #lavoltabuona
— maria elena boschi (@meb) 4 Maggio 2015
Il premier ricorda che “l’impegno è stato mantenuto”, anche a fronte di chi, nei mesi scorsi “tifava” affinché il governo non ce la facesse ad approvare una delle leggi principe che Renzi aveva in testa. In mattinata, alla Borsa di Milano il premier aveva ribadito i benefici dell’Italicum, norma che “ha un grande elemento di chiarezza: per cinque anni sarà chiaro il governo, chi vince. Ci sarà un sistema nel quale il nostro Paese potrà finalmente essere punto di riferimento per stabilità politica”.
Impegno mantenuto, promessa rispettata. L’Italia ha bisogno di chi non dice sempre no. Avanti, con umiltà e coraggio. È #lavoltabuona
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 4 Maggio 2015
“Oggi diamo valore alla nostra coerenza, così da dare risposte agli impegni presi”, ha detto il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini, annunciando in Aula il sì del Partito democratico all’Italicum.
I parlamentari di Forza Italia, Sel, Lega e FdI sono usciti in Transatlantico, durante la dichiarazione di voto del vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini. Durante il voto finale tutte le opposizioni, ad eccezione di alcuni deputati sono rimasti fuori dall’emiciclo. Lo ha fatto in massa anche il Movimento 5 Stelle che preferiva il voto palese al segreto per mettere Renzi in difficoltà sui numeri. Ma se fosse stato a “scrutinio segreto”, anche loro sarebbero usciti dall’aula.
“Non stiamo qui a schiacciare il pulsante rosso. Siamo obbligati a uscire dal voto segreto. Così vedremo come se la cava il presidente del Consiglio con i numeri”, aveva detto Danilo Toninelli di M5S annunciando appunto che il suo gruppo lascerà l’Aula al voto finale sulla legge elettorale. Toninelli, nel caso del varo dell’Italcum aveva annunciato un referendum abrogativo.
FORZA ITALIA: “UNA VIOLENZA”
Il capogruppo di Fi Renato Brunetta ha definito questa giornata “una violenza che Renzi e il suo governo, la sua maggioranza infliggono al Parlamento e all’intero paese”. “Si approvano, tentano di approvare, una riforma elettorale senza partecipazione alcuna da parte del resto del Parlamento. Lo fanno con colpi di maggioranza tra l’altro dichiarata incostituzionale dalla corte. Ricordiamo i 130 deputati del Pd dichiarati incostituzionali dalla sentenza della Corte di un anno e mezzo fa. Lo fanno grazie ai voti di fiducia, – dice ancora Brunetta – che hanno imposto la cancellazione di tutti gli emendamenti, insomma una violenza continua al Parlamento e alle regole del gioco della democrazia. Per questo noi non parteciperemo a questa giornata che consideriamo infausta e lasciamo al Partito democratico tutte le sue contraddizione, di chi è a favore, di chi è contro, di chi si astiene, di chi partecipa, di chi non partecipa”.
L’esecutivo, nonostante i tentativi di mediazione “migliorativi” della minoranza Pd, porta a casa un risultato definito “storico” dai renziani. La norma approvata oggi sostituisce la legge n. 270 del 21 dicembre 2005, il cosiddetto “Porcellum” scritto dal leghista Calderoli. Per molti anni è stato auspicata una riforma che restituisse voce ai cittadini nella scelta dei parlamentari in modo da non farli nominare dalle segreterie dei partiti, ma non si è mai arrivati a una intesa concreta tra i partiti. L’Italicum, prevede solo i capilista “bloccati”, mentre tutti gli altri dovranno sottoporsi alla volontà popolare. La legge, ha affermato Renzi, garantisce “stabilità politica”.
Ora parte la “resa dei conti” nel partito democratico con la minoranza dem che rimane sempre più isolata e la maggioranza di fede renziana che nei corridoi di palazzo manifesta la volontà di non mettere più Bersani&CO. in condizioni di nuocere al “governo del cambiamento”.