“Non ho preso manco una lira”. Così Luca Gramazio, consigliere regionale di Forza Italia, ha detto al gip Flavia Costantini nel corso dell’interrogatorio di garanzia svolto nel carcere di Rebibbia, dove si trova detenuto nell’ambito della seconda inchiesta su Mafia Capitale.
L’atto istruttorio è durato oltre due ore durante le quali Gramazio, in base a quanto si apprende, ha respinto le accuse dando una sua versione dei fatti. L’interrogatorio si è svolto “in un clima sereno e collaborativo”. Luca Gramazio, a cui i pm di Roma contestano i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso e la turbativa d’asta – relativamente alla gara da 60 milioni di euro per il Recup, il sistema di prenotazione unificato della Sanità – rappresenta una delle figure chiave di questa seconda tranche della maxi inchiesta sul malaffare capitolino. Per chi indaga l’esponente di Forza Italia rappresenta, infatti, la cerniera tra il presunto clan guidato da Massimo Carminati da Salvatore Buzzi e le amministrazioni locali.
“Marino e Zingaretti sono completamente altro rispetto alla cricca. Bisogna riconoscere i colpevoli veri, per troppo tempo si è sparato sul mucchio”. A sottolinearlo il segretario del Pd, Matteo Renzi, che assicura: “Non chiederò mai le dimissioni per un avviso di garanzia. Io ho anche un padre indagato a Genova. Se ragiono su avvisi di garanzia i miei figli non avrebbero dovuto vedere il nonno. Ho 5 sottosegretari indagati io credo che un cittadino è innocente fino a prova contraria”.
Luca Gramazio, arrestato il 4 giugno 2015, era stato già indagato nella prima inchiesta del 2 dicembre scorso dove finirono in manette 37 persone insieme ai due presunti capi clan Salvatore Buzzi e Massimo Carminati.
Gramazio, secondo il gip Flavia Costantini è ritenuto il “collegamento politico” dell’organizzazione. L’esponente politico “svolge un ruolo di collegamento tra l’organizzazione da un lato e la politica e le istituzioni dall’altro, ponendo al servizio della stessa il suo “munus publicum” e il suo ruolo politico”, secondo il magistrato Gramazio “può ricondursi al capitale istituzionale di Mafia Capitale: quel sistema di relazioni con uomini politici, apparati burocratici, soggetti appartenenti a vario titolo alle istituzioni, che costituiscono il contatto privilegiato dell’organizzazione con il mondo di sopra”.
Ieri l’interrogatorio di garanzia in carcere a Rebibbia, in cui invece il consigliere di Forza Italia si difende e dice di non aver preso i soldi contestategli dalla procura di Roma.