“In questa vicenda non c’è nulla di vero, mi sento vittima di una strumentalizzazione legata ad una aspra contesa, tutta di natura politica”. E’ questo lo sfogo di Alfredo Romeo, parlando con i suoi difensori, dal carcere di Regina Coeli dove è detenuto dal primo marzo scorso per l’accusa di corruzione nell’inchiesta sugli appalti Consip.
In queste ore l’avvocato napoletano, assieme ai suoi legali, sta leggendo le carte dell’inchiesta in vista dell’interrogatorio di garanzia fissato per lunedì mattina davanti al gip Gaspare Sturzo e al pm Mario Palazzo, titolare dell’indagine giunta a Roma per competenza territoriale. Romeo è detenuto in una cella assieme ad un’altra persona.
Prosegue l’attività istruttoria della procura di Roma sulla vicenda Consip. Forse già nei primi giorni della prossima settimana verrà sentito a piazzale Clodio, come persone informata sui fatti, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Al centro dell’audizione alcuni Sms che l’esponente del Pd scambiò con il ministro Luca Lotti, indagato per rivelazione di segreto, nei quali si sarebbe fatto riferimento a Carlo Russo, imprenditore amico di Tiziano Renzi e ritenuto da chi indaga punto di contatto tra Alfredo Romeo e il padre dell’ex premier.
Marroni: molti chiedono favori, non mi dimetto – “Capita che ti chiedano un favore, io di solito faccio finta di prendere un appunto e poi lo butto via. L’importante è non superare quella linea che ti porta a compiere un illecito. Io non l’ho mai fatto, nessuno mi accusa di averlo fatto”. Lo afferma l’amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni, in un’intervista al Corriere della Sera e in in colloquio con il Sole 24 Ore, ribadendo di non avere motivi per dimettersi.
Sull’aver incontrato Tiziano Renzi, “non siamo monaci tibetani che passano le giornate a curare i fiori di loto. Siamo persone che vivono nel mondo. Conosco tante persone, e da quando sono qui non ho smesso di incontrarle, anche perché non vedrei più nessuno”, dichiara Marroni, che sulla possibilità di dimissioni commenta: “Perché dovrei dimettermi, per avere fatto bene il mio lavoro? Per aver fatto risparmiare allo Stato, con le nostre gare, 3 miliardi di euro?”.
In merito alla gara oggetto dell’inchiesta, “stiamo facendo i dovuti controlli legali per capire se ci sono gli estremi per fermare le procedure. C’è un pool di avvocati al lavoro”, spiega Marroni. In futuro, annuncia, “Le gare diventeranno più piccole e mirate, aumenteremo ancora di più la divisione dei poteri interni. L’azienda è sana ma se poi un dirigente, fuori dall’orario d’ ufficio, parla con un fornitore per aiutarlo in una gara, su quello io cosa posso fare?”. (Ansa)