Non cambia nulla. Ha vinto il No al referendum costituzionale di domenica. La Costituzione rimane invariata all’ultima riforma fatta da Massimo D’Alema e varata il 2001. Il premier Matteo Renzi ha annunciato le sue dimissioni. “La mia esperienza finisce quì”, ha detto in una discorso a Palazzo Chigi.
Gli italiani, ha affermato, hanno “parlato in modo inequivocabile chiaro e netto. Questa riforma è stata quella che abbiamo portato al voto, non siamo stati convincenti, mi dispiace, ma andiamo via senza rimorsi. Come era chiaro sin dall’inizio l’esperienza del mio governo finisce qui. Nel pomeriggio riunirò il consiglio dei ministri e poi salirò al Quirinale per consegnare al presidente della Repubblica le dimissioni”.
“Questa riforma – ha aggiunto il presidente – è stata quella che abbiamo portato al voto, non siamo stati convincenti, mi dispiace, ma andiamo via senza rimorsi. Come era chiaro sin dall’inizio l’esperienza del mio governo finisce qui”. “Ho perso e a saltare è la mia poltrona. L’esperienza del governo è finita e nel pomeriggio salgo al Colle per dimettermi. Volevo tagliare le poltrone della politica e alla fine è saltata la mia”, ha aggiunto.
Durante il suo intervento ha sottolineato l’impegno per l’imminente legge di Stabilità e il progetto Casa Italia rivolto ai terremotati colpiti dal sisma di agosto e ottobre nel centro Italia. Probabilmente non affronterà il nodo dell’Italicum come concordato con le altre forze politiche durante la campagna elettorale.
“Grazie ad Agnese per la fatica di questi mille giorni e per come ha rappresentato splendidamente il Paese. Grazie ai miei figli”, ha concluso Renzi
Un’affluenza record ha caratterizzato la tornata referendaria. Gli italiani, probabilmente spinti da una campagna elettorale molto accesa, sono andati a votare in massa: il 69% degli elettori, con percentuali bulgare al nord.
Gli scenari: con le dimissioni di Renzi il capo dello Stato dovrà esplorare nuove maggioranze in Parlamento per individuare un possibile nuovo candidato a guidare un esecutivo che, viste le divisioni politiche, non potrà che essere tecnico o di “superamento” dell’attuale emergenza istituzionale. Se Mattarella non dovesse riuscire a trovare una maggioranza ha la facoltà di sciogliere le Camere e mandare il paese a elezioni anticipate. Con quale legge elettorale? Senza il varo del nuovo Italicum, si andrà al voto con il Consultellum, ossia il proporzionale che gli italiani hanno conosciuto ai tempi della prima Repubblica, dal momento che la Consulta ha dichiarato il Porcellum (la legge dei nominati) incostituzionale.