Militari del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Roma stanno effettuando una serie di acquisizioni di atti in Campidoglio, sede dell’assemblea e della giunta comunale della Capitale. L’acquisizione dei documenti al Comune di Roma, secondo quanto si apprende, riguarda i rimborsi spese del sindaco dimissionario Ignazio Marino.
Molte delle spese di rappresentanza sostenute con la carta di credito del comune, a detta del sindaco sono state tutte restituite con assegni o bonifici. Ma nel mirino delle Fiamme gialle ci potrebbe essere altro che non le sole ricevute del sindaco.
Intanto, Matteo Renzi pensa al 2016 per il voto nella Capitale: “A maggio, aprile o giugno”. Comunque in primavera ed è difficile associare il voto della capitale con altre consultazioni nazionali. C’è solo Milano. Del resto le amministrative ci sono state nel 2013 insieme alle politiche, le europee il 2014 e le regionali tra novembre 2014 (Emilia e Calabria) e il 31 maggio scorso le restanti 7 regioni. “Se Marino conferma le dimissioni – spiega Renzi – si vota quando prescrive la legge, nel 2016”.
“Bisognerebbe che ci fosse un evento eccezionale per aspettare la fine del Giubileo, ad oggi non lo vedo”. “Stiamo preparando – ha assicurato – per evitare contraccolpi delle dimissioni della giunta comunale, una bella squadra tosta, un “dream team”, per lavorare su quest’anno del Giubileo a Roma”. “Rimettere a posto metropolitana, mezzi pubblici, strade: è su questo che i cittadini giudicano i sindaci, non su quanto vanno in tv”, ha concluso il presidente del Consiglio.
Lunedì 12 ottobre il sindaco Marino ha presentato formalmente le dimissioni. Adesso la legge gli concede venti giorni per “ripensarci”. Un ripensamento difficile “Mi dimetto, non torno indietro”, ha fatto sapere nonostante centinaia di persone sotto il Campidoglio gli riconoscono “stima e capacità”, invitandolo a non dimettersi. Visti i tempi e mutamenti della politica c’è da spettarsi di tutto. Anche lo stesso Renzi non dà per scontato che si dimetta: (“Se Marino conferma le dimissioni…”). Occorre capire se in questi venti giorni, matureranno quelle “condizioni politiche” invocate nella lettera ai romani da Ignazio Marino.