
malumori per il nuovo esecutivo targato Paolo Gentiloni vengono da più parti, dalle opposizioni alla minoranza Pd che in direzione lunedì chiedeva “discontinuità” con la squadra dell’ex premier Matteo Renzi.
I malpancisti si fanno sentire in maggioranza (ex, vedremo) con i verdiniani di Ala che già in questi giorni avevano fiutato di restare fuori dal nuovo governo per cui non hanno fatto sapere di non votare la fiducia al Senato dove potrebbero essere decisivi con i suoi 18 senatori. “Era più coerente un governo fotocopia con un Renzi bis”, hanno scritto – quando Gentiloni era salito al Colle – Denis Verdini e Enrico Zanetti di Ala e Scelta civica.
“Apprendiamo la seria possibilità che venga varato un governo “fotocopia”, – affermano i due – senza alcun approfondimento sulle questioni in campo. Di conseguenza, in coerenza con un’azione che in questi ultimi diciassette mesi ha assicurato al Paese la governabilità e la realizzazione di importanti provvedimenti senza alcuna contropartita, non voteremo la fiducia a un governo che ci pare al momento intenzionato a mantenere uno status quo, che più dignitosamente sarebbe stato comprensibile con un governo Renzi-bis.
Apprendiamo la seria possibilità che venga varato un governo “fotocopia”, senza alcun approfondimento sulle questioni in campo. Di conseguenza, in coerenza con un’azione che in questi ultimi diciassette mesi ha assicurato al Paese la governabilità e la realizzazione di importanti provvedimenti senza alcuna contropartita, non voteremo la fiducia a un governo che ci pare al momento intenzionato a mantenere uno status quo, che più dignitosamente sarebbe stato comprensibile con un governo Renzi-bis”, chiudono Denis Verdini e Enrico Zanetti.
Tradotto, significa che l’artefice del patto del Nazareno siglato da Silvio Berlusconi con Matteo Renzi esce dalla maggioranza. Un avvertimento abbastanza esplicito che tuttavia sembra non preoccupare il premier Gentiloni: “Il governo a Palazzo Madama non avrà alcun problema di numeri”, ha fatto sapere.