Dopo la conquista della città siriana di Palmira, l’Isis controlla di fatto larga parte della frontiera Siria Iraq. Sono in corso combattimenti nell’area a est di Ramadi, teatro ieri di una nuova avanzata dei jiadhisti che hanno sfondato le linee difensive irachene a Husaiba, circa 10 km dalla città lungo la direttrice che porta a Falluja e Baghdad. Lo riferisce un leader tribale locale, Sheikh Rafi Abdulkarim al Fahdawi Al Fahdawi, che fa appello al primo ministro Haidar al Abadi “perché invii urgentemente rinforzi nella regione.
Miliziani qaedisti del Fronte al Nusra e di altre formazioni islamiche hanno conquistato oggi un ospedale trasformato in caserma nel Nord-Ovest della Siria dove erano assediati da settimane circa 200 militari governativi”, riferisce l’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Onlus). Non si conosce la sorte dei soldati.
Il presidente Usa Barack Obama ostenta tranquillità: “Non credo che con l’Isis stiamo perdendo”. Obama reagisce alle critiche in un’intervista al magazine The Atlantic rilasciata martedì, due giorni dopo la presa di Ramadi da parte degli uomini dello Stato Islamico, e pubblicata giovedi.
Chi è invece preoccupato è il governo italiano dopo l’escalation dell’Is. Il governo italiano “è preoccupato, non solo da quello che succede in Siria ma anche per la forse ancora più minacciosa situazione in Iraq”: ecco perché, ha detto a Riga il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, “sarà fondamentale una verifica sulla strategia che stiamo portando avanti. Questa sarà fatta “fra qualche giorno a Parigi”, in occasione della “riunione del gruppo di testa della coalizione anti-Daesh”.
La settimana prossima la Commissione europea approverà la sua proposta legislativa sull’immigrazione e il ministro Gentiloni si aspetta che in quella occasione “confermi le ipotesi formulate nell’agenda, anche quantificando il numero dei rifugiati oggetto di ricollocazione”.
Come ha detto a Riga, “su questo si aprirà la discussione, il confronto: speriamo in esiti positivi”. Sulle posizioni espresse nei giorni scorsi sull’argomento dal presidente francese, Francois Hollande, Gentiloni ha ammesso che a margine del vertice di Riga se ne è parlato.
“Mi preoccupa – prosegue Gentiloni – il diffondersi di posizioni che non tengono in conto fino in fondo della necessità di condividere lo sforzo”.
“Facciamo un passo alla volta”, ha aggiunto”, “se il 27 come credo la Commissione confermerà, precisandone i numeri, l’impostazione dell’agenda europea, c’è già il sostegno molto forte del Parlamento europeo”. A quel punto, ha concluso Gentiloni, “si aprira’ una discussione e spero che alcune posizioni possano alla fine trovare un compromesso”.