Scandalo al governo – Matteo Renzi è abituato ai selfie. Ne scatta almeno un centinaio al giorno in giro per l’Italia e per il palazzo. Foto che pubblica puntualmente sui social. Il 7 settembre scorso è stata una giornata particolare e convulsa perché il premier era atteso a Bologna alla Festa dell’Unità, la festa del Pd che lui, riferiscono ambienti renziani, “vorrebbe abolire”. Appena svegliato, quella mattina, indossa incavolato la camicia bianca, prende lo smartphone e si scatta comunque un brutto selfie, come potete vedere nell’immagine.
E’ un’istantanea scattata verosimilmente a palazzo Chigi che ritrae il premier furioso e visibilmente provato dal “tour de force” che l’attende nel capoluogo emiliano, al punto che si sarebbe lasciato sfuggire: “Ma chi caxxx mi ha preso quest’appuntamento? Dovrò rottamarla sta festa di reduci del Pci…”. Il capo del governo era seccato di dover incontrare tutta la vecchia nomenclatura del vecchio Pd, i “rottamati”, per capirci. Appena Renzi si autoscatta, qualcuno, non ancora identificato, si sarebbe preso la briga di pubblicare quell’orrenda foto sul profilo twitter del premier cui hanno accesso solo Matteo e il suo staff.
Lo scatto è stato rimosso nel giro di pochi minuti evidentemente per ragioni di sicurezza…diciamo per così dire, estetiche. Allora lo staff, ignaro di tutto, ma davvero di tutto, che ha fatto? Dopo il “gravissimo” accaduto, ha presentato, come riferisce il Fatto Quotidiano, un esposto alla Procura di Firenze paventando una violazione del telefono di Renzi e dei Pc di palazzo Chigi. La procura avrebbe quindi deciso, dopo l’arrivo della denuncia di aprire un fascicolo ipotizzando una violazione informatica.
“L’ipotesi – scrive il giornale – è che un hacker sia entrato nel pc di Renzi e abbia avuto accesso alle foto come ad altri dati sensibili. Altra ipotesi al vaglio degli inquirenti, anche se pare ritenuta meno probabile, è che l’accesso sia avvenuto non per via remota ma direttamente da uno degli smartphone o dei pc in possesso del premier”. Vedremo come andrà a finire. Per il presidente del Consiglio una giornata da dimenticare quella del 7 settembre, cominciata male con un selfie sbagliato e finita peggio dopo l’incontro coi vari Bersani Cuperlo & CO.
Per quanto compete all’opinione pubblica qui si ravvisano i seguenti “reati”: Il primo è più importante l’ha commesso proprio il premier scattandosi un selfie “criminale”; il secondo è che Renzi lascia il suo smartphone ovunque incustodito e non protetto; il terzo è che probabilmente l’ex sindaco ha fornito i dati di accesso dei suoi device e profili social alla minoranza interna del Pd; il quarto è di affidarsi a uno staff tutto sommato in gamba, ma presuntemente inadeguato al compito di proteggere i computer del palazzo dall’invasione di selfie che invia il capo.
I dissidenti interni Civati, Cuperlo e Fassina sono sul piede di guerra: “Abbiamo sempre ritenuto inaffidabile il segretario del nostro partito, figuriamoci per il ruolo di premier. E’ un fatto di estrema gravità”, affermano. “E se avessero rubato non la foto, ma i codici di lancio nucleare come lo spiegherebbe al suo 41 percento di elettori?”, si chiedono dopo lo scandalo al governo.