E’ stato fermato nella tarda serata di ieri il presunto assassino di Antonio Andriani, il pregiudicato di 54 anni ucciso con un colpo di pistola alla testa nell’androne di casa dopo la mezzanotte di sabato scorso a Molfetta, Bari. Si tratta di Crescenzio Bartoli, di 43 anni, di Molfetta, nipote della vittima. All’origine dell’omicidio ci sarebbero continue vessazioni che l’omicida avrebbe subito per futili motivi.
Bartoli, incensurato, avrebbe confessato all’una della notte scorsa, dopo un interrogatorio fiume, di aver ucciso lo zio di sua moglie. Lo avrebbe fatto per i dispetti, negli ultimi mesi diventati sempre più frequenti, che la vittima avrebbe messo in atto nei suoi confronti. Andriani avrebbe rubato a Bartoli le reti da pesca, umiliandolo più volte, e avrebbe minacciato di forargli gli pneumatici dell’auto.
E proprio quest’ultima minaccia avrebbe convinto il nipote acquisito a farsi giustizia perché proprio poco prima dell’omicidio Bartoli ha trovato gli pneumatici della sua auto forati. Ha quindi raggiunto casa dello zio accompagnato dalla moglie, che non immaginava che il marito si recasse a casa del parente per ucciderlo.
In sede di interrogatorio, Bartoli, accusato di omicidio premeditato, ha detto d’essersi procurato per caso la pistola con la quale ha ucciso lo zio trovandola nascosta in un muretto a secco di un casolare di campagna. Ad eseguire il provvedimento di fermo nei confronti di Bartoli, dopo indagini-lampo coordinate dal sostituto procuratore di turno Giovanni Lucio Vaira della Procura della Repubblica di Trani, sono stati i carabinieri della Compagnia di Molfetta.
Antonio Andriani era considerato uno dei maggiori trafficanti di droga a Molfetta. Il nipote, dopo aver annunciato forse via citofono la sua visita a mezzanotte, è sceso di corsa in pigiama per sapere cosa ci fosse di tanto urgente a quell’ora. Appena giunto nel pianerottolo della palazzina, è stato colpito da un proiettile in volto che ha raggiunto la testa. L’uomo è deceduto sul colpo.