
Venti persone sono state rinviate a giudizio dal gip di Roma in un filone dell’inchiesta su Mafia Capitale. Sono accusate di associazione a delinquere, turbativa d’asta, falso e truffa ai danni del Comune. L’inchiesta è relativa al blitz della Guardia di Finanza del 9 giugno 2015 in cui furono arrestate sei persone.
Tra gli appalti al centro dell’indagine figura anche quello dei lavori per 2,5 milioni di euro della sala Giulio Cesare, l’aula consiliare del Campidoglio. I pm ipotizzano appalti truccati che riguardano “opere di restauro delle superfici decorate e opere impiantistiche” dell’aula del consiglio comunale romano, gare risalenti al 2010.
Nella vicenda sono coinvolti l’imprenditore Fabrizio Amore e Maurizio Anastasi, ex responsabile della Sovrintendenza capitolina. Il processo è stato fissato per il prossimo 2 marzo davanti alla davanti ai giudici della IV sezione penale. Il Comune si è detto disponibile a costituirsi parte civile.
L’imprenditore Amore sarebbe il collegamento con la maxinchiesta sul “mondo di mezzo”: nel giugno del 2015, nell’ambito della seconda tranche di arresti per Mafia Capitale, venne perquisito perché accusato, in qualità di responsabile della cooperativa “Progetto Recupero”, di aver turbato la gara per l’accoglienza di 580 persone, in concorso con il ras delle cooperative Salvatore Buzzi e Massimo Carminati. Per queste accuse nei giorni scorsi la Procura ha chiesto l’archiviazione per Amore, indagato per trasferimento fraudolento di valori.
Secondo l’accusa, Fabrizio Amore era così sicuro di vincere la gara per i lavori all’Aula Giulio Cesare tanto da stipulare contratti ed effettuare pagamenti in acconto ai subappaltatori alcuni giorni prima dell’apertura delle buste contenenti le offerte. Il patto tra gli appartenenti all’associazione, secondo l’accusa, ha fatto sì che alla gara fossero infatti invitate esclusivamente societa’ riconducibili allo stesso soggetto economico.