Dal mese di giugno dopo l’emissione da parte della Procura Generale presso la Corte di Appello di Roma che lo condanna a più di 11 anni di carcere per sequestro di persona a scopo di estorsione e lesioni personali, era sparito dalla circolazione e aveva fatto perdere le sue tracce allontanandosi dalla sua abitazione di Frascati. Ma i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Frascati gli hanno dato la caccia seguendo gli spostamenti dei familiari, in particolare della moglie e dei due figli.
Così dopo settimane e settimane di servizi di appostamento e pedinamento, sono riusciti ad individuarlo con certezza alle porte di Roma. Una volta riconosciuto dai militari di Frascati, in una cornice di assoluta sicurezza è scattato il blitz ed è stato bloccato mentre si stava recando a messa nella chiesa di Capena in compagnia di moglie e figli.
Guerino Casamonica, 37 anni, ricercato dal 27 giugno 2017, data in cui la Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Roma ha emesso nei suoi confronti un ordine di esecuzione, dovendo espiare una condanna per più di 11 anni di reclusione per sequestro di persona a scopo di estorsione e lesioni personali, è stato arrestato e condotto in carcere a Rebibbia; aveva trovato ospitalità presso la sede di un’Associazione di solidarietà sociale e di servizi assistenziali con sede nel limitrofo comune di Morlupo, all’interno di una palazzina ove sono presenti anche abitazioni private.
I sequestri di persona
I fatti a cui si riferisce la condanna sono riconducibili al mese di marzo 2011 quando i Carabinieri lo arrestarono insieme ad altre tre persone, in flagranza di reato: avevano sequestrato a Roma due uomini, un colombiano di 32 anni e un romano di 50 anni, al fine di indurli con violenza e minacce a restituire un’ingente somma di denaro [150 mila euro]; i parenti dei due malcapitati erano stati contattati e minacciati affinché provvedessero a pagare una prima tranche di 30 mila euro in contanti per ottenere la liberazione dei due. Le immediate indagini sviluppate dai Carabinieri del Nucleo investigativo di Roma consentirono di localizzare l’abitazione ove, da oltre 2 giorni, erano stati rinchiusi e trattenuti i due malcapitati (sita in via Maso Fininguerra – zona Anagnina).
Il blitz per la liberazione
Nel corso del blitz per liberare gli ostaggi non mancarono momenti di tensione in quanto uno dei “carcerieri” era armato di una pistola semiautomatica calibro 7,65. I due sequestrati si trovavano all’interno di una stanza appositamente allestita per la loro custodia e presentavano vistose ecchimosi al volto e su tutto il corpo causate dalle percosse subite nel corso del sequestro. Fortemente impauriti per il trattamento subito dai 4 carcerieri, i due uomini furono soccorsi e trasportati in ospedale per le cure del caso (uno dei due fu anche ricoverato a seguito delle gravi lesioni agli occhi e al naso).