27 Aprile 2024

Scandalo coop e migranti, arrestate moglie e suocera del deputato Soumahoro

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Arresti domiciliari per Marie Therese Mukamatsindo e Liliane Murekatete, suocera e moglie del deputato eletto con Sinistra&Verdi, Aboubakar Soumahoro, nonché membri del Consiglio di Amministrazione della cooperativa sociale integrata “Karibu” che ha ricevuto e gestito fondi pubblici per attività legate ai migranti. La Guardia di finanza di Latina ha eseguito l’ordinanza emessa dal gip nell’ambito dell’attività delle cooperative coinvolte nella gestione di richiedenti asilo e di minori non accompagnati nella provincia di Latina. Disposto anche l’obbligo di dimora per un altro figlio di Marie Therese Mukamatsindo.

“Prendo atto della misura applicata a mia moglie Liliane, null’altro ho da aggiungere o commentare, se non che continuo a confidare nella giustizia. Ribadisco, come è agli atti, la mia totale estraneità a tutto e chiedo nuovamente di rispettare la privacy di mio figlio”, ha dichiarato il deputato, dopo lo scandalo migrato nel gruppo Misto.

Le accuse
I finanzieri hanno eseguito anche un sequestro preventivo a fini di confisca, anche per equivalente, del profitto del reato nei confronti dei membri del Cda della cooperativa ‘Karibu’ e di un altro soggetto legato a loro da vincoli di parentela, che attualmente si trova all’estero.

Le indagini condotte dalla procura di Latina e dalla Guardia di Finanza hanno consentito di accertare condotte, contestate a vario titolo e a seconda delle posizioni, di frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) e autoriciclaggio. In particolare, le cooperative Karibu e Consorzio Agenzia per l’inclusione e i diritti d’Italia, oltre alla Jambo Africa (per il tramite della Karibu) avrebbero percepito ingenti fondi pubblici da diversi Enti (Prefettura, Regione, Enti locali etc.) destinati a specifici progetti o piani di assistenza riguardanti i richiedenti asilo e i minori non accompagnati, fornendo tuttavia un servizio inadeguato e comunque difforme rispetto a quello pattuito.

L’ordinanza
Nell’ordinanza del gip di Latina si legge che dalle indagine è emerso “un collaudato sistema fraudolento fondato sull’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni soggettivamente e oggettivamente inesistenti e altri costi inesistenti, adoperati dalla Karibu nelle dichiarazioni relative agli anni 2015-2016-2017-2018 e 2019, non solo con la specifica finalità evasiva (inserendo in dichiarazione costi non deducibili) ma anche per giustificare in sede di rendicontazione, la richiesta di finanziamenti alla Direzione Centrale del ‘sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati”’.

“Come ampiamente ricostruito dalla documentazione acquisita e sintetizzato nell’informativa della Guardia di Finanza di Latina (datata febbraio 2021), negli anni la Karibu ha percepito fondi pubblici da diversi enti statali, poiché è stata ente attuatore di diversi progetti indicati come: Cas (centri accoglienza straordinaria), Sprar (sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati) servizio di accoglienza minori e, ancora, progetto rete antitratta” spiega il gip. “Le condotte risultano volontarie e consapevolmente mirate ad un risparmio di spesa (e successiva distrazione) dei fondi pubblici percepiti”.

Fra le criticità emerse, in particolare, il giudice cita nell’ordinanza: “sovrannumero di ospiti rispetto alla capienza consentita e promiscuità; alloggi fatiscenti con arredamento inadeguato rispetto al numero degli ospiti, mobili rotti e malmessi, condizioni igieniche carenti, riscaldamenti ridotti alle sole ore notturne o assenti; ambienti poco curati (presenza di umidità e muffa) e non in sicurezza, spesso persino insalubri; derattizzazione e deblattizzazione assenti; mancata consegna, all’ingresso nella struttura, del kit vestiario e della scheda telefonica di 15 euro; corsi di lingua italiana scarsi o insufficienti; insufficienza del cibo e di scarsa qualità; criticità dell’assistenza sanitaria; carenze nella tenuta della documentazione che non permette il tracciamento delle attività e dei servizi resi alle persone”. Per il gip di Latina “il dato oggettivo e contabile, non superabile, è che buona parte del denaro ricevuto non è stato adoperato per le finalità preposte, questo alla luce delle documentate distrazioni ma, anche e soprattutto, per la carenza dei servizi offerti”.

Sequestri per quasi 2 milioni di euro
Ammonta a quasi due milioni di euro (1.942.684) il sequestro disposto dal gip di Latina nell’ambito dell’inchiesta. Per il gip oltre alle ”condotte di frode in pubbliche forniture” gli accertamenti contabili e le stesse valutazioni del commissario liquidatore, hanno permesso alla Procura di ricostruire ”un quadro allarmante di distrazioni patrimoniali idonee a svuotare la Karibu (anche per il tramite della Jumbo Africa- soggetto giuridico fittizio) e portarla allo stato di insolvenza, dichiarato con sentenza del Tribunale di Latina del maggio 2023”.

A fronte dei flussi di denaro pubblico, la Guardia di finanza ha ricostruito tutte le disposizioni bancarie “prive di congrua giustificazione causale e comunque per finalità diverse da quelle alle quali era preposta la Karibu”. In particolare, viene riportato nell’ordinanza, “si evidenziano bonifici verso l’estero per 472.909 euro negli anni 2017/2022, utilizzo di carte di credito e prepagate, intestate alla Karibu, ma adoperate per finalità private (ristoranti, gioiellerie, centri estetici, abbigliamento, negozi di cosmetica) per importi come 93.976 euro nel 2017, 208.394 nel 2018, 49.946 euro nel 2019; 13.803 euro nel 2020; 2.177 nel 2021”. In molte occasioni, come emerge dall’ordinanza, le carte prepagate sono state ricaricate con causali relative a “progetti”, quando in realtà le spese effettuate con la medesima carta risultano presso attività di ristorazione, strutture recettive, negozi di abbigliamento, gioiellerie, in Italia e all’estero (Ruanda, Belgio, Portogallo).

Una parte del denaro ottenuto dalle coop, quasi mezzo milione di euro (472.909), è stata trasferita all’estero tra il 2017 e il 2022. Come emerge dall’ordinanza del gip di Latina, uno degli indagati “avendo la disponibilità delle credenziali di accesso al conto corrente principale della Karibu e della Jambo, ha potuto disporre, a suo piacimento, delle risorse pubbliche erogate per la gestione dei migranti, trasferendo ingenti risorse di denaro pubblico a favore di sé stesso oltreché verso l’estero ed in particolare in Rwanda dove lo stesso ha avviato prima l’apertura di un Supermercato e, successivamente, di un Ristorante sotto l’insegna ‘Gusto Italiano”’.


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