4 Novembre 2024

Corruzione, arrestato il comandante dei carabinieri di Prato

Inchiesta della Dda di Firenze. Insieme al tenente colonnello sono stati arrestati un imprenditore e il titolare di un'agenzia investigativa. Il militare, secondo l'accusa, in cambio di accessi informatici non autorizzati avrebbe ricevuto utilità. Non è indagato un sottosegretario. L'ombra della massoneria

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Il comandante della compagnia dei carabinieri di Prato, tenente colonnello Sergio Turini, pisano, 55 anni, è stato arrestato con l’accusa di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e accesso abusivo al sistema informatico, in esecuzione di una misura cautelare del gip del tribunale di Firenze Anna Liguori, su richiesta della procura antimafia di Firenze.

Ai domiciliari sono invece finiti l’imprenditore Riccardo Matteini Bresci, 66 anni, socio di maggioranza dell’azienda di tintura tessile “Gruppo Colle srl” e il titolare di un’agenzia investigativa, Roberto Moretti, torinese, 66 anni, con l’accusa di corruzione.

Secondo l’accusa, Turini si sarebbe messo a disposizione di imprenditori amici, italiani e cinesi, accedendo abusivamente al sistema banca dati delle forze dell’ordine per fornire informazioni. Almeno 99 gli accessi individuati. In cambio, il militare avrebbe ottenuto diverse utilità: il pagamento di un viaggio negli Usa per il figlio del valore di oltre 5mila euro, e anche tre bottiglie di vino pregiato del valore di oltre 1800 euro.

Il Comando generale dei carabinieri, viene sottolineato, ha avviato le procedure di trasferimento ad altra sede dell’ufficiale e potrebbe avviare le procedure per l’eventuale allontanamento dall’Arma.

Il militare è finito in carcere. Oltre che di corruzione e accessi abusivi (ne sono stati censiti un centinaio) è accusato anche di peculato
Ai domiciliari, invece, l’imprenditore Matteini Bresci, 66 anni, socio di maggioranza dell’azienda tessile “Gruppo Colle srl”, una delle più note del distretto pratese, e per il titolare di un’agenzia investigativa, Roberto Moretti, torinese, anche lui di 66 anni.

Per questi due l’accusa è di corruzione. Turini è indagato anche per peculato, omessa denuncia di reato e omissione di atti d’ufficio. Turini è considerato un ufficiale molto presente sul territorio pratese, apprezzato per le sue operazioni contro il crimine anche rispetto alle dinamiche che si sviluppano nelle comunità straniere, specie quella cinese.

L’inchiesta della Dda di Firenze si concentra proprio sui rapporti di Turini con imprenditori amici, sia italiani sia cinesi, verso cui, rileva la Dda, agiva “con una considerevole ricerca di accreditamento”.

Per l’accusa Turini avrebbe compiuto più atti contrari ai doveri d’ufficio e si sarebbe messo a disposizione di imprenditori italiani e cinesi accedendo abusivamente alla banca dati delle forze dell’ordine per fornire informazioni. In cambio, sostiene la procura antimafia di Firenze, il militare avrebbe ottenuto utilità. Tra queste, il pagamento di un viaggio negli Usa per il figlio del valore di oltre 5.000 euro, e anche tre bottiglie di vino pregiato del valore di oltre 1.800 euro.

Il viaggio lo avrebbe pagato l’imprenditore arrestato, Matteini, a cui Turini si sarebbe rivolto perché si interessasse, tramite un politico, per evitargli il trasferimento ad un’altra sede. Il politico sarebbe il sottosegretario agli Esteri Giorgio Silli, che non è indagato. Turini avrebbe desiderato che inviasse una lettera “al Comando generale dell’Arma, funzionale a garantire la permanenza” a Prato.

E l’imprenditore, secondo le indagini, avrebbe “ottenuto la disponibilità di Silli a redigere una nota di apprezzamento dell’operato di Turini a Prato, con l’indicazione della necessità che rimanga nella città”.

Quanto ai rapporti con il titolare dell’agenzia investigativa, secondo gli inquirenti Turini gli avrebbe rivelato notizie riservate su un dipendente. Poi il rapporto si sarebbe esteso al punto che – sempre secondo l’accusa – l’ufficiale avrebbe procacciato clienti ricevendo come corrispettivo delle “utilità di diversa natura”.

Il Comando generale dei carabinieri ha avviato le procedure di trasferimento ad altra sede di Turini. Infine, la società “Gruppo Colle srl” di Prato ha diffuso una nota dove sottolinea che “non è coinvolta nelle vicende giudiziarie che stanno interessando il suo Ad Riccardo Matteini Bresci. L’azienda prosegue regolarmente le sue attività”.

“Una storia di corruzione con l’ombra della massoneria”.
Estratto da un articolo di Repubblica pubblicato da Dagospia

“Da una parte il comandante della compagnia di Prato, il colonnello dei carabinieri Sergio Turini. Dall’altra alcuni dei nomi più noti dell’imprenditoria (italiana e cinese) della città. Nel mezzo, un intreccio fatto di cene, telefonate e incontri, attraverso i quali si sarebbe sviluppato un sistema di favori, all’ombra della massoneria.

C’è tutto questo nell’inchiesta della Dda di Firenze che ieri si è abbattuta su Prato, con l’arresto del comandante Turini, dell’imprenditore Riccardo Matteini Bresci (socio di maggioranza del Gruppo Colle, colosso delle tintorie con fatturato da quasi 30 milioni di euro nel 2022), e di Roberto Moretti, titolare di un’agenzia di investigazioni a Torino.

Un’inchiesta in cui, seppur in modo laterale, compare a sorpresa anche il nome di Giorgio Silli, sottosegretario al ministero degli Affari Esteri: Silli, della formazione Noi Moderati di Giovanni Toti e che non risulta indagato, sarebbe stato contattato da Matteini Bresci su input dello stesso Turini, «affinché — si legge nella misura cautelare — si attivasse nei confronti del comando generale dell’Arma mediante l’invio di una lettera, funzionale a garantire la permanenza nel ruolo di comandante di compagnia».
Turini, 55 anni, è finito in carcere con una pioggia di accuse tra cui corruzione, accesso abusivo a sistema informatico e peculato. Ai domiciliari sono finiti invece gli altri due arrestati, entrambi accusati di corruzione. […]

In breve sono affiorati anche i rapporti tra il militare, Moretti (che è stato poi arrestato in flagranza per il possesso illecito di due pistole) e Matteini Bresci, e in generale la disinvoltura del comandante dei carabinieri nel chiedere e fare favori (avrebbe compiuto 99 accessi abusivi alla banca dati delle forze di polizia). Moretti avrebbe ottenuto clienti grazie alla posizione privilegiata del carabiniere (considerato socio occulto dell’agenzia di investigazione), in cambio di bottiglie di vino pregiato e altri favori.
Matteini Bresci, presidente della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana nord, avrebbe pagato parte di un viaggio negli Usa per il figlio del militare e dato «rassicurazioni circa un interessamento» del sottosegretario Silli per evitare il trasferimento dell’ufficiale ad altra sede. «Mi preme solo ribadire che non sono indagato ma solo informato sui fatti», si limita a dire sul caso il sottosegretario, contattato da Repubblica. […]

Una figura centrale nell’inchiesta, quella dell’imprenditore pratese, descritto dal gip come «costante istigatore del Turini» (ottenendo informazioni riservate e trattamenti di favore), sempre impegnato a «tessere rapporti e conoscenze utili per assurgere ai piani alti dell’imprenditoria pratese».
Su questo fronte viene evidenziato dal giudice l’inserimento in circuiti «para massonici», circostanza suggerita in particolare da una conversazione in cui si parla tra le altre cose di «mantelline». Scrive Turini: «Te lo sei levato il cappuccio? Perché se no parti male, io non sento». Replica l’imprenditore: «Ieri sera è stata una cappucciata, s’è fatto un aperitivo per salutarsi, cappuccio non l’avevamo» (…) solo tra noi non si incappuccia».”


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