Il Pd è sempre più a un passo dalla scissione. Ieri giornata ad altissima tensione tra renziani e minoranza dem con posizioni divergenti e minacce di rotture. Da più parti sono giunti appelli a restare “uniti” ma il desiderio di staccarsi da un partito “moderato”, è forte per chi come D’Alema, Speranza e Bersani vorrebbero un partito a trazione “sinistra”. Anime troppo distanti tra loro per coabitare nello stesso “corpo”.
Durante la riunione della minoranza dem di ieri si sono registrati toni da ultimatum dei tre sfidanti alla segreteria, Emiliano, Rossi e Speranza, i quali hanno fatto andare su tutte le furie Matteo Renzi e i suoi. “Voglio evitare qualsiasi scissione ma il dubbio è che si voglia comunque rompere”, aveva detto l’ex premier al Corriere.
Il vicesegretario Guerini ha detto per tutti che gli “ultimatum non sono ricevibili”. Sabato il presidente della Puglia ha fatto sapere di aver convinto Renzi a desistere e a votare nel 2018. “Primarie a ottobre, così niente scissione”. Ma pare che l’ex premier sia orientato a resistere dall’offensiva “minacciosa” della minoranza comunista.
Oggi all’assemblea nazionale lo strappo tra le due “anime” potrebbe consumarsi. Ci sono tuttigli elementi. Renzi, se le acque tornano a calmarsi, potrebbe dimettersi e convocare il congresso. Bisogna capire cosa succede durante l’assemblea che si annuncia rovente. Dalla sua l’ex premier ha il 65 percento dei componenti.
La minoranza, con i suoi tre sfidanti contro Renzi, appare a sua volta divisa tra le correnti di Michele Emiliano, Enrico Rossi e Roberto Speranza. Manca il collante (l’unico finora è l’antirenzismo) in una sinistra che storicamente è sempre stata “scissionista”. Basti rileggere la storia dal Pci in poi per rendersi conto dei mille rivoli politici che sono affiorati nel corso degli ultimi vent’anni. Uniti solo per stare contro qualcosa o qualcuno: prima Berlusconi, oggi Renzi.
La “fusione a freddo” tra Ds e Margherita, ossia tra ex comunisti ed ex democristiani ha dato la falsa illusione di poter coabitare nella stessa casa in cui le differenze si sono subito mostrate spaziali. Per molti la scissione sarebbe una “sciagura”, per molti altri sarebbe invece utile a far chiarezza una volta per tutte. Per dire, “l’acqua santa” stia dove deve stare. Poi le urne diranno chi sono i più forti.