15 Settembre 2025

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Terrore a Scuola, Maestre ai Bimbi: “Sigillate le mascherine con lo scotch sennò entra il Virus”

La riapertura delle scuole in Italia è stata un disastro, e siamo solo agli inizi. Dopo i bambini in ginocchio in un istituto ligure perché il preside non avendo i nuovi banchi ha “evitato” (parole sue), di mettere quelli vecchi, la maestra di una scuola del nord Italia è andata ben oltre dicendo ai bambini di una classe elementare, che affinché il virus non entri, anche avendo la mascherina, devono sigillare con lo scotch i bordi laterali.

La testimonianza choc arriva da un video postato su Facebook dove uno di questi bimbi racconta questa allucinante esperienza. Fortunatamente lui insieme ai suoi compagnetti hanno disubbidito, però dà la dimensione dei metodi folli praticati e vissuti dai nostri figli per effetto del terrorismo mediatico e di Stato sulla presunta nuova emergenza Covid.

“Per respirare sono andato a nascondermi dietro ad un albero”, racconta il bambino nel video accompagnato da una persona che si presenta come il nonno. Anche per l’attività all’aperto le cose si mettono malissimo per i bambini. Secondo il racconto, gli alunni, al terzo giorno di scuola, devono stare rigidamente a un metro di distanza, senza poter correre, altrimenti se sudano possono contrarre il coronavirus.

Il ragazzino racconta, oltre al disagio, anche il fatto che la maestra gli ha chiesto di aiutare un suo compagno in difficoltà, a patto però di stare a un metro di distanza. Come faceva ad aiutarlo? Solo questa geniale prof potrebbe spiegarlo.

Una cosa davvero allucinante. Ed è lo stesso nonno del bambino a spronare tutti genitori a ribellarsi contro questi metodi “terroristici”. “I genitori invece di pensare alle loro cose, si occupino dei loro figli”.

Nei commenti si legge di tutto: “Ci stanno distruggendo i bambini, poi, avranno danni irreparabili”, scrive una utente, mentre altri parlano di delirio. C’è però chi addossa responsabilità anche ai genitori che accordano con il loro silenzio-assenso questi trattamenti disumani: “Dove sono i genitori, specialmente le mamme??? Perché mandate i figli a scuola, cosa vi aspettate dalla scuola? Guardate che la rovina dei figli è più nelle nostre mani che in quelle della scuola…vogliamo comprendere i valori dei figli e la loro salute o vogliamo scaricare la responsabilità sugli altri? Il bimbo parla chiaro, forse siamo noi che non sentiamo bene!”.

Il Video schermato: fonte fb 


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SE QUESTO E’ UN BAMBINO (di Sara Cunial)

Il prefetto di Cosenza Paola Galeone indagata per corruzione

Il prefetto di Cosenza Paola Galeone

Il prefetto di Cosenza, Paola Galeone, di 58 anni, è indagata per corruzione. Lo scrive la “Gazzetta del sud” in un articolo a firma di Arcangelo Badolati. L’ipotesi accusatoria a carico del prefetto è di avere intascato da un’imprenditrice, che ha denunciato i fatti alla polizia, una “mazzetta” di 700 euro.

Sarebbe stata videoripresa dal personale della Squadra mobile di Cosenza la consegna da parte di un’imprenditrice al prefetto dei 700 euro. La consegna della busta contenente il denaro, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbe avvenuta in un bar di Cosenza. Le banconote sarebbero state segnate.

La notizia che travolge in pieno la Prefettura di Cosenza, su cui vige il massimo riserbo, è stata confermata da fonti della Polizia interpellate da Secondo Piano News.

Il prefetto Galeone avrebbe proposto all’imprenditrice di emettere una fattura fittizia di 1.220 euro allo scopo di intascare la parte di fondo di rappresentanza accordata ai prefetti che era rimasta disponibile alla fine dell’anno. Sempre secondo l’accusa, 700 euro della somma concordata sarebbero andati al prefetto Galeone e 500 all’imprenditrice.

Galeone è prefetto di Cosenza dal 23 luglio del 2018. In precedenza aveva svolto le stesse funzioni a Benevento. Galeone è stata assunta nell’amministrazione civile dell’Interno nel dicembre del 1987 ed assegnata, come prima sede, alla Prefettura di Taranto, dove ha svolto vari ruoli.

Uomo trovato morto nel reggino, un arresto per omicidio

Un cittadino indiano è stato sottoposto a fermo dai carabinieri a Siderno perché ritenuto l’autore dell’omicidio di un connazionale.

Il cadavere della vittima era stato trovato in avanzato stato di decomposizione la mattina del 20 agosto, abbandonato tra i vicoli del centro storico di Gioiosa Ionica, avvolto in un lenzuolo ed adagiato sul selciato a ridosso di numerose abitazioni.

Le indagini dei carabinieri della Compagnia di Roccella Jonica, supportate dal Ris di Messina, dal personale Sis del Comando provinciale di Reggio Calabria e dal Nucleo investigativo di Locri, hanno consentito alla Procura di Locri di identificare la vittima, già nota alle forze dell’ordine, grazie ad alcuni tatuaggi.

Ricostruita la sua cerchia di conoscenze, è emerso che l’omicidio è stato consumato all’interno di una casa apparentemente abbandonata dove l’uomo, con ogni probabilità, viveva assieme al soggetto fermato.

Quest’ultimo in passato aveva avuto diversi contrasti con la vittima e, proprio pochi giorni prima del rinvenimento del cadavere, era stato soccorso dai sanitari del 118 nel centro storico di Gioiosa Ionica. Inoltre, l’analisi dei sistemi di videosorveglianza ha portato a verificare che l’indagato si trovava sulla scena del crimine in frangenti compatibili con l’omicidio.

L’indagato, dopo l’omicidio, si era reso irreperibile ed è stato individuato a Siderno dove aveva trovato temporaneo rifugio e dove i carabinieri gli hanno notificato il provvedimento di fermo per omicidio, emesso dalla Procura di Locri diretta da Giuseppe Casciaro.

Le indagini sono ancora in corso per ricostruire l’esatta dinamica del delitto e verificare se l’uomo possa essere stato aiutato da complici.

Bimbo morto a Vibo, proclamato il lutto cittadino

Vibo Valentia si ferma per dire addio a Francesco Mirabelli. Con un’ordinanza del sindaco Vincenzo Francesco Romeo, è stato proclamato il lutto cittadino per domani, in concomitanza con il funerale del bambino di tre anni e mezzo morto dopo essere stato travolto da una trave in un parco giochi della città.

La notizia della morte di Francesco ha suscitato “profonda e straordinaria commozione” nella comunità, spingendo l’amministrazione comunale a interpretare il sentimento di cordoglio espresso dai cittadini e a voler offrire un gesto concreto di vicinanza alla famiglia. In segno di lutto le bandiere esposte al Palazzo Municipale saranno issate a mezz’asta.

L’ordinanza del sindaco invita inoltre i titolari di attività commerciali, i pubblici uffici e gli organizzatori di eventi a osservare un comportamento rispettoso, in modo da permettere a tutta la città di partecipare al dolore collettivo e rendere omaggio alla memoria del piccolo Francesco.

Romeo, attraverso il provvedimento, ha voluto sottolineare l’unità della comunità vibonese in questo momento di lutto e riflettere sulla fragilità della vita, affinché il ricordo del bambino rimanga vivo nel cuore di tutti.

Messaggi di cordoglio sono giunti dal sindaco e dal presidente del consiglio comunale Antonio Iannello, in rappresentanza di tutta l’assemblea civica.

Scoperta una piantagione di marijuana di oltre una tonnellata, un arresto

I finanzieri del Comando Provinciale di Crotone, nell’ambito di mirate attività info-investigative sviluppate nel settore del contrasto al traffico di stupefacenti su specifico input della Procura della Repubblica di Crotone diretta da Domenico Guarascio, nei giorni scorsi hanno censito e monitorato alcune aree agricole della provincia pitagorica al preciso scopo di individuare l’eventuale presenza di coltivazioni illecite di marijuana.

Proprio in tale contesto, grazie anche all’importante ausilio del Reparto Operativo Aeronavale di Vibo Valentia, è stata individuata, nella contrada Frasso Saletta del comune di Isola di Capo Rizzuto, un’imponente attività illecita di messa a coltura di cannabis sativa su una vasta area rurale, riconducibile ad un imprenditore edile.

Così, la manovra sinergica sviluppata via terra e via aerea dalle fiamme gialle, ha permesso di dare avvio ad un’operazione di polizia giudiziaria che ha riguardato l’intera area, portando al rinvenimento, in una porzione del vasto fondo agricolo ed abilmente occultate tra le colture di copertura di granoturco, di ben 917 piante di marijuana, in avanzato stato di fioritura e pronte per la mietitura.

Le attività di perquisizione dei militari del Gruppo, inoltre, hanno consentito di documentare la destinazione di uno dei capannoni di pertinenza della proprietà ad essiccatoio e luogo di stoccaggio e confezionamento dello stupefacente, viatico indispensabile per la successiva fase della commercializzazione. Qui, infatti, sono stati rinvenuti e sottoposti a sequestro ulteriori 3 kg. di infiorescenze già pronte al consumo, un ventilatore ed uno stendino rudimentale utili all’essiccazione delle piante ed anche vario materiale per il confezionamento.

Su disposizione del magistrato di turno della Procura della Repubblica di Crotone, l’imprenditore responsabile della condotta di coltivazione e detenzione illecita dell’ingente quantitativo di stupefacente è stato posto agli arresti domiciliari.

L’attività dei finanzieri rappresenta un duro colpo inferto alle organizzazioni criminali che sfruttano il territorio della provincia di Crotone per la produzione di narcotici, poiché ha consentito di sottrarre dal mercato illecito un quantitativo di marijuana di oltre una tonnellata che avrebbe potuto fruttare un profitto indebito di oltre 3 milioni di euro.

Droni in Polonia, analista: “Putin non ha interesse all’escalation”

di Andrew Spannaus *

Durante la Guerra fredda, Stati Uniti e Urss erano convinti che l’altro potesse lanciare un attacco preventivo in qualsiasi momento. Per questo entrambe le parti dovevano essere pronte a rispondere entro pochi minuti, per non rischiare la sconfitta e la distruzione. Più volte siamo andati vi-cini a un conflitto a causa di incidenti e malintesi, ma alla fine la consapevolezza della “distruzione mutua assicurata” ci ha salvati.

Oggi occorre riflettere sugli assunti che guidano il nostro approccio alla Russia, prima di imboccare una strada che potrebbe riportarci al pericolo di un conflitto di-retto. A sentire politici e analisti, dopo l’incidente dei droni che hanno violato lo spazio aereo polacco, sembra certo che Mosca voglia lo scontro con l’Occidente. Si parla di una mossa intenzionale, un modo per mettere alla prova la risolutezza europea, e il segnale di un futuro attacco militare oltre l’Ucraina.

Ma la situazione va valutata con calma. I dettagli dell’incidente non sono chiari, e l’esperienza di questi anni dimostra che, nella nebbia della guerra, non è facile stabilire la verità: spesso conta più la contingenza locale che gli ordini impartiti dall’alto. E importante, invece, capire cosa vuole davvero il Cremlino. Finora tutto ciò che ha fatto Vladimir Putin è stato per ostacolare l’avvicinamento dell’Alleanza atlanti-ca ai confini russi. Reagisce con rabbia e minacce quando forniamo nuove armi e sistemi. Si oppone alla presenza di truppe straniere ai suoi confini e chiede l’arretra-mento di quelle già dispiegate nell’Europa orientale.

La Russia vuole l’Ucraina, ma non riesce a controllarne più del venti per cento del territorio. I suoi obiettivi per una trattativa sono di ottenere qualche distretto in più e di impedire che l’Ucraina diventi un avamposte militare della Nato, formalmente o di fatto. Che vantaggio avrebbe Putin di attirare più F-35 in Polonia, e un rafforzamento delle difese aeree, quando da anni, chiede esattamente il contrario?

Un altre assunto riguarda la cosiddetta “Dottrina Gerasimov”, secondo la quale la Russia condurrebbe una guerra ibrida permanente. In realtà il concetto è nato da un equivoco: fu l’analista americano Mark Galeotti a coniare il termine, quasi per scherzo, e in seguito si è scusato. Nell’articolo originale del 2013 pubblicato sulla rivista Military Industrial Kurier, il generale Gerasimov non proponeva una dottrina russa, ma descriveva le politiche dell’Occidente per riflettere su come difendersi dalle operazioni orchestrate da Washington, come le rivoluzioni colorate.

La convinzione che Mosca voglia aggredire l’Occidente nel suo complesso, e che lo faccia seguendo una dottrina che – secondo lo stesso autore del termine – non esiste, rivela una scarsa comprensione della strategia russa.

Di fronte a incidenti militari, che siano provocazioni o semplici errori, la reazione migliore non è di alzare i toni e mostrare i muscoli. Occorre difendere con fermezza i Paesi Nato, ma al tempo stesso evitare fughe in avanti che potrebbero offrire un pretesto per abbandonare la via diplomatica, che resta ancora possibile”.

* Giornalista e analista americano

Centinaia di migliaia di persone in Francia protestano contro Macron. 500 arresti

E’ rivolta in Francia dopo che il presidente Macron, in seguito al caso dello sfiduciato Bayrou ha nominato primo ministro Lecornu. Almeno duecentomila persone sono scese ieri in piazza per protestare contro l’inquilino dell’Eliseo e il primo ministro novello Lecornu, chiedendone le dimissioni. La Polizia è intervenuta in tenuta antisommossa arrestando circa 500 persone. Le proteste sono scoppiate in diverse città della Francia.

Mercoledì, in tutta la Francia , i manifestanti hanno ostruito le autostrade, bruciato barricate e si sono scontrati con la polizia, in una dimostrazione di rabbia contro il presidente Emmanuel Macron, l’élite politica e i tagli alla spesa pianificati.

Le autorità hanno schierato più di 80.000 agenti di sicurezza in tutto il Paese, rimuovendo le barriere e usando gli idranti sui dimostranti, mentre la tensione aumentava in diversi luoghi.

A Parigi, la polizia ha utilizzato gas lacrimogeni per disperdere la folla. Quasi 200 persone sono state arrestate nella sola capitale.

“Blocchi e manifestazioni continuano il giorno dopo le proteste con lo slogan “Blocca tutto”. Giovedì 11 settembre sono stati lanciati appelli per manifestazioni in diverse città francesi”, si legge in una nota.

Questa mattina presto sono iniziate le proteste in diverse regioni del Paese. A Parigi, i manifestanti hanno bloccato l’ingresso di diverse scuole e università, tra cui l’Istituto di Studi Politici (Sciences Po). Le forze di sicurezza sono intervenute. A Nantes, si sono verificati scontri tra manifestanti e polizia, quest’ultima costretta a usare i manganelli.
Piccole manifestazioni si sono svolte anche a Grenoble , Aix-en-Provence e in altre città.

I dimostranti hanno espresso la loro contrarietà alle misure di austerità proposte nella legge di bilancio 2026. Si parla di un documento presentato a luglio dall’ex primo ministro francese François Bayrou. Le autorità intendevano risparmiare 43,8 miliardi di euro su diverse voci di bilancio, invece dei 40 miliardi precedentemente previsti.

Il disegno di legge non prevede l’indicizzazione delle pensioni e degli assegni sociali. Non prevede inoltre un aumento del bilancio di ministeri e dipartimenti, ad eccezione del Ministero della Difesa. Quest’ultimo riceverà 3,5 miliardi di euro “a causa del deterioramento della situazione della sicurezza nel mondo.

Bayrou aveva anche affermato che per ridurre il deficit di bilancio, “i francesi devono lavorare di più”. Ha proposto di rendere lavorativi due giorni festivi (ad esempio, smettendo di considerare festivo il Giorno della Vittoria sul fascismo, celebrato in Europa l’8 maggio).

Traffico e spaccio di droga a Reggio, 18 arresti dei carabinieri

I Carabinieri della Compagnia di Reggio CalaЬria, affiancati dalle Stazioni territorialmente competenti е da altri reparti dell’Arma, stamani hanno dato esecuzione all’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della locale Procura, con la quale è stata disposta l’applicazione della custodia cautelare in carcere nei confronti di quindici indagati е degli arresti domiciliari nei confronti di altri tre, per і reati di associazione dedita al narcotraffico е numerosi reati fine sia in materia di stupefacenti, che di armi, oltre ad un’ipotesi estorsiva.

La corposa attività investigativa, avviata nel giugno 2023 е conclusa nel maggio 2024, condotta dalla Sezione Operativa della Compagnia Carabinieri di Reggio Calabria, anche con il supporto dei militari della Stazione Carabinieri di RC – Catona е coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, originava da un’attenta е continuativa attività di osservazione е monitoraggio del quartiere di Catona di Reggio Calabria.

Durante diversi servizi di pattugliamento del territorio, іmilitari avevano avuto modo, in più occasioni, di notare movimenti anomali nella zona citata, in prossimità dell’abitazione di
colui che е stato ritenuto пell’ordinaпza custodiale, allo stato degli atti, il саро dell’associazione in questione (soggetto per altro nipote di un esponente apicale della ‘пdrangheta di Archi). L’installazione di un sistema di videosorveglianza е lo svolgimento di plurime attività di riscontro conduceva all’individuazione di un embrionale gruppo di soggetti dediti al traffico di sostanze stupefacenti.

L’indagine si estrinsecava in una capillare attività di iпtercettazioni – telefoпiche, ambientali е telematiche – е di videoripresa nonché іп numerosi sequestri di sostanze stupefacenti е di altri mezzi, strumentali allo svolgimento dell’attività di spaccio.

Il Giudice per le indagini preliminari riconosceva la gravità indiziaria in ordine all’esistenza di uп’associazione finalizzata al narcotraffico, composta da 15 soggetti, tra gregari ed esponeпti di vertice, avente la sua base operativa nеl quartiere di Catona di Reggio Calabria, cоn ramificazioni anche іп altre località del territorio reggino е con contatti пella ріаnа di Gioia Tauro е nella vicina Sicilia.

Іn particolare, l’orgaпo giudicante evidenziava come і sodali avessero istituito una solida attività imprenditoriale dedita alla vendita di varie tipologie di sostanze stupefaceпti (cocaina, marijuana, hashish), аnсhе con il coinvolgimento, in qualità di venditore, di un soggetto minorenne; anche tra gli acquirenti si registrava la presenza di alcuni soggetti minorenni.

La sussistenza е la solidità della struttura organizzativa veniva desunta dal GIP sia dalla realizzazione sinergica, da parte dei sodali, di plurime condotte criminose, funzionali al traffico di stupefacenti, sia dalla condivisione tra і vari associati di risorse materiali, profitti е rischio d’impresa.

Nel provvedimeпto cautelare, il GIP evidenziava come і membri della consorteria si fossero attrezzati per gestire, іn modo professionale, il business degli stupefacenti, assicurandosi le forniture necessarie tramite і contatti vaпtati dal loro саро nell’ambiente criminale, non solo reggino ma anche della Piana di Gioia Tauro; forniture che venivano, роі, custodite presso appositi immobili abbandonati ed appartamenti presi in locazioпe dagli associati, divenendo le basi logistiche del sodalizio е punto di riferimeпto per і numerosi assuntori di sostanze stupefacenti.

Secondo le valutazioпi del Giudice, ancora provvisorie perché emesse nella fase cautelare, il sodalizio si garaпtiva – oltre agli approvvigioпameпti di cocaina – аnсhе un continuativo rifornimeпto di marijuana, grazie alla conduzione, del quartiere di Catona, di uпа piantagione di саnара іпdіса, della quale і sodali curavano le diverse fasi di approntamento, raccolta е lavorazione. Difatti, іmilitari individuavano una vasta piantagione di cannabis іndіса, composta da circa 400 piante, già defogliate, е 25 piante ancora in fase vegetativa, oltre а scoprire uп deposito utilizzato come laboratorio per la lavorazione е il confezionamento dello stupefacente.

Scoperti nel porto di Gioia Tauro quasi 300 kg di cocaina purissima

Il Comando Provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria e i funzionari del locale Ufficio dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) hanno assestato un altro durissimo colpo alla criminalità organizzata, con il sequestro – presso il Porto di Gioia Tauro – di un ulteriore e ingente carico di cocaina purissima.

In particolare, il Gruppo di Gioia Tauro e il personale ADM sono riusciti a intercettare due container sospetti che, all’esito della scansione radiogena effettuata con lo scanner portuale, presentavano anomalie nei vani di ventilazione posti sul fondo della struttura.

La successiva ispezione diretta ha consentito di scoprire – occultati dietro i pannelli di protezione dei predetti vani – ben 249 panetti di cocaina, per un peso complessivo di 288 chilogrammi, che venivano sottoposti a sequestro.

L’attività repressiva condotta – espressione della costante ed efficace azione operativa congiunta realizzata dalla Guardia di finanza e dall’Agenzia Dogane e dei Monopoli – ha fortemente inciso sui proventi illeciti di cui avrebbero potuto avvalersi i sodalizi criminali beneficiari della ragguardevole fornitura di stupefacente, in quanto la partita di droga sequestrata, una volta immessa sul mercato, avrebbe potuto fruttare a tali organizzazioni criminali l’enorme introito di oltre 46 milioni di euro.

A seguito della trasmissione degli atti compilati alla Procura della Repubblica di Palmi, diretta del Procuratore Capo Emanuele Crescenti, la competente Autorità Giudiziaria ha provveduto a convalidare il predetto sequestro.

Nel corrente anno, presso il Porto di Gioia Tauro sono già state finora sequestrate dalla Guardia di finanza di Reggio Calabria, anche unitamente all’ADM, complessivamente oltre 3 tonnellate di cocaina, per un valore di mercato di quasi 500 milioni euro.

Bimbo schiacciato da tronco al parco giochi, morto il piccolo Francesco

E’ morto in mattinata, Francesco Mirabelli, il bimbo di 4 anni rimasto schiacciato venerdì dalla trave di un gioco nel Parco urbano del quartiere Moderata Durant a Vibo Valentia. Nonostante le cure nell’ospedale della Capitale dove era giunto sabato sera dall’ospedale Jazzolino di Vibo.

Il decesso non era stato ancora ufficializzato al Bambino Gesù di Roma, Francesco quindi non era ancora ufficialmente morto: era in morte encefalica ma il suo cuoricino continuava a battere fino al decesso.

Nell’ospedale della Capitale era giunto sabato sera dall’ospedale Jazzolino di Vibo (dove i medici erano riusciti a tamponare l’emorragia) con un aereo militare, dove era stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico per via delle lesioni riportate al torace e all’addome e dove si trova attualmente nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Roma.

La Procura di Vibo ha aperto un fascicolo d’indagine, al momento contro ignoti, (con l’inchiesta affidata alla Polizia) per accertare tutte le responsabilità per l’accaduto. L’attrezzo in legno, posto sotto sequestro dopo l’incidente, del percorso fitness, con il quale si è ferito il bimbo, pare fosse segnalato come gioco non adatto ai bambini più piccoli.

Discriminazione, arrestati i vertici calabresi e catanzaresi di Forza Nuova

La Polizia di Stato stamane ha dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di custodia cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal Gip di Catanzaro su richiesta della locale Procura, nei confronti di tre soggetti, rispettivamente referenti regionale, provinciale e cittadino del movimento di destra “Forza Nuova”, gravemente indiziati del reato di propaganda, violenza e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa. Lo comunica la Questura di Catanzaro.

In particolare, i tre soggetti, nel mese di marzo 2025, avrebbero perpetrato, in una delle zone più rinomate della movida giovanile catanzarese, una violenta aggressione ai danni di un cittadino straniero, che si trovava a passare casualmente dove gli stessi stavano affiggendo uno striscione che riportava la frase “Maranza a Catanzaro sono calci in pancia”.

L’uomo, secondo quanto spiega la Polizia, sarebbe stato ripetutamente e immotivatamente colpito con calci e pugni ed appellato proprio con il termine discriminatorio “Maranza”. L’immigrato avrebbe poi tentato la fuga per le vie del centro cittadino dove i tre, simulando una vera e propria caccia all’uomo, lo avrebbero inseguito con un’autovettura e continuato a minacciarlo con una mazza in metallo.

Gli accertamenti effettuati dai poliziotti della Squadra mobile e della Digos hanno permesso di ricostruire le fasi salienti dell’aggressione e risalire ai presunti autori.
In sede di perquisizione, è stata rinvenuta la mazza in metallo, che secondo gli investigatori, sarebbe stata utilizzata dai presunti aggressori.

Media: “Droni russi abbattuti in Polonia”. Mosca: “E’ infondato, non sono i nostri”

Sul territorio polacco sono stati rinvenuti sette droni precipitati e i resti di un missile, afferma la portavoce del Ministero degli Interni della Repubblica, Karolina Galecka.

“Abbiamo trovato sette droni e un frammento di missile”, ha dichiarato a Ria Novosti. Gli aerei senza pilota, la cui proprietà secondo i media occidentali sarebbe russa, sarebbero stati abbattuti dalla contraerea polacca.

L”incaricato d’affari della Federazione Russa in Polonia, Andrei Ordash, aveva dichiarato che Varsavia non aveva fornito prove che i droni abbattuti appartenessero alla Russia.

“Riteniamo che le accuse siano infondate. Non è stata presentata alcuna prova che questi droni siano di origine russa”, ha affermato Ordash.

Intanto, il primo ministro polacco Donald Tusk, che ha invocato l’articolo 4 della Nato, ha definito l’incidente del drone una “provocazione su larga scala”. E ci sono diversi osservatori che sospettano sia una “false flag” come con i missili ucraini lanciati in Polonia per attribuire la responsabilità alla Russia. Poi fu acclarato che i droni erano ucraini.

Macron all’angolo dopo il caso Bayrou nomina premier il fedelissimo Lecornu. Aria di rivolta

Il presidente francese Emmanuel Macron ha nominato come primo ministro il conservatore e fedelissimo, Sebastien Lecornu al posto di François Bayrou, sfiduciato in parlamento per il piano di bilancio.

Trentanove anni, ex Républicains passato nella squadra di Macron fin dall’inizio dell’avventura all’Eliseo, settimo premier nei due mandati del presidente, dovrà dunque misurarsi con il rebus di rendere governabile un Paese in cui manca una maggioranza chiara, un compito nel quale ha fallito il predecessore Bayrou.

Dovrà provare – spiega l’Ansa – a sopravvivere di fronte a un’Assemblée Nationale estremamente frammentata e surriscaldata dagli ultimi scontri. Le prime reazioni alla nomina di Lecornu danno un’idea del clima che attende il giovane premier: “L’ultima cartuccia del macronismo”, grida furiosa Marine Le Pen, “una triste commedia” risponde all’estremo opposto Jean-Luc Mélenchon.

I socialisti parlano di “provocazione”, anche se all’Eliseo puntano proprio sul PS per allargare una coalizione che, stando alle prime reazioni, potrebbe contare invece sulla piena adesione dei Républicains. Olivier Faure, segretario socialista che aveva preteso un “governo di sinistra”, non ha risposto alla domanda di un giornalista che gli chiedeva se il suo partito potrebbe negoziare con una personalità uscita dalla coalizione macroniana. Lecornu dovrà, se vuole arrivare a formare il suo governo, creare intese, tessere la tela di accordi, contando su una “non sfiducia” dei socialisti, di certo indispensabile per far passare una difficile finanziaria.

L’incertezza politica rischia di pesare sui mercati finanziari e, soprattutto, sulla decisione dell’agenzia Fitch, attesa per venerdì, che potrebbe tagliare il rating della Francia. E questo dopo che, oggi, i titoli decennali della Francia erano dati alla pari di quelli italiani. Quali gli strumenti in mano a Lecornu per riuscire in una “missione impossibile” nel suo ruolo di “negoziatore”, anticipato dal leader del partito macroniano, Gabriel Attal? Macron – secondo gli osservatori – deve necessariamente avergliene garantiti. E il primo di questi sarebbe l’autorizzazione a fare finalmente vere aperture, se non concessioni, ai socialisti. E la prima richiesta di Faure era la “tassa Zucman”, la tassa sui patrimoni dei super ricchi. Per una volta, Macron che si proclamava “maestro del tempo” e che ha sempre preso tempo prima di scegliere i suoi uomini-chiave, ha deciso in poche ore. Evitando di tergiversare o, come chiedevano dalla gauche, di ricevere i capi dei partiti della sinistra prima di decidere. Ha contato, nella sua premura, anche l’esigenza di “non avere un potere vacante” alla vigilia del movimento “Bloquons tout”, che si prefigge di bloccare la Francia.

Israele lancia missili in Qatar sui luoghi dei negoziati di pace: vittime e feriti

L’aeronautica militare israeliana ha schierato 15 aerei da combattimento per colpire i leader del movimento della resistenza palestinese Hamas, che si troverebbero in Qatar, ha riferito la radio dell’esercito israeliano citata da altri media. I leader di Hamas erano a Doha per discutere dei negoziati di pace.

Secondo il rapporto, 10 missili sono stati sganciati a intervalli di diversi secondi tra un attacco e l’altro. Sono stati colpiti più di un obiettivo. Il bilancio provvisorio parla di almeno 6 vittime diversi feriti. L’operazione era in preparazione da diversi mesi, ha aggiunto la radio dell’Idf. L’aereo ha effettuato il rifornimento di carburante in volo ed è rientrato integro in Israele dopo aver completato la missione.

In precedenza, l’ufficio stampa dell’esercito israeliano aveva confermato un attacco mirato contro alti funzionari di Hamas, ma non ne aveva rivelato il luogo. L’annuncio coincideva con le segnalazioni di esplosioni a Doha. Il governo del Qatar ha condannato Israele, accusandolo di mettere in pericolo i civili.

L’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu ha successivamente affermato che l’operazione contro i leader di Hamas era stata pianificata ed eseguita esclusivamente da Israele, con Tel Aviv che se ne assumeva la piena responsabilità. La dichiarazione non faceva alcun riferimento al Qatar.

Hamas smentisce uccisione dei suoi leader a Doha

Hamas ha smentito le notizie sulla morte di suoi alti funzionari dopo l’attacco israeliano alla capitale del Qatar, Doha.

“Confermiamo che il tentativo del nemico di uccidere i membri delle delegazioni ai colloqui è fallito”, ha affermato in una dichiarazione pubblicata sul suo canale Telegram della resistenza palestinese.

Tuttavia, ha confermato che l’attacco ha causato la morte di sei persone, tra cui il figlio del leader del movimento nella Striscia di Gaza, Khalil al-Hayya, Humam, e un militare del Qatar. I radicali hanno attribuito la responsabilità dell’attacco a Israele e agli Stati Uniti, che, a loro dire, sostengono i crimini dell’esercito israeliano.

Hamas ha anche affermato che non cambierà la sua posizione nei colloqui per il cessate il fuoco a Gaza dopo l’attacco israeliano a Doha e ha accusato Israele di non essere pronto per la pace.

“L’attacco al team negoziale quando i suoi membri hanno discusso la proposta del presidente degli Stati Uniti Donald Trump [su Gaza] dimostra che [il primo ministro israeliano Benjamin] Netanyahu e il suo governo non sono disposti a firmare un accordo di pace e cercano di vanificare tutti gli sforzi compiuti da altri paesi su questa strada. <…> Questo passo codardo non ci farà cambiare posizione: continuiamo a chiedere la fine immediata dell’aggressione a Gaza, il ritiro delle truppe da lì e uno scambio di prigionieri, nonché il ripristino dell’enclave”, ha affermato Hamas.

Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno dichiarato in precedenza di aver condotto un’operazione mirata contro alti funzionari di Hamas, ma non hanno specificato dove. La dichiarazione è arrivata in concomitanza con le notizie di una serie di esplosioni a Doha. Le autorità del Qatar hanno ritenuto Israele responsabile e condannato l’attacco in quanto rappresenta una minaccia per la popolazione civile. Successivamente, l’ufficio del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rilasciato una dichiarazione in cui affermava che Israele aveva avviato e condotto questa operazione contro i leader di Hamas in modo indipendente e se ne assumeva la piena responsabilità. Il Qatar non è stato menzionato in nessuna delle dichiarazioni di Israele. Doha e altre capitali arabe hanno condannato categoricamente le azioni di Israele.

Viaggiava in auto con 16 chili di marijuana, arrestato dopo inseguimento

I carabinieri della Sezione radiomobile della Compagnia di Reggio Calabria hanno arrestato, dopo un breve inseguimento, un uomo che viaggiava in auto con a bordo 16 chili di marijuana.

Durante un servizio di controllo del territorio a Pellaro, i militari hanno notato un’auto il cui conducente, alla loro vista, ha tentato di cambiare repentinamente direzione di marcia.

I carabinieri lo hanno quindi inseguito e fermato poco dopo. Nel corso della perquisizione del veicolo sono stati trovati 30 involucri sigillati contenenti marijuana, per un peso complessivo di circa 16 chilogrammi.

Lo stupefacente è stato sottoposto a sequestro, mentre l’uomo è stato portato nella Casa circondariale di Reggio Calabria “G. Panzera” – plesso Arghillà, a disposizione dell’Autorità giudiziaria.

Gemellini dati per morti e spariti nel 1970, procura apre indagine

Tribunale e Procura Palazzo di giustizia Crotone

La Procura della Repubblica di Crotone ha aperto un’indagine sul caso di due gemellini di Cutro dati per morti nel 1970 ma i cui fratelli hanno denunciato che sono stati sottratti e venduti.

Lo ha annunciato il procuratore Domenico Guarascio nel corso della trasmissione Rai “Storie italiane” di stamani. L’inchiesta parte proprio da un’inchiesta giornalistica della trasmissione Rai dopo la prima segnalazione ricevuta dalla famiglia Oliverio.

Si tratta di un caso che coinvolge due gemellini di Cutro nati nel gennaio 1970 all’ospedale vecchio di Crotone, che vennero dichiarati morti alla nascita ma di cui nessuno ha mai visto i corpi.

A denunciare il caso, 9 anni fa, alla trasmissione condotta da Eleonora Daniele, sono stati Filomena e Francesco Oliverio che raccontarono della loro mamma che piangeva perché le avevano rubato i gemellini.

Il caso è tornato d’attualità nei mesi scorsi dopo le rivelazioni di “Storie di sera”, che ha raccolto nuove testimonianze. La vicenda non sarebbe un caso isolato, ma l’inizio di una lunga lista di storie terribili contraddistinte dallo stesso copione: altre madri, infatti, avrebbero partorito bambini vivi a Crotone, negli anni ’70 e, solo dopo il trasferimento dei neonati a Catanzaro per mancanza di incubatrici, le famiglie sarebbero state informate della morte dei neonati, senza che venisse restituito alcun corpo, né vivo né morto. A confermare questa versione sarebbe stata un’ostetrica della vecchia struttura che alla trasmissione Rai, ha detto che “i bambini venivano adottati da donne che pagavano”. E’ stato anche fatto l’esame del Dna di una persona che sospettava di essere uno dei gemellini ma l’esito è stato negativo.

A maggio i giornalisti di Storie Italiane avevano consegnato alla Procura i documenti raccolti. Il procuratore Guarascio ha aperto un fascicolo di indagine nei confronti di ignoti: “Credo – ha detto – sia doveroso aprire un’indagine la più esaustiva possibile per stabilire alcune verità storiche. Stiamo procedendo per ora senza ipotesi di reato e stiamo raccogliendo, attraverso la Squadra mobile, testimonianze attraverso la formula delle sommarie informazioni”.

Guarascio ha ringraziato i giornalisti della trasmissione Rai: “Grazie a voi abbiamo ricevuto segnalazioni e stiamo cercando di riscontrarne faticosamente la veridicità. Stiamo facendo un lavoro certosino, difficile e lungo di recupero della documentazione che spesso non si trova e stiamo confrontando le varie storie per cercare di trovare dei nessi capaci di integrare ipotesi di reato. La nostra attenzione è massima”. Il pm ha chiesto “un maggior contributo da chi è conoscenza dei fatti per cercare di stabilire delle verità che si spera possano essere processualmente utilizzabili. Chiunque abbia informazioni si può rivolgere alla Questura. Ritengo doveroso avviare verifiche serie”.

Il questore di Crotone Renato Panvino, nel corso della trasmissione, ha rivelato che nei giorni scorsi ci sono stati una serie di interrogatori ed ha parlato di “indagine difficile perché deve ricostruire un fatto avvenuto 50 anni fa. E’ un’indagine che apre scenari inquietanti qualora si troveranno le prove di sottrazione di minori. La Mobile sta lavorando in modo serrato perché le famiglie meritano una risposta visto che questi fatti hanno distrutto il clima familiare di queste persone”. Anche il questore ha invitato “le persone che sono a conoscenza di elementi a contattare i nostri uffici”. (Ansa)

Francia, sul bilancio sfiduciato il governo Bayrou. Macron sempre più debole

Cade in Francia il governo Bayrou. Il Primo Ministro è stato sfiduciato a larga maggioranza con 364 deputati dell’Assemblea Nazionale che hanno votato contro di lui. A favore hanno votato 194 parlamentari. Quindici gli astenuti.

Il presidente francese “Emmanuel Macron ha preso atto” del risultato del voto ai sensi dell’articolo 49-1 della Costituzione” e ha fatto sapere con un comunicato che “riceverà il primo ministro François Bayrou per accettare le dimissioni del suo governo”, dopo meno di nove mesi di mandato. Il suo successore sarà nominato “nei prossimi giorni”.

Le parole del premier
“Avete il potere di rovesciare il governo”, ma non “di cancellare la realtà”: il “peso” del debito è diventato “insopportabile” e rappresenta una minaccia “mortale” per la nazione, aveva dichiarato Bayrou aprendo il suo intervento davanti all’Assemblea nazionale. “C’è quindi un solo modo per il nostro Paese di uscire da questa situazione oggi”, ha aggiunto il Primo Ministro, citando il Generale de Gaulle e l’ex Primo Ministro socialista, Pierre Mendès-France. “L’unione delle forze che annunciano che uniranno i propri voti per far cadere il governo è il caos che si prepara per la Francia – ha avvertito – Ciò che conta qui è la coscienza personale di ciascuno”.

Bayrou ha confermando la scelta fatta di chiamare il voto di fiducia sulla legge di bilancio: “Questa prova di verità, con il consenso del presidente della Repubblica, l’ho voluta”. “Il rischio maggiore consisteva nel non prenderne alcuno, di fare politica come sempre”, ha aggiunto, citando “la questione storica” dell’indebitamento dello stato. “La Francia – ha ricordato – non ha un bilancio in pareggio da 51 anni”. “Spendiamo senza mai voltarci a guardare indietro”, ha lamentato, per poi mettere in guardia: “Siamo in pericolo di vita”.

Bayrou torna sulla metafora marittima per parlare del debito pubblico della Francia: “Mi viene detto, ‘vuole correre troppo, la barca è ancora a galla, non dobbiamo disturbare i passeggeri e l’equipaggio'”, ha affermato. “Ma se vogliamo salvare la nave, dobbiamo agire senza indugio. Ciò richiede solo la mobilitazione di tutti e uno sforzo moderato da parte di ciascuno, a patto che si agisca in tempo”, esorta il capo del governo.

“La sottomissione al debito è come la sottomissione attraverso la forza militare. Sottomessi dalle armi, o sottomessi dai nostri creditori a causa di un debito che ci opprime, in entrambi i casi perdiamo la nostra libertà”.

Le reazioni
“Bayrou è caduto. Vittoria e respiro di sollievo del popolo. Macron ora è in prima linea di fronte al popolo. Anche lui deve partire”.,, afferma il leader del partito di estrema sinistra La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon.

“Il signor Bayrou voleva l’ora della verità, credo che ce l’abbia”: le parole di Mathilde Panot, capogruppo di La France Insoumise. “Già domani – ha poi annunciato – il nostro movimento depositerà una mozione di destituzione contro Emmanuel Macron”.

Le Pen: “Sciogliere il Parlamento non è un’opzione ma un obbligo” per Macron.

“Un presidente – spiega la leader di RN – non sbaglia mai a sottoporsi al popolo”, ha scandito nel suo intervento all’Assemblea Nazionale Le Pen sottolineando che “lo scioglimento non è un capriccio. Ma una leva istituzionale per sbloccare le situazioni di stallo e consentire alla democrazia di funzionare”.

Pronta con il suo partito, in pole nei sondaggi, ad “accettare il verdetto delle urne. Se il popolo ci farà l’onore di un mandato chiaro, ovvero una maggioranza assoluta, andremo a Matignon (sede del governo, ndr) per attuare, senza aspettare le elezioni presidenziali e un programma di ripresa nazionale”.

Regionali, Lucano è “incandidabile”. Commissioni elettorali lo levano da liste Avs

Le commissioni elettorale dei Tribunali di Reggio Calabria e Cosenza hanno dichiarato Domenico “Mimmo” Lucano incandidabile e lo ha depennato dalla lista di Avs per le prossime regionali in Calabria.

L’europarlamentare e sindaco di Riace era candidato nelle circoscrizioni sud e nord ma per via della legge Severino non potrà partecipare alla tornata elettorale a causa della condanna a 18 mesi per falso nel processo “Xenia”.

I suoi legali, gli avvocati Andrea Daqua e Giuliano Saitta hanno presentato ricorso alle Corti d’appello di Reggio Calabria e Catanzaro chiedendo il reinserimento di Lucano nella lista.

Scontro frontale tra due auto sulla statale 106, un morto e un ferito

Un giovane di 20 anni è morto in un incidente stradale verificatosi sulla statale 106 ionica, nel tratto compreso tra Corigliano-Rossano e Mirto Crosia, in contrada “Fossa”.

Il ventenne era alla guida di un’auto che si è scontrata frontalmente, per cause in corso d’accertamento, con un’altra vettura condotta da un uomo di nazionalità romena, che è rimasto ferito.

Il personale del 118 ha trasferito il ferito nell’ospedale di Rossano. Le sue condizioni sono gravi, ma non è in pericolo di vita. I rilievi sul luogo dell’incidente sono stati effettuati dai carabinieri del Reparto territoriale di Corigliano-Rossano, che sono intervenuti insieme ai vigili del fuoco.

Sappe: “Scoperti e sequestrati 50 cellulari e droga nel carcere di Cosenza”

carcere di cosenza

Stamattina, nel carcere di Cosenza, sono stati sequestrati cinquanta cellulari e cinquanta grammi di hascisc e cocaina.

A renderlo noto, con un comunicato, è il sindacato della polizia penitenziaria Sappe. “Da tempo – affermano Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe e Francesco Ciccone, segretario regionale – lanciamo l’allarme sul carcere di Cosenza per le condizioni di sicurezza inadeguate e per l’abbandono in cui versa il personale di polizia penitenziaria”.

“La nostra recente visita – spiegano – ci aveva consentito di constatare le situazioni lamentate dal personale che rappresentiamo. Riteniamo che sia giunto il momento di avvicendare con immediatezza i vertici del carcere cosentino, considerata l’inadeguatezza che hanno dimostrato sia nella gestione della sicurezza del carcere, sia nelle relazioni con una consistente parte del personale, non solo di polizia”.

Israele colpisce un ospedale a Gaza: 24 morti, tra cui 6 giornalisti

Nella parte meridionale di Gaza, un attacco israeliano all’ospedale Nasser ha causato la morte di almeno 21 persone, tra cui cinque giornalisti, suscitando una diffusa condanna a livello mondiale. Lo riferisce Al Jazeera. Le altre vittime sono pazienti, medici e paramedici. Il bilancio complessivo è poi salito a 24 morti.

L’emittente ha accusato Israele di aver condotto una “campagna sistematica per mettere a tacere la verità”.

Le forze israeliane hanno ucciso un cameramen dell’emittente araba, il corrispondente palestinese Hassan Douhan in un altro raid avvenuto più tardi oggi a Khan Younis, portando il bilancio delle vittime tra i giornalisti a sei.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato di “rammaricarsi profondamente” per quello che ha definito un “tragico incidente” all’ospedale Nasser, mentre Israele continua a uccidere giornalisti e civili impunemente.

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato che entro le prossime due o tre settimane avremo una “conclusione piuttosto buona e conclusiva” della guerra a Gaza.

Il capo di Hezbollah, Naim Qassem, ha dichiarato che il decreto del governo libanese di rimuovere le armi dal gruppo è stato un grave errore e ha chiesto la revoca della decisione.

Verso le regionali 2025 in Calabria, Tridico candidato del centrosinistra

Pasquale Tridico

Pasquale Tridico è il candidato del centrosinistra alle elezioni regionali in Calabria del 5 e 6 ottobre. L’ufficialità, come atteso, è arrivata dal tavolo dei segretari regionali dei partiti della coalizione, riunito sabato nella sede del Pd a Lamezia Terme: a dare il via libera sostanziale, però, erano già stati i leader nazionali – Elly Schlein, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni – che si erano riuniti in videoconferenza giovedì mattina, il giorno dopo l’annuncio della disponibilità di Tridico (negata fino all’ultimo momento).

A sostenere l’ex presidente Inps, ora capodelegazione del Movimento 5 stelle al Parlamento europeo, sarà un “campo larghissimo” composto da ben 12 forze: Pd, M5S, Avs, Psi, Federazione Riformista, Italia viva, Azione, +Europa, Pri, Mezzogiorno federato, Rifondazione comunista e Demos. I sondaggi riservati danno Tridico come l’unico candidato capace di battere Roberto Occhiuto, il governatore uscente di Forza Italia, dimissionario dopo l’indagine a suo carico per corruzione, che si ripresenta cercando una nuova legittimazione popolare. “Con orgoglio e responsabilità, accetto questa sfida. È tempo di una svolta, per te Calabria mia, terra mia”, scrive l’europarlamentare sui social.

Il leader del Pd calabrese, il senatore Nicola Irto, parla dell’accordo raggiunto come di “un dato politico straordinario“: “Mettere assieme 12 sigle, 12 partiti attorno a una candidatura, attorno a un programma, è un segnale di unità larghissima. Noi abbiamo fatto tesoro degli errori del passato. Si arriva a un centrosinistra larghissimo e unito, per battere la destra, che sta pensando solo ed esclusivamente al potere e non ai bisogni dei calabresi. Pasquale Tridico è riuscito a trovare il consenso di tutte le forze del centrosinistra perché è una figura tecnica che viene vista un po’ anche fuori quota rispetto ai partiti. Una persona che è riuscita, nella sua storia, a porsi al di là dei partiti. Per questo tutti gli hanno attribuito la riconoscibilità di candidato che può raccogliere il consenso anche di forze politiche molto diverse tra di loro“, afferma.

Sulla stessa linea Ferdinando Pignataro, segretario calabrese di Sinistra italiana: “La cosa più importante è una larga unità a sostegno del candidato presidente, a differenza del recente passato. Questa è una coalizione per l’alternativa e il cambiamento di una regione che vive da decenni un disagio economico e sociale che non ha pari nei territori di tutta Europa”, dice all’agenzia AdnKronos.

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