15 Novembre 2025

Salvini acclamato nuovamente segretario della Lega: “Sul Viminale né parlerò con Meloni”

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Il vicepremier Matteo Salvini è stato acclamato come segretario della Lega. Per lui è il terzo mandato consecutivo al vertice del Carroccio dove starà fino al 2029. Si chiude, alla fortezza da Basso di Firenze, il primo congresso dell’era che porta il suo nome nel simbolo.

E a proposito del suo desiderio di tornare al Viminale il leader della Lega, oggi ai Trasporti, ha detto: “Ne parlerò con Giorgia Meloni”, ha affermato rispondendo alla richiesta, quasi corale, espressa dai ‘suoi’ perché torni a fare il ministro dell’Interno.

E’ ormai caduto lo stigma dell’accusa di sequestro di persona grazie all’assoluzione al processo di Palermo. E Piantedosi – fanno intendere i leghisti – potrebbe lasciare l’incarico al Viminale e correre per la presidenza della Campania alle prossime regionali. Ma i fan del ricambio finiscono qui. Fuori dalla fortezza fiorentina, tra gli alleati di governo, la proposta viene vista come un rimpasto ad personam né necessario né voluto. E nemmeno semplice in questo momento. Malumori all’interno di alcuni esponenti della maggioranza i quali difendono Piantedosi.

Salvini però non rinuncia alla ‘rivalità’ e a mo’ di arringa interna, dice: “Siamo i secondi della coalizione, vogliamo tornare primi”. Ma è soprattutto sull’opa al Viminale che il ‘capitano’ osa di più. Parlando per un’ora dal palco, dopo le questioni di partito, passa alla politica nazionale ed elogia Matteo Piantedosi: “E’ un amico, è un ottimo ministro, persona di fiducia di parola”. Ma dietro al “dovere” di ascoltare il suo partito, c’è altro. Così ne approfitta e azzarda: “Con serenità parlerò sia con Matteo che con Giorgia Meloni”.

Piovono applausi in sala. Il vicepremier riprende la parola e passa a uno stile più rituale: “Io sono a disposizione dell’Italia e della Lega, senza avere smanie”. Lo ripete più volte interrotto dai cori “Matteo, Matteo” e da qualche leghista in piedi, tra cui i capigruppo Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, ieri portavoci dell’appello. Nel frattempo il segretario ha altri ‘bottini’ di giornata da vantare. Riconfermato alla guida del partito per la terza volta dal 2013, con il nuovo statuto resta in carica 4 anni. In una Lega partito nazionale (come lui l’ha voluta, in dissenso da Umberto Bossi che però resta “un genio assoluto”), può contare su un quarto vicesegretario. Per ora nessuna nomina ma intanto sbandiera il colpo della tessera a Roberto Vannacci. Gliela consegna sul palco tra flash e applausi, più o meno convinti, della platea.

Quindi introduce il generale prestato alla politica, e finora resistente, e lo rende arruolabile come vice. Lui si schernisce dietro all’attuale incarico da eurodeputato ma non chiude: “Vedremo, in base a quello che sarà”. In un giorno solo, e dopo il regalo di Elon Musk con il video che ha fruttato 30 milioni di visualizzazioni sul web, per Salvini può bastare. I messaggi sono stati spediti. All’interno: con modifiche allo statuto, rassicurazioni sui temi clou (l’Autonomia, la pace fiscale, la difesa dei confini sottolineando che erano nei manifesti politici del partito degli ultimi 25 anni) e chiedendo meno gelosie di cortile. E all’esterno: con il mantra pacifista “senza se e senza ma”. Il leghista martella sul no al Rearm Eu, la “calma” sui dazi e la solita guerra all’Europa. Per attaccare il Green deal, invoca la ruvidezza del presidente argentino Javier Milei: è “quello il mega dazio, è a Bruxelles il problema per le nostre imprese, è lì che bisogna usare la motosega di Milei e bisogna sfoltire”. Messaggi centellinati anche attraverso gli ospiti a sorpresa: oggi è toccato al video di Marine Le Pen, amica e compagna di sventure giudiziarie, quello molto meno empatico di Meloni e la solita parata di leader sovranisti tra cui Viktor Orban Fino al presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, per la prima volta a un congresso della Lega e testimonial del sì al nucleare “e subito”. Sul finale, un attimo di commozione accennando al tempo tolto ai figli (“è il mio crucio più grande”) e la promessa che al prossimo congresso sarà (solo) delegato.

In videoconferenza con Matteo Salvini al congresso della Lega a Firenze è intervenuta anche Marine Le Pen, leader della destra francese, la quale rivendicato – dopo il golpe giudiziario che l’ha esclusa dalle elezioni presidenziali del 2027, come Georgescu in Romania – una lotta “pacifica e democratica” che prende l’esempio “da Martin Luther King”. Più tardi, dalla place Vauban davanti agli Invalides, dove si erano riunite alcune migliaia di suoi sostenitori contrari alla condanna all’ineleggibilità, ha poi invocato i “diritti civili dei francesi” che sarebbero stati violati dalla sentenza.

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