
Un reato che viene da lontano quello del vilipendio al capo dello Stato. Un reato d’opinione che prevede ancora fino a 5 anni di carcere per ogni critica espressa contro il garante della Costituzione, ossia il presidente della Repubblica. Ma con il voto di giovedi al Senato forse cambia qualcosa, “in meglio” dice chi sta apportando le modifiche in parlamento.
Stiamo parlando dell’articolo 278 del codice penale che prevede le sbarre per chiunque offende l’onore e il prestigio del capo dello Stato. Qualcuno voleva abrogarlo perché limita la libertà di espressione e di opinione e la Costituzione vieta espressamente qualsiasi limitazione, ma con le modifiche si passa dalla pena del carcere a una sanzione pecuniaria. “Un piccolo passo avanti”, commenta qualcuno in Senato.
Il Ddl di modifica l’articolo 278 del codice penale è stato approvato a palazzo Madama con 195 sì, 3 astenuti e 21 no. Il provvedimento ora passa all’esame della Camera che dovrà dare il via definitiva dopo eventuali emendamenti al testo.
In sostanza, il capo dello Stato potrà essere criticato senza rischiare il carcere fino a 5 anni. Con le nuove norme approvate dal Senato sono previste infatti multe da 5.000 a 20.000 euro e, se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato, la reclusione fino a due anni. L’articolo 278 del codice penale che prevedeva la detenzione da uno a cinque anni è stato modificato e il carcere è stato tramutato in una sanzione pecuniaria. Ad incassare l’ok di palazzo Madama il testo uscito dalla commissione Giustizia, senza alcuna modifica.
Non è stato un via libera condiviso da tutti: Lega e Sel si sono dichiarati contrari. Erika Stefani (Ln) e Peppe De Cristofaro (SEL-Misto) hanno in sostanza sottolineato come la “modifica di una norma del codice penale risalente all’epoca fascista rappresenti un compromesso al ribasso, mantenendo un reato di opinione che appare incompatibile con la tutela costituzionale della libera manifestazione del pensiero e del diritto alla critica politica”.
Anche Lucio Barani (Gal), Lello Ciampolillo (M5s) e Maurizio Gasparri (FI), annunciando il loro voto favorevole, hanno precisato che avrebbero preferito l’abrogazione del reato. Hanno invece sostenuto il testo, annunciando il voto favorevole, i senatori Carlo Giovanardi (Ap) e Giuseppe Lumia (Pd).
Il reato d’opinione e di critica resterà per chiunque oserà contraddire il capo dello Stato. Vi sono diverse correnti di pensiero sul Vilipendio. Certo, l’insulto e l”ingiuria sono una cosa, reati per cui già tutti i cittadini rischiano il processo se denunciati dalla parte offesa, ma la critica politica è ben altra cosa se rapportata al principio costituzionale che garantisce la libertà di pensiero e di espressione. Ne sanno qualcosa Bossi, Grillo, Pannella e molti altri che criticando il capo dello Stato hanno rischiato di essere incriminati per una norma di epoca fascista. Il leader della Destra, Francesco Storace è stato invece condannato a sei mesi di carcere (pena sospesa) per aver definito “indegno” l’allora presidente Napolitano.