15 Maggio 2025

Elezioni regionali in Campania. Primarie a 5 a sinistra. A destra Caldoro è pronto, ma Alfano dice no a Salvini.

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Stefano Caldoro con Gioacchino Alfano - Elezioni regionali in Campania
Stefano Caldoro con Gioacchino Alfano

Saranno cinque i candidati alle primarie del centrosinistra del 22 febbraio in vista delle elezioni regionali in Campania: l’ultimo a formalizzare la propria candidatura è stato stamane Gennaro Migliore, deputato del Pd, che si aggiunge ai compagni di partito Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno dichiarato decaduto dal tribunale di Salerno per incompatibilità sindaco-viceministro, e Andrea Cozzolino.

Gli altri due in lizza sono il socialista Marco Di Lello e l’esponente dell’Idv, Nello Di Nardo. Angelica Saggese (Pd) ha ritirato la propria candidatura.

Una corsa molto attesa per il centrosinistra campano che intende “porre fine alla gestione di Stefano Caldoro” che guida il governo di centrodestra dal marzo 2010. E su questo versante politico non sono ancora chiare le alleanze tra Forza Italia, partito di cui è espressione Caldoro, e il Nuovo Centrodestra che in Campania è retto da Gioacchino Alfano.

Negli ultimi due mesi sono stati fatti timidi passi avanti rispetto alla decisione di Silvio Berlusconi di remare da solo con Fdi e Lega come è accaduto in Emilia Romagna e Calabria, regioni che dopo la frattura tra Ncd e Fi sono andate a Renzi.

Il governatore uscente è comunque orientato a ricandidarsi. Lo fa sapere su Twitter (il social diventato ormai “la quarta “Camera” dopo Vespa). Caldoro scrive che è “pronto a un nuovo mandato con l’unità della coalizione”.

140 caratteri che suscitano reazioni a suo supporto. Come quella dell’ex ministro Ncd Nunzia De Girolamo: “Stefano Caldoro, solo uniti si vince”, è l’assist che condividono pure Lorenzo Cesa e Edmondo Cirielli. Il riferimento insistente all’unità fa ovviamente pensare che nessuna delle due forze alle prossime elezioni regionali in Campania voglia fare harachiri come in Emilia e Calabria.

Prudente il deputato Ap-Udc Giuseppe De Mita. L’uscita di Caldoro “appare più un auspicio che un fatto”. Al Velino il coordinatore regionale Ncd, Gioacchino Alfano, sempre su  Twitter commenta l’uscita del governatore ma mette paletti: “Apprendo con piacere che Caldoro, che noi sosteniamo, risponde alla nostra prima domanda, ma è indispensabile chiarire altri punti”. I nodi da sciogliere “sono tanti” e quasi tutti centrati ad una maggiore collegialità nella gestione di governo. Ma anche di tipo politico elettorale che certamente creeranno molti malumori in casa azzurra e non solo.

“Spero un chiariremo al più presto – ha spiegato Alfano – su alcuni punti oscuri. Intanto sottolineiamo che non accetteremo nella coalizione liste della Lega, collegate a Matteo Salvini, con il quale non potremmo mai allearci. Necessario sarà poi scrivere con Caldoro il patto di fine governo e i gli obiettivi per il bene dei campani per i futuri 5 anni”.

Infine “non vogliamo – ha concluso il coordinatore Ncd – liste che guardino solo ai fini elettorali”. Un veto, quello posto da Ncd alla Lega che somiglia molto a quello posto dai leghisti e Fi ad Angelino Alfano in Emilia Romagna. Opposizioni che Caldoro sa bene rischiano di compromettere a priori il suo eventuale bis a palazzo santa Lucia. Berlusconi dovrebbe essere in Campania per la metà di marzo, ma i giochi sulle alleanze potrebbero chiudersi molto prima senza “traumi”.

Negli ambienti forzisti le posizioni assunte da Alfano fanno già discutere: “Se si esclude – si chiede più di qualche forzista – una forza come la Lega, che nei sondaggi vola a gonfie vele anche al Sud, dove andremo da soli noi col 15% Ap con il 9 percento e altre sigle minori alle elezioni regionali in Campania?”.

Dubbi che nei prossimi giorni potrebbero impensierire Caldoro, non tanto Gioacchino Alfano che a mali estremi potrebbe sempre decidere di rimediare facendo da “spalla istituzionale” al Pd, come è successo in Calabria dove gli alfaniani, dopo la traumatica rottura con Fi, hanno ottenuto la vicepresidenza del Consiglio regionale (quota opposizione) e si sono resi disponibili a sostenere la maggioranza guidata da Mario Oliverio (Pd) in un’ottica di “cooperazione istituzionale”.

I più però sostengono che tra Pd e Ncd calabresi si sia consumato un “inciucio” con il battesimo romano. “Accordune” smentito però sia dal presidente calabrese che dai vertici regionali di Ncd.

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