1 Novembre 2024

Liste Pdl, in Campania è giallo (con lite). Cosentino scappa con le firme. Inseguito e preso

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Berlusconi con CosentinoQuando il caos prende il sopravvento. Sono ore ancora fittissime di trattative per la presentazione delle candidature alle elezioni politiche.  Il partito che sta vivendo più di altri questi minuti al cardiopalma è il Pdl, alle prese con il problema dei cosiddetti “impresentabili”. Dopo il vertice notturno a palazzo Grazioli, due sembrano essere i punti fermi: l’annunciata rinuncia dell’ex braccio destro di Tremonti, Marco Milanese alla candidatura e la presenza di Augusto Minzolini in Liguria come numero due al Senato dopo Berlusconi. Ma è rivolta.

Il sindaco di Sanremo Maurizio Zoccarato va giù duro: “Siamo pronti a lasciare in massa”, se dovesse passare l’ex direttore del Tg1 Rai, il quale, commentando il suo impegno, aveva detto: “La mia candidatura  è l’occasione per poter dire ancora la mia. Mi sono sentito emarginato e messo da parte”. Resta invece ancora aperta la querelle che riguarda Nicola Cosentino e i dubbi giunti dagli esponenti locali del partito per quel che riguarda Sicilia, Marche, Abruzzo (dove scoppiano i casi di Razzi e Scilipoti) e Piemonte. “Comunico di aver ritirato sin da ieri la mia candidatura dalle liste del Pdl al fine di evitare ogni strumentalizzazione delle mie vicende giudiziarie” ha annunciato Milanese, che segue a ruota la rinuncia di Claudio Scajola e Marcello Dell’Utri.

Ma da quando si apprende potrebbe essere la lista di Miccichè “Grande Sud”, alleata del Pdl, a ospitare molti degli “impresentabili”. Non altrettanta disponibilità ancora, nonostante il pressing di Silvio Berlusconi, da parte del deputato campano Nicola Cosentino e del suo collega Alfonso Papa, entrambi inquisiti. E tra i candidati quasi certi si trovano gli uscenti oltre ad Angelino Alfano, capolista in Sicilia e forse nel Lazio, Gaetano Quagliariello, Maurizio Lupi, Mariastella Gelmini, Annamaria Bernini. E ancora Daniele Capezzone, Daniela Santanchè e Maria Vittoria Brambilla. Intanto il giorno dopo l’avvio della campagna elettorale di Mario Monti con i suoi candidati, fanno ancora discutere le sue parole. Massimo D’Alema ha criticato la presunzione del premier ed ha ricordato che il suo partito ha governato “con Ciampi, Prodi e Padoa Schioppa: calma professore!”.

E commentando le critiche del Financial Times il presidente Copasir si e’ detto “d’accordo: meglio uno che guarda negli occhi le persone, come Bersani”. “Chi cerca un uomo di spettacolo non voti Monti, perche’ Monti e’ altra cosa. Chi vota Monti e le liste a lui collegate vota qualcuno che in Europa e nel mondo canta fuori dal coro rispetto agli altri spartiti all’opera” ha replicato al Pd il leader Udc Pierferdinando Casini. Nel Pdl restano tesi i rapporti al vertice in vista delle composizioni delle liste. Si parla addirittura di uno scontro fisico tra Cosentino e lo stesso segretario Alfano che all’interno del partito deve vedersela pure con un altro grande escluso: Marcello Dell’Utri, che lo aveva accusato di “non avere palle” nella gestione del partito.

La coperta è molto corta e non c’è spazio per tutti. Sempre in Campania, dove pare sempre più sicura l’esclusione di Cosentino, scoppia un caso legato alle liste. Sarebbe sparito il plico con le candidature della Camera. Una “reazione” addebitata, da dirigenti pidiellini napoletani, all’ex sottosegretario di Casal di Principe. Subito dopo però il chiarimento. Da un comunicato ufficiale del Pdl campano si legge che «la notizia relativa a una presunta sparizione delle liste elettorali della Campania è destituita di fondamento. Tutta la documentazione è nelle mani del commissario regionale della Campania, senatore Francesco Nitto Palma, che sta provvedendo al deposito». Sempre l’ex ministro ha poi però ammesso che i documenti li ha recuperati dalle mani di Cosentino a Caserta. “Un vero e proprio inseguimento da parte di Verdini e Nitto Palma”, dice chi ha assistito alla scena.

Nel frattempo, per cautela, erano stati chiamati tutti i candidati a riprodurre la firma di accettazione della candidatura per “Campania 2” Domenico Scilipoti. Il passo indietro di Cosentino era stato auspicato anche dal leader del partito Silvio Berlusconi, molto attento ai sondaggi e ai molti rumors campani, sebbene gli avrebbe promesso un posto da Ministro qualora vincesse il Centrodestra, coalizione pronta a ripresentare un altro lodo allargato ai ministri non parlamentari. Uno dei “rumors” è il prete anticamorra Don Luigi Merola che in un incontro con Berlusconi aveva incassato la proposta di candidatura in Parlamento.

Ma il giovane Don Luigi avrebbe rifiutato per “l’assenza di pulizia e legalità all’interno del Pdl”, riferendosi proprio a Cosentino ed ai suoi legami parentali con presunti camorristi. Tornando in Abruzzo il governatore Gianni Chiodi ha minacciato “di prendere altre strade” se solo si trovasse in lista Antonio Razzi, ex Idv che denunciò la compravendita  di voti in Parlamento proprio a opera di Silvio Berlusconi, e Domenico Scilipoti anche lui ex dipietrista, su cui pesa il veto del governatore abbruzzese: “Sono pronto a lasciare il Pdl”. Sembrerebbe che il presidente dei responsabili, che tenne in piedi il governo Berlusconi dopo la “cacciata” di Fini, sia candidato in Calabria, ma a sua insaputa, come ha riferito in una intervista al Corriere della Calabria.

Anche in Calabria pare vi siano malumori per l’inclusione di Scilipoti nelle liste del Pdl. Mentre anche Alfano si mostra fiero per la candidatura in Calabria di Rosanna Scopelliti, figlia dell’ex magistrato ucciso dalla ‘ndrangheta nel ’91, il governatore calabrese dicono non abbia digerito affatto l’imposizione di Scilipoti.  Il suo fedelissimo e consigliere regionale Fausto Orsomarso su Twitter afferma: “Leggo da una velina Scilipoti candidato al Senato in Calabria nel Pdl. Spero sia uno scherzo!”.

L’imbarazzo è forte, fanno sapere in ambienti ex aennini che vedono in posizione marginale l’uscente Giovanni Dima e l’esclusione senza tanti complimenti del gasparriano Michele Traversa, mentre entra in forza l’avvocato Nico D’Ascola, collega e amico di Ghedini e legale di Giampi Tarantini. Trovano riconferma i forzisti Jole Santelli e Antonio Gentile. In ogni caso, nelle liste pesa forte un po’ ovunque nel Paese la presenza degli ex di Forza Italia mentre si registra la (quasi) scomparsa degli ex An, ad eccezione di Gasparri, Matteoli e altri due o tre. Fuori dalle liste Pdl, l’ex ministro finiano Andrea Ronchi (poi ripassato con Berlusconi).

Non troveranno spazio nemmeno Urso, Viespoli Menia e Landolfi, che parla di “pulizia etnica”. La Russa, che aveva fiutato tutto è andato via per tempo dal Pdl fondando “Fratelli d’Italia” con Crosetto e la Meloni. Maurizio Gasparri, potente colonnello del Pdl, aveva presenziato alla conferenza dei tre “dissidenti”. Poi ha fatto un “passo indietro”. Ma evidentemente non è bastato a riacquistare la fiducia di Berlusconi che qualche settimana prima aveva premesso: “Non mi fido di chi volta le spalle”. Infatti, sembra che il Cav. abbia perso stima per Gasparri e lo ha isolato.


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