L’export italiano segue l’ombra della crisi. Nelle regioni del Sud e delle Isole nel primo trimestre del 2014 rispetto ai tre mesi precedenti il dato peggiora. Un’indicazione che la dice lunga sulle prospettive di crescita annunciate dagli organismi di governo europeo e italiano.
Il Mezzogiorno, secondo l’Istat, l’export mostra una flessione del 3,5%, contro l’andamento stazionario del Nord Ovest e il +0,9% del Nord Est e il +1,9% del Centro. In confronto allo stesso periodo dell’anno precedente, però, il Sud mostra un +5,6%, seguito dal +4,5% del Nord Est e dal +1,7% del Nord Ovest.
Flette dello 0,9% il Centro, mentre le Isole fanno segnare un deciso -16,5%. Le esportazioni sono un indicatore per misurare in parte i livelli di competitività. L’Italia a causa dei vincoli e paletti europei non compete da anni non tanto per le cosiddette “riforme strutturali” da avviare, quanto per la spietata concorrenza sleale dei paesi emergenti entrati prepotentemente nel Wto. Quindi, Renzi può fare tutte le riforme che chiedono i burocrati di Bruxelles, ma se non agisce sulla causa della concorrenza spietata di cinesi, indiani, russi, brasiliani ecc., è davvero impossibile poter creare crescita e occupazione.