26 Aprile 2024

Referendum per l’autonomia, aperti i seggi in Lombardia e Veneto

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Referendum per l'autonomia
(Ansa)

Oggi in Lombardia e Veneto si vota per il referendum sull’autonomia. Seggi aperti dalle 7 alle 23 per la prima consultazione elettronica in Italia: la scheda cartacea è infatti sostituita da tablet sul quale si può votare sì, no o scheda bianca. Nel quesito si chiede all’elettore se è favorevole all’avvio di una trattativa con il governo per trasferire alla Lombardia le 20 competenze concorrenti e le tre negoziabili previste dalla Costituzione e le relative risorse. In Lombardia non è previsto un quorum.

Il governatore Luca Zaia ha votato appena aperto il seggio nella scuola a San Vendemiano (Treviso). Sono oltre quattro milioni gli aventi diritto di voto in Veneto. Sulla scheda il quesito è “vuoi che alla regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?”. Il referendum consultivo veneto prevede un quorum del 50% più uno degli aventi diritto al voto.

“Mi aspetto che vinca il Sì, dopodiché mi aspetto che i cittadini lombardi e veneti capiscano che è un’occasione storica e straordinaria e accettino la sfida che abbiamo lanciato, consentendo a me e Zaia di trattare maggiori competenze e risorse”. Lo ha detto il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, arrivando a votare per il referendum sull’ autonomia al suo seggio di Lozza, nel Varesotto.

Al voto sono chiamati complessivamente quasi 12 milioni di persone: 7,9 milioni di elettori lombardi e poco più di 4 milioni di veneti.

Per votare bisogna recarsi nel seggio indicato sulla tessera elettorale, dove basta presentare un valido documento di identità. In entrambe le regioni i cittadini sono chiamati a esprimersi sul cosiddetto “regionalismo differenziato”, ossia la possibilità, per le Regioni a statuto ordinario di vedersi attribuite “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” (come recita l’Articolo 116 della Costituzione) in alcune materie indicate nel successivo Articolo 117.

Chi vota Sì, è d’accordo sulla possibilità che le Regioni chiedano di intraprendere il percorso istituzionale per ottenere maggiori competenze dal Governo; chi vota No è contrario all’iniziativa. In Lombardia non è previsto un quorum, ossia un numero minimo di votanti, mentre in Veneto sì: affinché la consultazione sia valida, nella regione governata da Luca Zaia dovrà votare la metà più uno dei 4.068.558 aventi diritto, 2.034.280 elettori.

In Lombardia il quesito è: “Volete voi che la Regione Lombardia, in considerazione della sua specialità, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione e con riferimento a ogni materia legislativa per cui tale procedimento sia ammesso in base all’articolo richiamato?”.

Più stringata la domanda in Veneto: “Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?”. Un’altra differenza tra le due Regioni è il sistema di voto: elettronico in Lombardia (è la prima volta in Italia), tradizionale con scheda di carta e matita in Veneto. Gli elettori lombardi troveranno nella cabina una “voting machine”, un dispositivo simile a un tablet che sullo schermo touch screen riporterà il testo integrale del quesito referendario.

Tre le possibilità di voto: sì, no o scheda bianca. In caso di errore, l’elettore avrà la possibilità di modificare la scelta, ma solo una volta. In tutto sono 24.700 le voting machine distribuite nelle 9.224 sezioni della Lombardia. A vigilare sul loro funzionamento sono previsti 6.700 “assistenti digitali” incaricati dalla Smartmatic, la società olandese che ha vinto il bando regionale per l’e-voting. Per evitare il rischio di attacchi informatici o blackout, i tablet non saranno collegati a Internet né alla corrente elettrica.

I referendum non sono vincolanti. Se vince il Sì, le Regioni potrebbero chiedere al governo centrale di avviare una trattativa per ottenere maggiori competenze nelle venti materie concorrenti (tra queste spiccano il coordinamento della finanza pubblica e tributario, lavoro, energia, infrastrutture e protezione civile) e in tre esclusive dello Stato: giustizia di pace, istruzione e tutela dell’ambiente e dei beni culturali. L’intesa tra lo Stato e la Regione interessata dovrà poi concretizzarsi in una proposta di legge che dovrà essere approvata a maggioranza assoluta da entrambe le Camere. (Ansa)


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