Chi ha generato la crisi economica? Chi ci ha guadagnato, chi ci ha perso? Ha ancora senso parlare di Democrazia in un contesto economico dominato da poteri incontrollati che fanno il brutto e il cattivo tempo sui cosiddetti mercati economici e finanziari? Ma poi, cosa sono questi mercati, chi li gestisce chi li alimenta? L’euro è la “nostra” moneta o è la moneta imposta dai banchieri per impoverire i popoli europei? A queste domande ha risposto l’economista Loretta Napoleoni nel libro edito da ‘Rizzoli’ “Democrazia Vendesi” che sta presentando insieme all’Esperto di Finanza, Pierluigi Paoletti, in tutta Italia. Prossimi appuntamenti in Sicilia e in Calabria, poi in Umbria.
Il 23 gennaio le associazioni Arcipelago Scec e Sicilia Stupor Mundi hanno organizzato per il prossimo 23 gennaio, ore 16, presso l’aula Magna “V. Li Donni” della facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Palermo, un convegno per la presentazione del libro dell’economista. Prossima tappa in Calabria. Napoleoni e Paoletti saranno a Cosenza venerdi 25 gennaio presso la Casa delle Culture, in un incontro fissato alle ore 16.00 d’intesa con l’Università della Calabria, mentre sabato 26 a Crotone insieme ad Ettore Affatati, coordinatore calabrese di Arcipelago Scec, associazione che promuove l’incontro d’intesa con la Provincia di Crotone. L’appuntamento sarà alle 9.30 presso l’Auditorium “Sandro Pertini”.
Dopo Sicilia e Calabria il tour prosegue in Umbria, a Perugia dove interverrà il Procuratore della Repubblica Giuliano Mignini. Chi ci governa e secondo quali regole? La nostra crisi di rappresentanza è in realtà una diretta conseguenza della crisi economica. L’economista spiega come la Democrazia sia diventata un lusso. Lo spiega attraverso la Rete, attraverso i Social media come Facebook e Twitter fino ai blog online, ormai divenuti il perno della democrazia dal basso e della condivisione di esperienze. Il “vero luogo “comune” alimentato da persone vere, che discutono, si formano un’opinione e poi decidono al momento del voto. E’ gente lontana dai centri del potere finanziario ed economico; di tutto ciò che determina i destini di milioni di persone. La nostra, spiega Napoleoni negli abstract delle pagine sui Social, non è una “Mission Impossible”.
Siamo un gruppo “di sei persone con età e conoscenze professionali diverse che decidono di studiare la situazione economica italiana e la crisi del debito sovrano per proporre un’alternativa. [quote style=”boxed”]”La democrazia è a rischio: vi spiego perché l’Italia deve rimettere in discussione l’euro”[/quote] Tutti sanno che il fior fiore degli economisti e dei politici del pianeta, per tacere degli euro-burocrati, da tre anni annaspano in questo marasma senza trovare una soluzione…
Ebbene, è proprio questo il problema. Tutte queste persone hanno contribuito al caos economico e finanziario attuale e quindi non possono pensare fuori della scatola che hanno costruito. Il Fondo Monetario non può ammettere di aver perseguito una politica ambigua, usando due pesi e due misure per i Paesi occidentali e per tutti gli altri; la Banca centrale europea non può dichiarare che la proibizione di essere il prestatore di ultima istanza imposta dallo statuto le impedisce di agire con politiche anti recessive; i politici delle varie nazioni e gli euroburocrati non ammetteranno mai che l’euro ha inflazionato tutte le economie, meno quella tedesca, e ha aumentato la competitività di alcune economie a discapito di altre.
La Mission Impossible in realtà è la loro, sottolinea l’economista. Il loro, “è il tentativo di aggiustare un meccanismo senza ammettere che funziona male, e probabilmente ha gravi difetti di fabbricazione. Per me e per tutti noi , (l’economista è coadiuvata in questa “Mission Impossible” da Francesca Fogli, Paolo Musumeci, Pierluigi Paoletti e Chiara Ricci) è quindi stato più facile del previsto rimboccarsi le maniche e buttarsi anima e corpo a studiare ogni aspetto di questa crisi, discutendone per ore su skype ma anche faccia a faccia. È stato anche bello sentirsi coinvolti in un’iniziativa positiva e propositiva.
Anche se prima di arrivare ai capitoli finali, in cui si discutono le politiche alternative, abbiamo dovuto ripercorrere un tragitto di tre decadi che per l’Italia è stato disastroso, almeno alla fine abbiamo potuto vedere, e un po’ disegnare, una luce di speranza. Accusare chi ha gestito così male la cosa pubblica, a livello nazionale e internazionale, non basta.
Questa triste parabola va usata come trampolino di lancio per un futuro migliore. (Certo, sarebbe anche bene che questi signori, avendo fallito, scomparissero dalle nostre vite.) Adesso che il lavoro iniziale è fatto vorremmo che la discussione si allargasse a tutti i lettori e ai cittadini, che questa iniziativa diventasse un piccolo tassello di un movimento rigenerativo più ampio per salvare il nostro Paese. Se noi per mesi e mesi abbiamo lavorato insieme, per cercare di capire e far capire, allora chiunque può farlo. In fondo lo spirito di chi scrisse la nostra Costituzione all’indomani della tragedia del fascismo e della Seconda guerra mondiale era simile al nostro: l’impegno civile, la militanza civile.
Ci siamo dimenticati che i padri fondatori di questa democrazia non avevano la scorta né le auto blu (o carrozze blu) ma venivano picchiati e incarcerati dai fascisti; nessuno di loro aveva un programma radiofonico e veniva pagato cifre da capogiro per far parlare gli amici della casta. I padri fondatori erano gente come noi, cittadini che sognavano un Paese civile dove poter far crescere i figli e godersi una vecchiaia tranquilla.
Il divismo alla Berlusconi ha talmente tanto contagiato l’Italia che la gente ormai pensa che solo “chi conta”, può fare qualcosa. E invece è vero esattamente il contrario: se De Gasperi o Gramsci avessero pensato quello che molti italiani oggi pensano, quel periodo buio non sarebbe mai finito. Abbiamo una possibilità grande: quella di cancellare questi anni altrettanto bui. Non abbiamo avuto una guerra, ma questa crisi ne ha avuto in molti modi gli stessi effetti, ha fatto tante vittime, ha distrutto certezze e sistemi produttivi.
Ora comincia la ricostruzione, che dipenderà dalla nostra capacità di immaginare, di creare un futuro migliore. Oscuriamo il televisore, non ascoltiamo il richiamo dei tirapiedi della casta ma apriamo la porta al nostro vicino e sediamoci con lui per scambiarci opinioni e idee. Riscopriamo la nostra dimensione civile. Abbiamo, con la rete, un mezzo nuovo e straordinariamente efficace per farlo. La crisi, la dittatura, la violenza possono essere fermate, riappropriandoci della nostra intelligenza collettiva. Non siamo soli, siamo in tanti e allora uniamoci!”, è l’appello dalla pagina Facebook.
Descrizione del Libro
“Un forte legame tra crisi economiche e l’avvento di dittature percorre la storia d’Europa. Quando le cose vanno male, sembra, non possiamo permetterci la democrazia: occorrono soluzioni rapide, prese da pochi per il bene di tutti. Ma sono le soluzioni giuste? E il bene è davvero quello di tutti? In questo nuovo pamphlet, Loretta Napoleoni indaga il legame tra l’aggravarsi della crisi e l’indebolirsi della sovranità nazionale e parlamentare. Discute le responsabilità dell’euro, dei burocrati di Bruxelles e di un’unificazione fatta troppo in fretta. Punta il dito contro una generazione di politici, quella dei baby boomers, che per decenni ha servito i propri interessi, privando di fatto della rappresentanza ampi strati della popolazione, primi fra tutti i giovani. E indica un modo per salvare quel che resta della nostra democrazia. Informazioni generali Le crisi appartengono al passato.
E’ quello che tutti pensano, solo dopo che la tempesta è passata si riesce ad analizzarne le cause con la freddezza scientifica necessaria. Oggi sappiamo quasi tutto sul ’29, sull’iperinflazione tedesca, sulla Grande depressione e siamo sicuri che questa conoscenza sia il prodotto di lunghe analisi svolte ex-post. Ebbene non è vero, tutte le grandi crisi economiche potevano essere evitate perché i sintomi erano ben chiari, c’è sempre stato chi le ha previste ed anche chi ci ha guadagnato. Ma questi pochi eletti non hanno potuto o voluto condividere la loro visione dei fatti con il resto del mondo. Altro mito condiviso globalmente è che le vittime delle crisi siano sempre i poveri e la classe media, i ricchi se la cavano sempre.
In parte ciò è vero perchè costoro hanno più accesso ad informazioni importanti, ma e’ anche vero che tutte le grandi crisi distruggono e creano ricchezza, la redistribuiscono e producono nuovi ricchi. Per chi sa afferrale, dunque, queste tragedie sono grandi opportunità. Ma per poterlo fare bisogna capire cosa sta succedendo ed i poveri e la classe media sono sempre all’oscuro di tutto, isolati dal mondo attraverso la propaganda mediatica e politica, drogati dai messaggi rassicuranti dei governi. “Democrazia Vendesi” vuole sfatare tutti questi miti spiegando la crisi al presente, offrendo al lettore ed ai cittadini quella conoscenza dei fatti necessaria per capire costa sta succedendo oggi. Perchè siamo sempre più poveri, perchè i nostri figli sono disoccupati, perchè ci vengono chiesti nuovi sacrifici?
E sulla base di queste informazioni, la speranza è che questa volta saranno i cittadini a decidere cosa fare, che direzione prendere, quale politica sostenere invece di farsi guidare al buio da politici semi-ciechi. L’obiettivo è dunque diffondere la conoscenza e metterla nelle mani del lettore che poi altro non è che il principio democratico principe: esercitare la sovranità popolare. In fondo il nostro paese non l’ha mai davvero fatto, dopo i decenni della Guerra fredda e gli anni di piombo è arrivata l’era della corruzione dalla quale ancora non ci siamo liberati. Meritiamo un futuro migliore ma per conquistarlo dobbiamo cambiare il nostro presente, avere il coraggio di guardarci nello specchio e smettere di sognare.
Eravamo più ricchi negli anni Settanta, è vero anche se tutti hanno in tasca uno smartphone e sono saliti spesso su un volo low-cost. La ricchezza si misura anche con il metro del debito ed oggi stato, enti pubblici, aziende e famiglie sono tutti molto più indebitati che in passato. Il risparmio accumulato durante gli anni del miracolo economico si sta prosciugando al punto che oggi è al di sotto della media europea. Si’ meritiamo un futuro migliore ed è con questa certezza che noi cinque abbiamo deciso di unire i nostri sforzi per capire cosa sta succedendo e condividere con gli altri le nostre scoperte”.