La strage di Manchester è stata preparata meticolosamente e covata per un anno nella mente di Salman Abedi: il 22enne figlio di ex rifugiati politici libici in Gran Bretagna che lunedì si è fatto esplodere all’uscita del concerto d’Ariana Grande, all’Arena della città, uccidendo 22 persone (7 i bambini), ferendone decine e, tra questi, alcuni sono in fin di vita.
Le indagini non sono ancora riuscite a giungere a tutti i componenti della cellula che si presume abbia agito, ma sembrano aggiungere un tassello ogni giorno che passa. E da mesi era stato affittato l’appartamento individuato come covo e luogo d’assemblaggio dell’ordigno fatale: una cosiddetta bomba all’acetone, imbottita di Tatp, esplosivo instabile, ma micidiale conosciuto come “la madre di Satana” e divenuto atroce “biglietto da visita”, da Parigi a Bruxelles, delle missioni assassine di molti seguaci e simpatizzanti dell’Isis.
Quello stesso Isis che giusto oggi è tornato a farsi sentire in un appello alla “guerra totale in Europa” rivolto agli adepti in occasione del Ramadan. Non senza parole di lode per il massacro in Inghilterra: indicato ad esempio di “lavoro” ben fatto ed “efficace” contro un obiettivo, “i cosiddetti innocenti e civili”, rivendicato come meritevole di “ricompensa” da parte di Allah dopo “il martirio”.
Intanto, gli arresti per la strage di Manchester sono in tutto una decina, ma una donna di 34 anni e un ragazzo di 16 sono stati poi rilasciati senza accuse. Sotto chiave restano dunque 8 uomini, d’età compresa fra i 38 e i 18 anni, incluso un fratello maggiore di Salman Abedi, Ismail.