Il comune di Montagnana (Padova) si ribella all’obbligo, sancito dalla legge, che impone alle autorità locali il riconoscimento di “Dichiarazioni di residenza anagrafica” anche ai migranti che si trovano nello status temporaneo di richiedente asilo. Il sindaco della località padovana Loredana Borghesan ha scritto al ministro dell’interno Matteo Salvini per denunciare “una situazione che presto potrebbe degenerare e di cui nessuno si è occupato finora”.
Il primo cittadino chiarisce il problema: “la legge impone ai nostri responsabili dei servizi demografici, previa richiesta degli interessati – rileva – l’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo, indipendentemente dal riconoscimento dal riconoscimento dello status di rifugiato: questa iscrizione comporta l’ottenimento della residenza nel Comune ospitante e quindi il rilascio della carta d’identità”.
Nel caso di Montagnana i circa 130 richiedenti asilo ospiti sono arrivati a novembre 2015 e sono stati collocati per lo più in una grande struttura privata a ridosso del centro storico. “Innanzitutto il Comune – sottolinea il sindaco, alla guida di una giunta di centrodestra – non ha accesso alla struttura e non è in possesso di informazioni aggiornate sui migranti. Non conosciamo chi e quanti siano i richiedenti asilo nel territorio comunale. Non sappiamo quale sia la loro storia personale, quale sia la loro professione”.
Si tratta, evidentemente, anche di una questione economica. “Certificare una residenza – spiega Borghesan – significa di fatto determinare il via libera a eventuali o future richieste di contributi, assegni di maternità, case popolari, assistenza domiciliare. Il problema che si apre non è di facile gestione. Quello che temiamo – aggiunge – è che questa situazione possa portare ad effetti di gravità esponenziale, non gestibili e sostenibili, anche finanziariamente, a medio e lungo termine e potenzialmente devastanti sia per i territori, sia per gli enti locali che per lo Stato”. Per il sindaco è sostanzialmente un problema di equità.
“Serve una soluzione di buonsenso che rispetti la legge ma che tenga conto delle effettive necessità di garanzia dell’ordine pubblico – conclude – e della gestione oculata ed equa delle risorse economiche e finanziarie del Comune”. (Ansa)