A distanza di due anni dalla tragedia del Morandi, che causò la morte di 43 persone, si inaugura oggi il nuovo Ponte di Genova realizzato in tempi definiti da record. Sarà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a tagliere il nastro tricolore sull’impalcato battezzato ponte “Genova-San Giorgio”.
Con Mattarella – lunedì pomeriggio – ci saranno il premier Giuseppe Conte con alcuni ministri, il sindaco e commissario straordinario Marco Bucci. il governatore Giovanni Toti. Ci sarà Renzo Piano, l’architetto genovese che ha pensato questa struttura moderna e hi tech. Piano ha disegnato e regalato il progetto a una città che tiene, da sempre, nel cuore. A significare cosa è stato e cos’è questo ponte, ci saranno le bandiere: il Tricolore, simbolo di unità e appartenenza, a Ponente, e la bandiera di san Giorgio, il vessillo davanti al quale ‘le armi sono deposte’, a Levante.
Il momento forse più difficile, da un punto di vista emotivo, sarà la lettura dei nomi delle 43 vittime del crollo del Morandi, la cui eco non si disperderà durante i tre minuti di silenzio che seguiranno. Vittime, i cui familiari però non ci saranno: hanno visto nella cerimonia una ‘festa’ alla quale non vogliono partecipare perché questo bellissimo ponte “è nato – avevano detto nei giorni scorsi – da una terribile tragedia”.
Poi, sarà il momento delle parole: il primo a parlare il sindaco Marco Bucci, quindi il governatore ligure Giovanni Toti che sarà seguito da Renzo Piano, infine il presidente del Consiglio Conte. Al termine il taglio del nastro e, maltempo e pioggia permettendo (l’allerta meteo diramato la prevede per tutta la giornata, oggi come il 14 agosto 2018), le Frecce Tricolori saluteranno il capo dello Stato e la città con il tricolore e i colori di Genova. L’inno di Mameli, che prenderà il posto di ‘Creuza de Ma”, nella versione eseguita da 18 artisti, omaggio a Genova e a De André e colonna sonora della genovesità, risuonerà prima e dopo la cerimonia. Sarà il nuovo arcivescovo di Genova, mons. Tasca a benedire la struttura, una volta caduto il nastro. E lo farà tra il suono delle sirene delle navi in porto, dove si trova anche l’Amerigo Vespucci, il grande veliero della Marina militare ambasciatore dell’Italia nel mondo, che al tramonto proietterà sulle vele il Tricolore.
Anche la Lanterna verrà illuminata dal rosso-bianco-verde della bandiera italiana. Fin qui la giornata ufficiale di restituzione, alla città di Genova, di un’arteria fondamentale per la viabilità ma soprattutto di un ponte che potrebbe essere un ‘monumento’, carico di significato com’è.
Ma non sarà ancora la normalità. Anas, infatti, che ha eseguito con successo i collaudi statico e tecnico-amministrativo, sta effettuando la verifica di agibilità. Una volta ottenute tutte le dichiarazioni di conformità, e a esito positivo dei due collaudi, verrà rilasciato il certificato di agibilità consentendo così l’apertura al traffico.
“Da una ferita che resta difficile da rimarginare il simbolo di una nuova Italia che si rialza – ha detto oggi il premier Conte -.Sarà una giornata importante, che racconta il presente e il futuro di un Paese che cambia”. Certo, quando sarà possibile sbucare dalla galleria e vedere il mare, passare su una struttura controllata da sensori e robot, affrontare le elicoidali che ti portano a Genova, allora sarà tornata quella normalità di cui questa città e molta parte del Nord Ovest hanno tanto bisogno. Ma c’è da scommettere che, passando su quel ponte che sembra una nave pronta a prendere il mare, chiunque penserà sempre a quello che è successo poco meno di due anni fa, alle lacrime di chi sotto le macerie ha perso un figlio, un fratello, un marito, un amico. E alla forza di una città messa in ginocchio che non ha mai chinato il capo.
IL COLLAUDO. Esito positivo per il collaudo statico del nuovo Ponte Genova San Giorgio. Anas ha rilasciato il certificato di collaudo e si sta occupando anche della verifica di agibilità del Ponte, propedeutica all’apertura al traffico.
“E’ enorme, è aperto, sembra una portaerei”. Marco Bucci nei giorni scorsi ha potuto camminare sul nuovo ponte – “Genova San Giorgio” – e conferma di aver provato una sensazione forte, ma non parla ancora di commozione. “Quella magari arriverà lunedì, lo vedremo, se pioverà come sembra potrà mimetizzare le eventuali lacrime”, scherza, ma neppure troppo.
“Sarò a Genova per l’inaugurazione del nuovo Ponte ‘Genova San Giorgio’: da una ferita che resta difficile da rimarginare il simbolo di una nuova Italia che si rialza. Una giornata importante, che racconta il presente e il futuro di un Paese che cambia”. Lo scrive su Facebook il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Il sindaco di Genova e commissario per la Ricostruzione del viadotto sul Polcevera, in questi due anni, si è trovato più volte a parlare in pubblico con la voce rotta dal pianto, ma alla vigilia dell’inaugurazione è focalizzato sugli ultimi dettagli che potranno consentire al più presto l’apertura al traffico. “Abbiamo fatto quello che dovevamo fare – afferma – si continua a dire che il ponte è stata un’opera straordinaria ma è un errore enorme, noi abbiamo fatto una cosa che dovrebbe essere considerata normale, non penso che due anni siano un tempo eccezionale, penso siano un tempo giusto, anzi avremmo potuto guadagnare altri due o tre mesi se non avessimo avuto le complicazioni dell’amianto e del maltempo”.
Bucci non vuole minimizzare il lavoro svolto – “eccezionale”, ribadisce – ma è convinto che il “modello Genova” debba essere applicato ad altri progetti in Italia. “Dalle best option ai controlli antimafia non solo sulle aziende ma sulle singole persone, dall’utilizzo del codice europeo degli appalti ai lavori in parallelo fino ai protocolli Covid, dicono che è stato possibile solo perché c’erano i soldi di Autostrade; bene quando noi chiedevamo ad Autostrade di pagare, pagava: non è niente di trascendentale”.
Alla domanda se sarebbe disposto a impegnarsi in politica a livello nazionale per diffondere la diffusione di questo modello, Marco Bucci risponde: “Ho fatto il project manager, top management, per 20 anni su 35 anni di lavoro, ora ho un contratto per i genovesi per cinque anni, quando finirà vedremo cosa fare, magari un altro contratto con Genova”.
Intanto resterà commissario, fino a fine novembre: “Quando i lavori saranno ultimati del tutto”. Il primo cittadino ringrazia gli operai “quelli della demolizione e quelli della ricostruzione, ho in mente quel bergamasco che stava sui monconi del Morandi con il filo d’acciaio a tagliare i pezzi del ponte, per citarne uno” e poi chi gli è stato vicino, “mia moglie” cita per prima, e poi un lungo elenco dei collaboratori della struttura.
“Mai, non ho mai pensato che non ce l’avremmo fatta”, afferma Bucci, sicuro che anche il prossimo, grosso, tassello andrà al suo posto: “Il quartiere sotto al ponte cambierà, è già pronta la piazza degli alberi per ricordare le vittime in attesa del memoriale, ma anche il progetto del grande cerchio rosso dell’architetto Boeri sta andando avanti, ho chiesto al governo di darmi i soldi avanzati dagli aiuti per il ponte per investirli direttamente senza doverli restituire a Roma, ed è una cosa su cui conto parecchio perché vorrebbe dire che noi il giorno dopo possiamo partire subito con i cantieri”. Il giorno dopo lunedì, quando – come il 14 agosto 2018 – è attesa pioggia.
Che comunque non creerà problemi. “Non penso – conclude il sindaco – che Genova possa ritardare l’apertura del ponte per un po’ di pioggia e poi i veri marinai si vedono con il mare grosso”.