“L’Isis è a sud di Roma”, dicevano in video di propaganda i miliziani islamici. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni confermava la minaccia. Le procure antimafia italiane nei mesi scorsi scritto nelle loro relazioni che il pericolo che insieme ai migranti sui barconi potessero infiltrarsi terroristi, era “concreto”. Le stesse informazioni che probabilmente aveva l’Alto rappresentante per gli affari Esteri Mogherini che ieri all’Onu ha detto che l’emergenza migranti oltre che umanitaria “è anche di sicurezza”. Il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho aveva confermato la possibile commistione tra ‘Ndrangheta e Isis.
Oggi arriva ulteriore conferma dal primo ministro libico di Tobruk (il governo riconosciuto), Omar Al Gawari, che di passaggio al Cairo ha detto che nelle prossime settimane l’Italia “sperimenterà l’arrivo non solo di poveri migranti dall’Africa ma anche di barconi che trasportano “Daesh”, (Isis), definendolo in Arabo poiché molte autorità locali ritengono sedicente lo “Stato Islamico” Isis e Isil.
“Malta e l’Italia saranno interessate da operazioni attraverso i porti che sono dominati da Fajr Libya”, ha detto ancora il ministro puntando il dito contro la coalizione di milizie filo-islamiche al potere a Tripoli e nella parte ovest della Libia.
“L’esercito e i responsabili libici – ha aggiunto – hanno informazioni in proposito. Le Forze armate libiche devono essere ben equipaggiate per far fronte all’emigrazione clandestina: sia la Marina che protegge le coste, sia l’esercito che protegge le frontiere terrestri”, ha sostenuto ancora Al Gawari che ha ribadio di voler combattare il terrorismo. “I libici – è la richiesta – vogliono che sia levato l’embargo sulle armi e pagheranno col loro denaro per acquistare le armi necessarie per restaurare la pace e la sicurezza nel paese”.
“Non abbiamo bisogno di aerei”, ha sottolineato. “Per questo chiediamo alla comunità nazionale di indirizzare un messaggio ai golpisti di Tripoli di smetterla”, lasciando operare “il governo legittimo che è stato eletto”, quello insediato a Tobruk.