L’organizzazione mafiosa Cosa Nostra – nonostante sia stata fortemente colpita da indagini e arresti da parte delle forze dell’ordine – anche nel 2014 ha continuato a dimostrare una “costante vitalità” nelle varie parti del territorio siciliano nelle quali è presente, a cominciare dal Distretto di Palermo.
Lo afferma la relazione della Direzione nazionale antimafia presentata oggi dal presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi e dal procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti. Lo studio sottolinea come “tale analisi non coincide con indicazioni, anche autorevoli, di altri osservatori del fenomeno mafioso che teorizzano una sorta di “balcanizzazione” dell’organizzazione mafiosa Cosa nostra e un suo inarrestabile declino”.
“Deve peraltro confermarsi – scrive la Dna – che la città di Palermo è e rimane il luogo in cui l’organizzazione criminale esprime al massimo la propria vitalità sia sul piano decisionale (soprattutto) sia sul piano operativo, dando concreta attuazione alle linee strategiche da essa adottate in relazione alle mutevoli esigenze imposte dall’attività di repressione continuamente svolta dall’autorità giudiziaria e dalla polizia giudiziaria”.
Allo stato gli investigatori registrano una cooperazione di tipo orizzontale tra le famiglie mafiose della città di Palermo, “volta a garantire la continuità della vita dell’organizzazione ed i suoi affari. Tra questi in particolare devono segnalarsi un rinnovato interesse per il traffico di stupefacenti e per la gestione dei “giochi” sia di natura legale che illegale”.
“In tal modo l’organizzazione mafiosa nel suo complesso sembra, in sintesi, aver attraversato e superato, sia pure non senza conseguenze sulla sua operatività, il difficile momento storico dovuto alla fruttuosa opera di contrasto dello Stato ed aver recuperato un suo equilibrio”, conclude la Dna. Tra i latitanti “eccellenti” di mafia – scrive inoltre la Direzione nazionale Antimafia – ancora si sottrae alla cattura Matteo Messina Denaro, capo indiscusso di alcune famiglie mafiose.
“Il suo arresto non può che costituire una priorità assoluta ritenendosi che, nella situazione di difficoltà in cui si trova Cosa Nostra, il venir meno anche di questo punto di riferimento, potrebbe costituire un danno enorme per l’organizzazione”.
“Bisogna tornare a chiedersi – scrive la Dna – se il legislatore non debba approntare, per le ipotesi accertate di reiterazione nel delitto di cui all’art. 416 bis c.p., un meccanismo sanzionatorio particolarmente rigoroso per escludere per un non breve periodo di tempo dal circuito criminale quegli appartenenti all’organizzazione mafiosa che dopo una prima condanna, tornino a delinquere reiterando in tal modo la capacità criminale propria e dell’organizzazione.
Quantomeno, nella contestazione dei delitti per soggetti che rispondono a tali caratteristiche deve auspicarsi un maggiore ricorso alla richiesta ed all’adozione nella sentenza dell’affermazione di delinquente abituale ai sensi dell’art. 109 del codice penale”.
Il presidente della Commissione parlamentare Antimafia Rosy Bindi alla presentazione della relazione 2014 della Dna ha detto:”La lotta alla corruzione è anche lotta alla mafia. Noi paghiamo il prezzo di un sistema che si è rilassato, basta pensare alla prescrizione”.
“Le leggi sul falso in bilancio e l’abolizione di alcuni reati – ha spiegato Bindi – hanno un nome e cognome; io mi sono sempre opposta a questi tipi di provvedimenti. “C’è un giudizio sommario sugli ultimi 20 anni che io non accetto.
Chi oggi si batte per modificare norme su prescrizione o falso in bilancio sono alcune persone e forze politiche”. E tuttavia per Bindi la sensibilità su questi temi “va aumentando. Le iniziative del Governo non sono perfette ma il tempo è favorevole” per intervenire su una serie di aspetti.