Dopo un’altra notte di paura, in Nepal sono riprese le ricerche di vittime e sopravvissuti. Ieri un’altra forte scossa di terremoto, classificata magnitudo 7.3 ha fatto tremare l’imponente catena dell’Himalaya con onde sismiche che si sono propagate nella capitale Kathmandu e anche in India, in Tibet e Bangladesh.
Il bilancio provvisorio è di almeno 65 vittime e quasi 2.000 feriti, ma i numeri sono destinati a salire. 16 morti si contano India, alcuni dei quali a New Dheli. Morti che si vanno a sommare agli oltre ottomila del sisma di circa due settimane fa. In Nepal è emergenza nell’emergenza.
Si cerca incessantemente l’elicottero dei Marines degli Stati Uniti con otto persone a bordo. Migliaia di nepalesi hanno trascorso la notte all’addiaccio. Gli occhi spalancati per la paura, pochi vestiti addosso mentr gli altri sono stati lasciati nelle case già irreparabilmente segnate dal terremoto di aprile, altre crollate ieri e ridotte ad un cumulo di macerie. Moltissimi cittadini dopo la forte scossa di 15 giorni fa non c’erano tornate nei loro appartamenti.
L’epicentro del sisma di martedì è stato registrato a circa 76 km a est della capitale, Kathmandu, vicino alla città di Namche Bazaar, alle pendici nord ovest del monte Everest.
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Una seconda scossa di magnitudo 6.3 ha colpito ancora il Nepal 30 minuti più tardi e numerose altre scosse di assestamento si sono susseguite per tutta la notte e mercoledì mattina.
La scossa principale è stata sentita nel nord dell’India, del Tibet e Bangladesh. Le autorità indiane hanno riferito che almeno 16 persone sono state uccise nello stato del Bihar, e un altro in Uttar Pradesh. Le autorità cinesi hanno confermato che una persona è morta in Tibet.
I distretti nepalesi di Dolakha e Sindhupalchowk, a est della capitale Kathmandu, sono stati inizialmente indicati come i più colpiti, con i funzionari che hanno parlato di 26 morti accertati, 20 dei quali nella città di Charikot.
Nei luoghi più colpiti operano soccorsi di tutto il mondo. C’è la Croce Rossa Internazionale che riferito di aver ricevuto segnalazioni di molte vittime nella città di Chautara in Sindhupalchowk. Una città spettrale. C’è un ospedale diventato un hub per gli aiuti umanitari.
I soccorritori, muniti di ruspe e unità cinofile, scavano e cercano. Si scava anche con le mani per individuare il più esile dei respiri. Le ore passano inesorabili, il freddo si fa sentire.
Vi sono molte donne e bambini tra gli sfollati. Insieme ai soccorritori sono stremati. Una vera emergenza umanitaria che potrebbe aggravarsi con la diffusione di epidemie. Danni che ammontano a miliardi di dollari per un paese raso al suolo dai “capricci” della terra. E c’è qualcuno che comincia a pensare a un Piano Marshall per salvare il Nepal.