Riciclaggio e corruzione ‘mondiale’ con il Qatar. Soldi, tanti soldi da Doha in casa di persone insospettabili, in cambio delle mazzette, e dalle loro postazioni di potere dovevano “sponsorizzare” e parlare bene del Qatar, piccolo stato del Golfo Persico che sta ospitando i Mondiali di calcio. Circolavano voci che per realizzare i mondiali i qatarioti avrebbero sfruttato i lavoratori e calpestato i diritti, sottopagandoli. Voci che gli sceicchi del golfo avrebbero inteso spegnere versando fior di tangenti ai più alti livelli europei. Durante la costruzione degli stadi sarebbero anche morti lavoratori.
A scoprire i presunti reati è stata la procura belga che ha emesso mandati di arresto europeo per 4 italiani e altri, nonché per la vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili, politica greca di area dem per molti ritenuta “immacolata” per l’onestà e la legalità.
Gli arresti in Italia sono stati eseguiti ieri nella provincia di Bergamo e riguardano pezzi grossi di area progressista, appunto, tra cui Pier Antonio Panzeri, già europarlamentare PD (trovato in casa con oltre mezzo milione di euro cash), della moglie e della figlia. In manette anche Luca Visentini, per diversi anni a capo dei sindacati europei.
Sono tutti finiti nell’inchiesta dei magistrati di Bruxelles per corruzione e riciclaggio, con vincolo di associazione per delinquere. Anche in casa della vicepresidente dell’Assemblea Ue le forze dell’ordine avrebbero trovato “sacchi” di soldi in contanti, secondo l’accusa, frutto delle tangenti versate da sceicchi del Qatar. Nonostante l’immunità, questo beneficio concesso ai parlamentari decade se il reato commesso viene scoperto in ‘flagranza’. Indagato anche il padre di Kaili, che secondo quanto trapela, avrebbe tentato la fuga con il “bottino”.
Panzeri risulta avere ancora casa a Calusco d’Adda, il paese del bergamasco di cui è originario: proprio lì sarebbero state rintracciate la moglie di Panzeri, Maria Colleoni, 67 anni, e la figlia Silvia, 38enne. Le donne si trovano ora in carcere a Bergamo, dove sono state accompagnate in base al mandato che prevede la custodia cautelare in carcere. Secondo gli inquirenti le due donne erano a conoscenza dei presunti traffici di Panzeri.
La polizia belga, appunto, ha fermato a Bruxelles anche l’eurodeputata socialista greca e vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili. L’arresto di Kaili giunge in relazione all’inchiesta di corruzione che coinvolge il Qatar.
L’inchiesta è gigantesca e non sono esclusi sviluppi più clamorosi in Italia e in Europa, tra Roma, Strasburgo e Bruxelles. Il gruppo dei Socialisti e Democratici (Sinistra) all’Europarlamento ha ora sospeso, con effetto immediato, la vicepresidente del Parlamento europeo Kaili, arrestata nell’ambito dell’inchiesta per corruzione che la coinvolgerebbe per presunte mazzette pagate dal Qatar per influenzare decisioni in suo favore, annuncia il gruppo S&D su Twitter. Kaili è stata in serata anche espulsa dal suo partito, il Pasok, su decisione del presidente Nikos Androulakis.
Mazzette per influenzare le decisioni sul Qatar: la procura di Bruxelles apre uno squarcio nell’Eurocamera in un’inchiesta che si preannuncia sanguinosa per la reputazione del Parlamento europeo. E che coinvolge, innanzitutto, il gruppo progressista dei Socialisti e Democratici (S&D). Sarebbe coinvolto anche un altro europarlamentare, sempre di S&D: si tratta di Marc Tarabella, europarlamentare socialista di lungo corso che ha avuto tra i suoi collaboratori Francesco Giorgi. Marc Tarabella ha subìto una perquisizione domiciliare in presenza della presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola.
Le indagini, partite quest’estate, hanno portato al fermo di quattro italiani tra i quali, come evidenziato sopra, l’ex eurodeputato del Pd e oggi esponente di ‘Articolo 1’ Antonio Panzeri, nonché Luca Visentini, per diversi anni a capo dei sindacati europei. Tra le personalità coinvolte c’è anche Eva Kaili, vicepresidente in carica dell’Eurocamera: l’esponente socialista greca è stata fermata, interrogata e la sua abitazione è stata perquisita. Durante la perquisizione le forze dell’ordine avrebbero rinvenuto grosse somme di denaro in contanti, secondo gli inquirenti belgi, riconducibili a mazzette; anche perché l’indennità da parlamentare è tracciabile dal momento che gli accrediti vengono fatti via bonifico bancario.
Secondo la procura di Bruxelles un Paese del Golfo avrebbe tentato di influenzare le decisioni economiche e politiche del Parlamento europeo. Come? “Versando ingenti somme di denaro o offrendo regali di grande entità a terzi che ricoprono posizioni politiche o strategiche di rilievo all’interno del Parlamento europeo”, ha spiegato la procura senza fornire né il nome del Paese coinvolto né quello di indagati e persone fermati.
Ma secondo i quotidiani belgi Le Soir e Knack il Paese coinvolto sarebbe proprio quello che, in questi giorni, sta ospitando i Mondiali di calcio: il Qatar.
Le indagini hanno portato a sedici perquisizioni effettuate dalla polizia giudiziaria in quattordici indirizzi differenti, in diversi quartieri di Bruxelles. A casa di Panzeri sarebbero stati trovati circa 600mila euro in contanti. E a Calusco d’Adda anche la moglie e la figlia di Panzeri sono state arrestate nell’ambito dell’inchiesta e portate in carcere a Bergamo.
Gli altri due italiani fermati a Bruxelles sono Francesco Giorgi assistente parlamentare dei Socialisti e compagno della Kaili, e Niccolò Figà-Talamanca, della Ong “No Peace Without Justice”, “Non c’è pace senza giustizia, organizzazione fondata nel 1993 da Emma Bonino nata da una campagna del Partito radicale transnazionale. L’ex ministro degli Esteri, raggiunta dall’Ansa, ha scelto di “non commentare a indagini in corso” ma il coinvolgimento dell’organizzazione storica della galassia radicale è confermata dall’arresto del segretario generale Niccolò Figa-Talamanca. Bonino si è comunque detta estranea: “Non so nulla”, ha detto la storica esponente radicale.
Panzeri e Visentini sono due volti noti negli ambienti brussellesi. Il primo è stato eurodeputato dal 2004 al 2019 dopo un passato da sindacalista nella Cgil. Il secondo è stato per undici anni a capo della Etuc, la Confederazione dei sindacati europei. Ed è di pochi giorni fa la sua elezione a segretario generale della International Trade Union Confedaration, la confederazione mondiale dei sindacati.
Panzeri e Visentini, oltre all’assidua frequentazione con l’Eurocamera, hanno un’altra cosa in comune: l’impegno per i diritti umani. Entrambi, infatti, sono legati alla Ong “Fight Impunity”, fondata dallo stesso ex eurodeputato lombardo nel 2019. Ed è proprio sul binario della tutela dei diritti umani, soprattutto con l’avvicinarsi dei Mondiali, che potrebbe essersi sviluppato il rapporto con il Qatar.
A Strasburgo, alla Plenaria dello scorso novembre, è andato in scena un dibattito sulla situazione dei diritti umani e dei lavoratori nello Stato del Golfo dopo le polemiche sul trattamento dei dipendenti stranieri che hanno contribuito alla costruzione degli stadi per il Mondiale.
E, già in quei giorni, in diversi al Parlamento europeo avevano asserito che la risoluzione finale avrebbe potuto essere più severa. Lo scorso primo novembre, invece, Kaili aveva incontrato il ministro del Lavoro qatariota Ali bin Samikh Al Marri, “accogliendo con favore l’impegno” di Doha “per i diritti dei lavoratori”.
Per il momento, tuttavia, non è stato precisato su quali decisioni si è concentrata l’inchiesta. Di certo, dal punto di vista politico, il colpo per l’Europarlamento c’è stato e ci sarà. In particolare per il gruppo progressista S&D, che assorbe il partito democratico italiano.
“Data la gravità delle accuse, chiediamo la sospensione dei lavori su tutti i dossier e delle votazioni in plenaria riguardanti gli Stati del Golfo, in particolare la liberalizzazione dei visti e le visite previste”, è stata la richiesta dei socialisti.
“Si tratta di accuse estremamente gravi, si faccia luce”, hanno aggiunto gli eurodeputati Dem. Sulla stessa linea anche il Partito popolare europeo (Ppe), mentre dai vertici dell’Eurocamera per ora c’è un fermo no comment.
Ma la polemica è destinata a montare. “La vicepresidente Kaili è indagata, si dimetta”, ha attaccato il M5S. “Bisogna fare chiarezza, chiediamo di affrontare il tema in Aula”, ha aggiunto la Lega.