Sono oltre duecento i migranti che si sono messi in marcia da Budapest per Vienna, in Austria. Fra loro donne e bambini per un viaggio che potrebbe durare una decina di giorni. Sono infatti circa 250 i chilometri che separano le due capitali. Si deve tener conto che il gruppo può camminare al massimo per 20-30 chilometri al giorno. Poi accamparsi alla meno peggio con tende viveri che probabilmente saranno forniti da associazioni umanitarie.
Il gruppo nel pomeriggio ha attraversato il Danubio che divide Buda da Pest e si è diretto verso l’autostrada, destinazione Vienna, un’arteria pericolosa dove le auto sfrecciano a 150 chilometri orari. La polizia li accompagnerà per un tratto ma è impensabile che possa seguirli per giorni lungo tutta l’autostrada.
E’ anche possibile fare percorsi alternativi, lungo le statali. La distanza in auto tra le due capitali, è di circa due ore e mezza in autostrada. Ma farli a piedi è tutt’altra cosa. Con donne e bambini al seguito diventa più complicato.
Un’impresa molto rischiosa che mette in luce il dramma ungherese, sia del paese, orientato a bloccare gli ingressi che dei migranti, riusciti ad entrare in Ungheria ma che non riescono adesso a lasciarla. La tensione è alle stelle, tanto che alla stazione di Budapest vi sono stati tafferugli tra forze dell’Ordine e profughi.
Un gruppo consistente di due trecento persone, dopo le tensioni nella capitale ungherese, avevano forzato il blocco della polizia a Bicske (60 chilometri da Budapest), dove rifiutavano di scendere dal treno per andare al campo profughi. E’ lì che è morto un immigrato pachistano. Gli altri sono fuggiti attraverso i campi, poi hanno iniziato a camminare lungo le rotaie verso Gyoer (città in direzione ovest).
La denuncia del New York Times: “Polizia Ungherese usa spray negli occhi migranti”. Dopo le “marchiature” coi pennarelli fatte sui migranti dalla polizia ungherese “a scopo identificativo”, il quotidiano americano denuncia che le forze dell’ordine ungheresi avrebbe usato spray urticanti contro donne e bambini alla frontiera tra Ungheria e Serbia.
Il quotidiano documenta tutto attraverso un video. L’episodio è accaduto nella notte del 30 agosto quando un gruppo di profughi siriani è stato respinto dagli agenti di Budapest mentre supplicava l’ingresso in Ungheria. Una donna racconta: “Un agente mi ha fatto segno di venire avanti e poi ha spruzzato lo spray contro di me e il mio bambino”. Le immagini mostrano i bimbi che piangono con gli occhi e il volto rossi.
Intanto Austria e Ungheria (e può darsi anche la Slovacchia) hanno fatto sapere di rifiutare le quote obbligatorie per i profughi, facendo intendere che i loro sono paesi sovrani e che decideranno autonomamente se accogliere o meno. La questione, insomma, diventa sempre più spinosa e bisognerà attendere per capire chi rimarrà col cerino in mano (l’Italia?).