Chat a luci rosse con estorsione. “Paga, altrimenti…”. E così, due uomini sono finiti in manette a Melfi (Potenza) con l’accusa di estorsione. Il blitz è avvenuto al termine di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica del capoluogo lucano e cominciate nello scorso giugno.
Si tratta di Antonio Bevilacqua, 45 anni, già noto alle forze dell’ordine, ritenuto responsabile degli episodi “criminali” e il suo complice, Pietro Iacullo, 54enne, finito ai domiciliari.
Bevilacqua, considerato la mente del duo, agiva secondo un modus operandi ben collaudato: individuava le vittime, acquisiva i loro numeri di telefono su chat erotiche e si presentava ora come un fantomatico avvocato ora come rappresentante dell’Arma, accusandole, falsamente, di aver contattato alcuni minorenni e di aver fatto delle avances sessuali, poi, con minacce, approfittando della loro vulnerabilità, le costringeva a fare dei versamenti di denaro tramite l’invio di vaglia postali, che il suo complice puntualmente prelevava presso l’ufficio postale di Melfi.
Lo stratagemma, che ha permesso ai due indagati di estorcere in pochi mesi almeno 19.000 euro, è stato interrotto, dopo che gli uomini del Commissariato di Melfi hanno arrestato, in flagranza di reato, il 54enne sorpreso a ritirate parte del provento inviatogli da un insegnante in pensione, che era incappato nelle maglie dei due versando alcune migliaia di euro.
Recuperati 3.500 euro che saranno restituiti ad una delle vittime dell’estorsione. I due dovranno rispondere di 4 episodi di estorsione consumata e di diversi tentativi di estorsione.