Ad agosto era stato arrestato a Genova per maltrattamenti, ora Digos e Dda gli hanno contestano di “volersi immolare” per l’Isis. Il gip del tribunale di Genova ha emesso un’ordinanza di custodia in carcere per Nabil Benamir, marocchino, 29 anni.
Per l’accusa, Benamir sarebbe un “esponente di rilievo” dell’Isis tornato in Europa “con l’obiettivo di addestrare altri membri dello stato islamico alla fabbricazione e all’utilizzo di esplosivi”.
Nelle perquisizioni, oltre a istruzioni per azionare ordigni esplosivi con vecchi cellulari, uno dei quali in suo possesso, sono stati trovati video di azioni suicide, “testamenti” di attentatori prima di immolarsi oltre a tracce di comunicazioni effettuate tramite WhatsApp che lasciano supporre l’esistenza di un “mandato” che l’indagato avrebbe dovuto assolvere in Italia.
L’individuazione e l’arresto di Benamir, da alcuni mesi detenuto nel carcere di Genova per i reati di lesioni dolose e maltrattamenti nei confronti della ex compagna, è il frutto di un network investigativo.
Nabil Benamir aveva ricevuto la “chiamata”, ed era in attesa di ricevere istruzioni per azioni operative da compiere. Emerge dall’ordinanza con cui il gip ha disposto la custodia in carcere. “Nabil scrive alla “sorella Farah”: “Ha chiamato il chiamante… devo andare al lavoro… Parliamo un’altra volta. Inshallah, che Dio allunghi la mia età e il mio destino. Prega per me per la Shahada e che accetti il mio lavoro…”.
L’interlocutrice risponde con toni preoccupati: “Specificami di cosa stai parlando… O Dio … ma di che lavoro si tratta?”. Secondo il giudice, la locuzione “ha chiamato il Chiamante” riprende la Sura coranica Al Imran versetto 139.
In ambito radical-fondamentalista l’uso di questi termini è rivolto a quelle persone che “stanno per incontrare Dio” e viene pronunciato all’indirizzo di jihadisti e martiri. “Tali conversazioni – scrive il giudice – si saldano in maniera inquietante con il “bando di arruolamento” tra le file dello Stato Islamico rinvenuto nella memoria cache del telefono”.