4 Ottobre 2024

Omicidio vigilessa, fermato il collega per omicidio volontario

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Nella notte i carabinieri di Bologna, coordinati dalla Procura, hanno sottoposto a fermo Giampiero Gualandi, il comandante della polizia locale di Anzola sospettato di essere l’autore dell’omicidio della collega Sofia Stefani, uccisa con la pistola di ordinanza nel suo ufficio del comando.

L’uomo nell’interrogatorio nella tarda serata di ieri si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. Il fermo, disposto dal pm Stefano Dambruoso che coordina le indagini, è per omicidio volontario.

La Procura di Bologna contesta le aggravanti dei futili motivi e del legame sentimentale a Giampiero Gualandi, vigile fermato nella notte per l’omicidio della ex collega Sofia Stefani. Il fermo è stato eseguito dai carabinieri del reparto operativo – nucleo investigativo e della compagnia di Borgo Panigale, su disposizione del pm Stefano Dambruoso. Il fermato prestava servizio negli uffici della polizia locale.

La Procura di Bologna contesta le aggravanti dei futili motivi e del legame sentimentale a Giampiero Gualandi, vigile fermato nella notte per l’omicidio della ex collega Sofia Stefani. Il fermo è stato eseguito dai carabinieri del reparto operativo – nucleo investigativo e della compagnia di Borgo Panigale, su disposizione del pm Stefano Dambruoso. Il fermato prestava servizio negli uffici della polizia locale. Domani mattina l’udienza di convalida.

La Procura, inoltre, disporrà l’autopsia e gli esami sui dispositivi tecnologici per far luce sul caso di Sofia Stefani. Al momento non sembra intenzione degli inquirenti – i carabinieri coordinati dal pm Stefano Dambruoso – di conferire anche una perizia balistica: i primi accertamenti investigativi escluderebbero infatti che il colpo sparato dalla pistola di ordinanza del vigile sia partito accidentalmente, versione data dall’indagato nelle prime dichiarazioni.

La ricosctruzione
I carabinieri stanno cercando di chiarire cosa è successo in una stanza al piano terra della ‘Casa Gialla’, la sede del comando della polizia locale di Anzola Emilia, comune della pianura bolognese, lungo la via Emilia tra Bologna e Modena.

Nelle prime telefonate ai soccorsi per avvisare della morte della ex collega Sofia Stefani lo stesso indagato, Giampiero Gualandi, avrebbe parlato di un incidente: un colpo partito per errore, dalla sua pistola, nel corso di una lite e di una colluttazione con la donna, all’interno di un ufficio della polizia locale del comando di Anzola Emilia. Una versione che gli inquirenti non ritengono credibile. Secondo quanto ricostruito era stata la donna a chiamare Gualandi. I due, ex colleghi di lavoro, avevano avuto una relazione, sempre secondo quanto dichiarato dall’uomo nell’immediatezza ed era lei in particolare a volerla portare avanti, mentre lui no. Ci sarebbero anche messaggi acquisiti agli atti che i due, Gualandi 62enne, Stefani 33enne, si sono scambiati e che confermerebbero questa ipotesi.

La giovane donna aveva un fidanzato, sentito dagli investigatori, mentre Gualandi è sposato. All’interno dell’ufficio non ci sono telecamere che possano aver ripreso quello che è successo e le altre persone presenti ieri pomeriggio nell’edificio non avrebbero sentito grida o toni animati, ma solo lo sparo. La versione del colpo accidentale, mentre puliva la pistola, è stata ribadita anche in brevi dichiarazioni spontanee nell’interrogatorio alla presenza del suo avvocato, ieri sera. Domani avrà occasione di chiarire ulteriormente la propria posizione, davanti al Gip.

“È un fatto che ha scosso il nostro Comune, la morte di una ragazza di 33 anni per un colpo di arma da fuoco. Però anche di fronte ad una cosa così traumatizzante non dobbiamo avere la morbosa curiosità di capire chi ha fatto cosa, quali sono le motivazioni. Quello spetta agli inquirenti, al tempo, che determineranno responsabilità e colpevoli”, dice il sindaco di Anzola Giampiero Veronsi. “Quello che noi dobbiamo fare adesso – aggiunge – è stringerci alla famiglia di Sofia. E’ una perdita devastante e quindi dobbiamo avere la capacità di reagire come comunità, di fronte ad un evento che in un Comune di 15mila abitanti, tranquillo, scuote nel profondo le coscienze. E anche per questo motivo mi accingo a proclamare il lutto cittadino”.

Il 118 è arrivato intorno alle 16. ma per la giovane donna non c’era nulla da fare. È stata colpita alla testa e non ha avuto scampo. L’arma è stata sequestrata e il luogo, a due passi dal municipio, transennato e passato al setaccio dai reparti scientifici dei carabinieri. Bisognerà anche capire perché la donna, che risulta essere stata congedata dai vigili, si trovasse ad incontrare il 60enne negli uffici del comando.

Legale Gualandi: “E’ stato un incidente”

È stato un incidente, non è stato volontario, non è stato un femminicidio. È una tragedia immane per cui siamo tutti devastati”. Lo dice all’Ansa l’avvocato Claudio Benenati, difensore di Giampiero Gualandi, l’ex comandante della polizia locale di Anzola fermato per l’omicidio della ex collega Sofia Stefani, uccisa con la pistola di ordinanza del 62enne, nel suo ufficio del comando.

Casa delle donne, sembra un femminicidio

“Da quanto è emerso finora, sembra possibile che si tratti di un femminicidio. Con femminicidio facciamo riferimento a quei casi in cui una donna viene uccisa in quanto donna. Con questo non ci limitiamo ad indicare crimini d’odio espliciti, ma tutti quei casi in cui a creare i presupposti per la violenza è la cultura patriarcale in cui viviamo. Purtroppo, notiamo che molti degli articoli dedicati alla notizia parlano di ‘delitto passionale’ o ‘movente sentimentale’.

Ancora una volta ci troviamo a chiederci cosa significhi esattamente questa locuzione e a ribadire che la violenza sulle donne non ha niente a che fare con la passione o con i sentimenti. È una questione di potere”. Lo scrive la Casa delle donne per non subire violenza di Bologna, intervenendo sull’omicidio di Sofia Stefani, 33enne ex vigilessa morta ieri ad Anzola Emilia. “Di questioni di potere, in questa storia, ce ne sono molte. Ci stupisce – prosegue l’associazione – che a fronte di tante speculazioni sulla possibile relazione sentimentale tra Sofia Stefani e Giampiero Gualandi si sia prestata così poca attenzione alla relazione di potere che intercorreva tra i due. Gualandi non era un collega – come è stato più volte indicato – ma il capo di Sofia Stefani. All’interno di una struttura dove la gerarchia è particolarmente importante, l’autore dell’omicidio – possibile femminicidio – era il commissario capo della polizia locale, mentre Sofia Stefani era una vigilessa precaria a cui non era stato rinnovato il contratto”.


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