Le recenti minacce dell’Isis contro l’Italia hanno fatto alzare il livello di guardia, già elevato dal Viminale dopo l’attentato terroristico di Barcellona. Il califfato, che già aveva minacciato l’Italia e il Vaticano (“piazzeremo la nostra bandiera sulla cupola di San Pietro”, ndr) in un dispaccio rilanciato da “Site”, ha fatto sapere di voler attaccare cittadini del nostro paese con veicoli, alla stregua di molti attentati in Europa.
Dopo le minacce, la Guardia Svizzera – i soldati del Vaticano – è pronta ad affrontare qualsiasi minaccia anche terroristica, ha detto il capo del contingente che difende il Papa, Christoph Graf, nel corso del raduno delle guardie che si è tenuto nei giorni scorsi a Soleure, in Svizzera.
Un conto sono le aperture di Bergoglio all’invasione di musulmani in Europa, un altro i “doveri” di sicurezza che i militari in divisa giallo-blù devono garantire al capo della Cristianità e al piccolo stato religioso.
“Forse è solo una questione di tempo prima che un attacco del genere si verifichi a Roma. Ma siamo pronti anche a questo”, ha detto Graf secondo quanto riportato da Cath.ch, portale cattolico svizzero, rilanciato anche da altri media di informazione religiosa.
Ma colpisce che nei fatti sia una eventualità presa in seria considerazione dai soldati di Bergoglio, segno che il pericolo c’è ed è anche “importante”. Graf, il Capo del piccolo ma efficiente contingente militare che vigila sulla sicurezza del Papa e della Città del Vaticano, ribadisce da tempo che i suoi soldati sono addestrati ai massimi livelli per fronteggiare qualsiasi minaccia.
Presenza folcloristica per le loro divise multicolori, oggetto di migliaia di foto-ricordo ogni giorno, le guardie svizzere in ogni caso non si addestrano con le alabarde che pure ancora sfoggiano nelle grandi occasioni. Sono un vero e proprio corpo militare, motivato e preparato. Quanto alle minacce, l’attenzione in Vaticano è da tempo già ai massimi livelli.
Sul fronte dell’accoglienza di migranti, Magdi Cristiano Allam, va allo scontro frontale con Papa Francesco, reo di aperture e ingerenze ingiustificate, in particolare nella discussione in Parlamento sullo Ius soli. Ironico e pungente uno degli ultimi post sulla sua pagina Fb. Sulla questione “Papa Francesco ha rettificato le sue precedenti dichiarazioni. É vero che vuole lo ius soli ma non in Italia bensì nello Stato del Vaticano.
Il primo provvedimento attuativo riguarderà l’abolizione della Guardia svizzera, un’istituzione inconfutabilmente razzista, sostituendola con la Guardia multirazziale, preferibilmente afro-islamica, ovviamente aperta a tutti gli orientamenti sessuali”, scrive l’ex vice direttore del Corriere della Sera.