28 Aprile 2024

La Procura di Padova impugna 33 atti di nascita: “Illegittimo con 2 mamme”

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La Procura di Padova ha impugnato, perché ritenuti illegittimi, tutti e 33 gli atti dell’anagrafe registrati dal sindaco Sergio Giordani, dal 2017 a oggi, nei quali il Comune ha riconosciuto ai bimbi di coppie gay anche con il nome del “secondo genitore”, ovvero la mamma non biologica.

“Le notifiche dell’impugnazione arriveranno a tutte le 33 coppie per le quali abbiamo chiesto al Comune, ad aprile, gli atti anagrafici”. Lo dice all’Ansa il procuratore di Padova facente funzioni, Valeria Sanzari. Ci sono tempi tecnici di assegnazione agli uffici e quindi – spiega – non è possibile dire a quante famiglie sia già stata notificata l’impugnazione. “Io sono tenuta a far rispettare la legge – aggiunge – e con l’attuale normativa non posso fare altro”.

“Illegittimo l’atto nascita con 2 mamme”. Va contro le leggi, e i pronunciamenti della Cassazione, un atto di nascita registrato con “due mamme”. Per questo una coppia di donne gay di Padova si è vista notificare un atto giudiziario con il quale il Procuratore chiede al Tribunale la rettifica dell’atto di nascita della bambina della coppia (registrato il 30 agosto 2017), attraverso la “cancellazione” del nome della madre non biologica, e la “rettifica” del cognome attribuito alla figlia, tramite cancellazione di quello della ‘seconda mamma’. La bimba compirà fra poco 6 anni. Il Tribunale ha fissato l’udienza per la discussione del ricorso al 14 novembre prossimo.
La coppia, 40enne, sposatasi all’estero, ha un secondo bimbo, figlio biologico dell’altra donna – all’anagrafe il secondo genitore della bambina – I due hanno pochi mesi d’età di differenza, e sottolinea la donna cui è indirizzato il ricorso della Procura, sono a tutti gli effetti “due fratelli”, lo stesso doppio cognome, seppur con due mamme diverse. La madre biologica della bambina ha già inviato i documenti per l’iscrizione della figlia alla prima elementare con il doppio cognome.

La posizione della famiglia
“Non si tratta solo di ripercussioni sulla vita sociale. Ma ripercussioni sulla propria identità, fino a prova contraria un diritto fondamentale. Un trauma personale in una fase delicata dello sviluppo, per il fatto di non avere più un fratello ed una mamma”. Lo afferma la mamma che per prima si è vista notificare dalla Procura di Padova l’impugnazione per la cancellazione e rettifica del nome della seconda mamma non biologica della figlia, indicata nell’atto dell’anagrafe come “secondo genitore”. “Mi chiedo – dice all’ANSA la donna – come possa un Tribunale di uno Stato che professa la tutela dei minori come una priorità, escludere che una bambina di 6 anni iscritta alla scuola primaria possa accusare un cambio di cognome, un fratello ed una mamma che nella forma smettono di essere famiglia”. “Sono queste – conclude – le priorità del sistema giudiziario italiano? Con quale coraggio un collegio giudicante di genere femminile può pensare di pronunciare tutto questo? Io e le famiglie della scuola, la scuola stessa esprimiamo massimo sdegno”.

Il testo del Procuratore
“La giovane età della bambina esclude che la modifica del cognome come richiesto possa avere ripercussioni sulla sua vita sociale”. E’ uno dei passaggi del ricorso del Procuratore di Padova, Valeria Sanzari, che richiama “la costante giurisprudenza della Corte di Cassazione in materia”, e, ricordando i compiti di vigilanza sullo stato civile attribuiti dal legislatore alla Procura della Repubblica, afferma di ritenere “illegittima l’indicazione nell’atto di nascita in questione del nominativo” della seconda mamma (non biologica) “quale secondo genitore”.

Le reazioni
Il sindaco Giordani. “Sono sereno e convinto delle scelte fatte. Dal 2017 trascrivo gli atti di nascita delle bambine e dei bambini “figli” di due mamme. È un atto di responsabilità verso questi piccoli perché non accetto il pensiero che ci siano bambini discriminati fin da subito, e appena nascono, nei loro fondamentali diritti”. Lo afferma il sindaco di Padova, Sergio Giordani. “Lo abbiamo sempre tempestivamente comunicato alla Procura di Padova dopo ogni atto senza avere mai controdeduzioni – prosegue Giordani -. Ci sono momenti nei quali un sindaco è da solo con la sua coscienza e la Costituzione, e deve decidere nell’interesse primario di chi ha davanti, per me e ritengo per la Costituzione l’interesse di questi piccoli era quello da mettere al centro”. “C’è un vuoto legislativo gravissimo – conclude – rispetto al quale il Parlamento dovrebbe legiferare; ma fino ad ora non lo ha fatto, lo hanno chiesto a gran voce molto colleghi sindaci anche di parti politiche diverse. Quello che dico alle forze politiche è di mettere da parte la battaglia ideologica e pensare solo ai bambini”.

L’associazione. “Sapevamo che sarebbero arrivate le notifiche alle mamme di Padova e sappiamo che sono più di 30 i certificati di famiglie omogenitoriali che la Procura ha impugnato. Parliamo di togliere un genitore legale a minori anche a distanza di 6 anni dalla nascita: un atto vergognoso e indegno di un paese civile. È incredibile che in una città dove per tutti questi anni nessun certificato era stato impugnato, la cosa avvenga a pochi mesi dalla circolare del Ministro dell’Interno Piantedosi ai Prefetti. Sarà una casualità? Mentre Carolina Varchi di FdI, relatrice della proposta di legge contro la Gpa, oggi assicurava in Parlamento che il suo partito ha a cuore tutti i bambini, veniva notificata alle prime mamme di Padova l’impugnazione del certificato di nascita: ipocrisia allo stato puro di un Governo che da quando si è insediato agisce in maniera sistematica per cancellare i diritti dei nostri figli”. Lo dice Alessia Crocini Presidente di Famiglie Arcobaleno. “Come Famiglie Arcobaleno lotteremo accanto a questi genitori e non lasceremo nessuna azione intentata ma è bene che la società civile italiana si renda conto che c’è in atto una vera persecuzione dei bambini con due mamme o due papà e prenda una posizione chiara”, conclude.

Pro Vita Famiglia: “Procura Padova difende Stato di Diritto e realtà”

«Le anagrafi italiane non sono il laboratorio per le sperimentazioni sociali delle Famiglie Arcobaleno e dei sindaci del Partito Democratico: impugnando atti di nascita che attestano il falso, perché nessuno è mai nato da due donne, la Procura di Padova ha difeso lo Stato di Diritto e la realtà delle cose. Ad aver messo quei bambini in una situazione di disagio sociale non è stata la Procura che fa rispettare la legge richiamando la giurisprudenza della Cassazione, ma le coppie che hanno deciso di privarli per sempre del papà che avevano il diritto di conoscere e dei Sindaci del Pd che hanno manipolato ideologicamente i loro atti di nascita per gratificare un loro segmento elettorale. Basta mettere al mondo bambini orfani di padri e madri vivi, basta uteri in affitto, basta commercio di gameti umani, basta mercato dei figli». Lo dichiara in una nota Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus, commentando la richiesta della Procura di Padova di annullare 33 atti di nascita formati dal Comune dal 2017 ad oggi con l’indicazione di “due madri”.


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