In Italia, la media dei pazienti affetti da Diabete deceduti perché colpiti anche dall’infezione Covid si attesta oltre il 31 percento, secondo stime dell’Iss; al secondo posto dopo le malattie cardiovascolari che detengono il primato come patologie pregresse concause con il covid. Un dato che si somma all’oltre 10% dei pazienti deceduti con obesità.
Dall’inizio dell’emergenza sanitaria sono stati sospesi in Italia, così come in altri paesi nel mondo, tutti i trattamenti chirurgici sui pazienti affetti da Diabete di tipo 2 e grave obesità, che vengono trattati con la chirurgia bariatrica ideata dal Professore calabrese Francesco Rubino, direttore della prima cattedra al mondo alla King’s College di Londra. Trattamenti già programmati e sospesi perché non ritenuti urgenti. Ma il dato di pazienti affetti da diabete e obesità deceduti con il virus, spinge gli esperti a dichiarare alto il rischio di altri possibili decessi se non si interviene in tempo.
Secondo gli esperti, infatti, ritardare il trattamento chirurgico potrebbe esporre questi pazienti a un rischio maggiore di complicazioni o mortalità causate sia da diabete e obesità che da Covid-19. Questo rischio è contemplato nelle nuove linee guida internazionali che identificano pazienti con maggiore necessità di interventi di chirurgia bariatrica e metabolica.
Le raccomandazioni, pubblicate l’altro giorno su The Lancet Diabetes & Endocrinology da esperti del Vertice pluridisciplinare per la chirurgia del diabete (Diabetes Surgery Summit -DSS), guidato dal professor Rubino, descrivono i candidati chirurgici maggiormente esposti al rischio di morbilità e mortalità per diabete di tipo 2 o per obesità grave, per i quali la terapia chirurgica tempestiva può essere salvavita.
La chirurgia bariatrica e metabolica, utilizzata per trattare il diabete e l’obesità di tipo 2, è stata sospesa durante la fase acuta della pandemia, per far posto ai numerosi pazienti con Covid-19 e per ridurre i rischi di infezione tra pazienti e personale.
Tuttavia, avvertono gli esperti che il ritardo delle operazioni potrebbe aumentare i rischi di complicanze serie e di mortalità per i pazienti in attesa di intervento. Il professor Francesco Rubino, che è anche chirurgo al King’s College Hospital, ha dichiarato che “in questi tempi in cui l’accesso ai servizi ospedalieri è necessariamente limitato, i pazienti con più alto rischio di sviluppare complicanze se non trattati tempestivamente devono essere identificati con criteri clinici adeguati e avere accesso tempestivo alle cure di cui hanno bisogno”
“L’errata concezione – purtroppo diffusa – che la chirurgia bariatrica sia “l’ultima risorsa”, il diffuso stigma dell’obesità e l’inadeguatezza dei criteri di selezione dei pazienti possono penalizzare i candidati al trattamento chirurgico di obesità e diabete.”, aggiunge il Prof. Rubino.
“Le pur necessarie politiche di distanziamento fisico potrebbero inoltre limitare l’aderenza a uno stile di vita sano, peggiorando la salute dei pazienti candidati ad intervento chirurgico.
Rispetto ai trattamenti non chirurgici, la chirurgia bariatrica e metabolica garantisce una maggiore perdita di peso a lungo termine, una riduzione del rischio cardiovascolare, la remissione del diabete in molti casi e può anche migliorare la sopravvivenza a distanza”.
“Inoltre, il trattamento chirurgico del diabete può migliorare drasticamente e rapidamente condizioni come l’obesità, severa, il diabete e l’ipertensione, condizioni che possono aumentare il rischio di gravi complicazioni del Covid-19. Il trattamento tempestivo renderebbe quindi questi pazienti meno vulnerabili durante future recrudescenze della epidemia”.
Il professor Paul Zimmet, dell’Università “Monash” di Melbourne Australia, presidente onorario della Federazione Internazionale del Diabete e co-autore dello studio, ha dichiarato: “Queste operazioni sono chiamate “elettive” perché possono essere programmate in anticipo, non perché il trattamento che forniscono è meno necessario. La chirurgia metabolica è un trattamento potenzialmente salvavita per determinate persone obese affette da diabete di tipo 2.”
Condizioni che secondo gli esperti richiedono l’accesso alle cure chirurgiche entro 90 giorni:
Rischio elevato di complicazioni da diabete, quali malattie cardiovascolari o insufficienza renale
Diabete di tipo 2 in persone obese che richiede uso di insulina. Scarso controllo dei livelli di zuccheri nel sangue nonostante l’assunzione di più di due medicinali anti-diabete
Forme gravi di obesità (BMI >60 “Body Mass Index – Indice di massa corporea, ndr”).
Forme di obesità severa ma meno grave (BMI >40) in presenza di almeno tre co-patologie associate alla obesità, quali disfunzioni epatiche, respiratorie, renali o cardiache.
Necessità di perdita di peso e/o di miglioramento metabolico per facilitare altri trattamenti urgenti, come i trapianti di organi.
L’accesso standard alla chirurgia bariatrica e metabolica può essere invece riservato ai pazienti che più difficilmente andrebbero incontro a deterioramento entro 6 mesi, ma questi pazienti devono essere sottoposti ad appropriati trattamenti farmacologici e a interventi sullo stile di vita per mantenere un controllo ottimale e ritardare la progressione della malattia.
Il gruppo di esperti raccomanda inoltre di effettuare uno screening COVID-19 obbligatorio per tutti i pazienti che prevedono la chirurgia metabolica. Nonostante il rischio teorico più elevato di contagio per il personale, lo studio ha rilevato che la chirurgia laparoscopica (mini-invasiva) rimane l’approccio migliore, ma si devono utilizzare adeguati dispositivi di protezione individuale per chirurghi e operatori sanitari.