I Carabinieri del Ros hanno rintracciato e arrestato, presso la stazione ferroviaria di Foggia, Yacine Gasry, algerino condannato in via definitiva a 4 anni e 10 mesi di reclusione per associazione con finalità di terrorismo internazionale.
L’arresto è avvenuto in esecuzione di un provvedimento emesso dall’ufficio esecuzione penali della Procura generale di Napoli. Il provvedimento scaturisce dagli esiti di un’indagine avviata dal Ros all’indomani degli attentati terroristici dell’11 settembre 2001 e diretta dalla Procura della partenopea.
Gli accertamenti all’epoca riguardarono la rete di supporto logistico al Fronte Islamico di salvezza (Fis) algerino, attiva in Italia tra le province di Napoli, Caserta, Vicenza e Milano. La rete logistica prendeva il nome dal leader Djamel Lounici, cittadino algerino direttamente collegato ad elementi di spicco del Fis.
Dalle indagini del Ros è emerso che la rete “Lounici” fosse dedita al traffico di armi di provenienza illecita da utilizzare per gli attentati terroristici dei gruppi armati del Fis e del Gruppo islamico armato (Gia) in Europa e in Algeria nonché al reperimento di documenti falsi da fornire ad elementi integralisti che dovevano abbandonare il territorio algerino ovvero ad extracomunitari già presenti in Europa che ne facevano espressa richiesta.
I ricavi delle attività illecite erano destinati a finanziare la struttura eversiva e sostenere le attività lecite ed illecite del Fis in Algeria ed in Europa.
Complessivamente, l’indagine aveva consentito di documentare il sostegno degli appartenenti al sodalizio dell’organizzazione terroristica algerina; l’esistenza di altri soggetti presenti in Campania e in altre regioni d’Italia organici alla stessa struttura eversiva, attiva sul territorio nazionale, oltre la riconducibilità degli indagati al Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento (Gspc), anch’essa struttura algerina.
Inoltre la disponibilità a sostenere logisticamente e operativamente i gruppi armati operanti in Algeria e prendere parte attiva alle azioni in quel Paese nonché la ricerca di armi e il procacciamento sistematico di documentazione falsificata a beneficio degli aderenti, nonché di coloro che ne fanno richiesta, a scopo di autofinanziamento;
Accertato anche lo svolgimento di una intensa attività di proselitismo, finalizzata a stimolare la comunità islamica ad aderire ai vari conflitti armati nel segno della jihad; e l’immigrazione illegale in territorio italiano di militanti islamisti, deputati a mantenere i collegamenti con omologhi gruppi operanti in madrepatria ed in altri Stati europei.