Le elezioni di primavera si terranno domenica 31 maggio 2015. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri nella seduta del 12 marzo 2015. Sono 7 regioni e 1089 Comuni che andranno al voto per il rinnovo dei Consigli regionali e comunali, nonché per l’elezione diretta dei governatori e dei sindaci.
Sarà “Election Day”, ossia si voterà nella stessa giornata di domenica. Questa, secondo il governo, consentirà un risparmio di circa 100 milioni. La data unica per rinnovare i consigli regionali e comunali era previsto da un emendamento alla legge di stabilità approvato in commissione bilancio.
Nelle Regioni, quattro attuali governatori sono in corsa per la ricorferma: Stefano Caldoro (centrodestra) in Campania, Enrico Rossi (Pd) in Toscana, Catiuscia Marini (Pd) in Umbria e Luca Zaia (Lega Nord) in Veneto. Si vota anche nelle Marche, in Liguria e in Puglia.
“Noi siamo d’accordo” sull’election day, ha detto il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi: “Si va a maggio e questo ci consente anche di lavorare su alcuni temi importanti con maggiore approfondimento: noi siamo intenzionati a portare la riforma sanitaria presto, a discuterla e ad approvarla in questa legislatura. Dobbiamo approvare il piano del paesaggio, abbiamo da fare la legge sulle cave e da proporre al Consiglio il riordino istituzionale. Queste sono le cose più importanti. Se andiamo fino a maggio, abbiamo ancora tre mesi pieni di lavoro che dobbiamo bene utilizzare”.
In Veneto lo slittamento della data delle elezioni regionali e comunali non mette d’accordo Alessandra Moretti, sfidante per il centrosinistra, con il governatore uscente Luca Zaia, ricandidato dalla Lega. “Tutto come da copione. La paura di andare al voto fa allungare al governo la campagna elettorale – ha detto Zaia – per quanto mi riguarda nessun problema, ma resta comunque scandaloso che una città come Venezia subisca un commissariamento record di quasi un anno. Questa è la prova provata del bene che il governo vuole al Veneto”. Il Veneto “dovrà aspettare qualche mese in più per cambiare verso davvero. Il Governo ha fatto bene a promuovere l’election day. Noi continueremo fino all’ultimo giorno utile con lo stesso entusiasmo. Non avremo un giorno di stanchezza. Il ritorno del Veneto a casa merita tutti i nostri sforzi”.
L’europarlamentare vicentina Moretti (che alle europee raccolse 230mila voti) ha vinto il 30 novembre le primarie del centrosinistra battendo l’on. Simonetta Rubinato, trevigiana e il capogruppo Idv in Consiglio regionale Antonio Pipitone. Il totale dei votanti ha sfiorato i 40 mila. Il M5S ha già archiviato le “regionarie” svolte in rete tra 107 attivisti “autocandidati”, nelle quali ha prevalso una 25enne di Chioggia, Erika Baldin, con 307 preferenze.
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In Liguria l’election day “non influirà sulle primarie perché ormai sono fissate per l’11 gennaio e quindi le svolgeremo, siamo in piena attività, non si può fermare un treno in corsa”, ha commentato Raffaella Paita, uno dei candidati alle primarie del Pd per la presidenza della giunta regionale ligure. “Una cosa che viene bene al Paese e anche a noi, perché ci dà un po’ di tempo per gestire la fase successiva, ma sulle primarie non avrà conseguenze. Avremo anche il tempo per poter cambiare la legge elettorale”.
Per l’altro candidato delle primarie, Sergio Cofferati l’election day “è un’ottima cosa in ottica spending. Anzi finalmente abbiamo una data certa. Le primarie che si terranno a gennaio? Il percorso ligure non cambierà, non c’è alcuna ragione per modificare ciò che è già stato deciso”. Cofferati poi perderà le primarie…
Il governatore delle Marche, Gian Mario Spacca, è soddisfatto per lo slittamento del voto. “La definizione della data di maggio è positiva perché chiarisce in modo scandito l’orizzonte temporale per le prossime consultazioni regionali. Si potrebbe dire in questo caso – ha proseguito – che il ‘tempo sarà galantuomo’ perché farà emergere probabilmente un confronto più riflessivo e maggiormente alla ricerca della formula di governo più adeguata per dare una risposta concreta ai problemi della comunità marchigiana, liberando il dibattito dalle incrostazioni più polemiche e dagli interessi di breve respiro”.
“Giusta” per il presidente Spacca anche la scelta dell’election day “per risparmiare risorse che potranno essere utilizzate in servizi ai cittadini”. Nelle Marche la situazione delle candidature è ancora nebulosa: Spacca (che vorrebbe correre per il terzo mandato) ha fondato con il presidente dell’Assemblea legislativa Vittoriano Solazzi il partito di Marche 2020; il Pd si oppone al terzo mandato ma non ha ancora individuato un candidato unitario, in assenza del quale dovrebbe indire le primarie. Il centrodestra si concentra per ora sul programma, e aspetta le mosse di Marche 2020. In Campania appare scontato che il centrodestra punti su Caldoro, anche se lui non ha ancora sciolto la riserva.
L’attuale governatore chiede unità e che i partiti alleati prendano impegni precisi riguardanti la riforma delle Regioni. Sul fronte opposto, lo slittamento delle elezioni regionali non sembra per ora mutare gli scenari per il Pd che l’11 gennaio terrà le primarie di coalizione. Dall’entourage dei due principali candidati alle primarie, Andrea Cozzolino e Vincenzo De Luca, si apprende infatti che la campagna elettorale per le primarie continua senza alcuna variazione rispetto al calendario previsto.
Per il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Puglia, il segretario regionale del Pd, Michele Emiliano, l’election day è un’opportunità per scrivere in maniera più approfondita il programma con il coinvolgimento di tutti i cittadini. Avremo la possibilità di condurre al meglio questo lavoro, allargando il più possibile la partecipazione e il coinvolgimento dei territori sui contenuti”.
In tutto gli italiani che andranno alle urne saranno poco più di 17 milioni di elettori, il cui voto, inevitabilmente, verrà letto in termini di tenuta degli schieramenti e delle alleanze politiche a livello nazionale. Saranno un test anche per il Governo.
Domenica 31 maggio, giornata destinata ad essere Election Day, si voterà anche per il rinnovo di consigli e sindaci di 1.089 Comuni (il 13,5% del totale dei comuni italiani), tra cui 18 città capoluogo (di cui 2 con meno di 15.000 abitanti), guidate idealmente da Venezia, in mano al commissario dopo lo scioglimento del comune in seguito alle dimissioni del sindaco di centrosinistra Giorgio Orsoni per il suo coinvolgimento nell’inchiesta sul Mose. Gli altri comuni capoluogo chiamati al rinnovo sono: Enna, Agrigento, Vibo Valentia, Matera, Andria, Chieti, Macerata, Arezzo, Rovigo, Trento, Bolzano, Mantova, Lecco, Aosta, Nuoro, Sanluri, Tempio Pausania.