Sono state arrestate due persone in Egitto, in quanto sarebbero sospettate dell’omicidio dello studente italiano Giulio Regeni, il 28enne trovato ucciso al Cairo due giorni fa. Lo ha riferito all’Ansa una fonte della Sicurezza egiziana. Al momento non si conoscono le generalità. Tuttavia il caos prevale sempre di più tra affermazioni, smentite e contraddizioni. Il direttore dell’Amministrazione generale delle indagini di Giza, Khaled Shalabi, aveva riferito che il giovane è morto a causa di un “incidente stradale” escludendo che Giulio Regeni sia stato vittima di “un crimine”.
L’arresto dei due sospetti appare dunque “perfetta” nella tempistica dopo vari tentativi di depistaggio. Come se dopo il tormentone internazionale, il regime di Abd al-Fattah al-Sisi abbia voluto servire il “capro espiatorio” alle autorità italiane.
Che le indagini abbiano da subito preso una piega “distorta”, è stato subito notato da molti media europei e italiani. Nessuno ha mai creduto all’incidente né all’ipotesi di un omicidio a sfondo sessuale, ma la “toppa” degli arresti dei due super presunti killer appare forse peggiore del buco, col rischio che il regime sacrifichi due innocenti (pescati magari tra gli oppositori del generale che ribaltò Morsi) per soddisfare la legittima “sete di giustizia” italiana. Un quadro molto fosco e inquietante che arriva proprio da un paese “amico” dell’Italia che arresta due persone, quando tutti gli indizi portano alla Polizia egiziana.
Protagonisti, come ipotizzavamo giovedì su SecondoPianoNews.com, oltre al ricercatore destinatario di torture e sevizie brutali fino alla morte, intelligence e forze della sicurezza egiziana. Giulio Regeni, senza usare più il condizionale “è” stato ucciso dalla Polizia del generale Al Sisi, in un rastrellamento di piazza il giorno del quinto anniversario della Primavera araba, il 25 gennaio scorso, giorno della scomparsa del giovane studioso. La ricostruzione che avevamo fatto, è molto fedele alla possibile verità restituita dalle macroscopiche bugie del Cairo. Questa ipotesi è stata rilanciata venerdì sera sull’Huffington Post anche dall’autorevole giornalista, Andrea Purgatori, che ricostruendo notizie delle sue fonti, giunge alla stessa conclusione: la polizia. Un’azione forse compiuta per screditare lo stesso generale Al Sisi agli occhi dell’opinione pubblica internazionale. Cosa abbastanza probabile.
“Per un giorno e mezzo, forse due, – scrive Andrea Purgatori – Giulio Regeni è rimasto drammaticamente nelle mani dei suoi aguzzini che lo hanno interrogato, picchiato, torturato fino ad ucciderlo. E le fonti interpellate dall’Huffington Post individuano i responsabili negli ambienti più oscuri e violenti della polizia politica o dei servizi segreti egiziani, il famigerato Mukhabarat. Che si siano resi conto di quello che stavano facendo ad un cittadino italiano e quali ripercussioni internazionali avrebbero provocato è ancora da stabilire. E qui gli scenari sono almeno due. Si è trattato di un’iniziativa di cui la filiera gerarchica era al corrente? Oppure il ragazzo è stato vittima di un complotto teso a screditare il presidente Abd al-Fattah al-Sisi?…”.
Giulio Regeni si trovava in Egitto per studio, appassionato di storia e cultura araba che si trovava nella piazza per seguire da vicino gli umori degli oppositori in occasione dell’anniversario della Primavera araba. Le forze di sicurezza, o ambienti paramilitari, lo avrebbero creduto una teorica spia e lo hanno massacrato quella stessa notte (o tenuto sotto tortura per un paio di giorni insieme ad altri) in una caserma molto lontana da dove è stato fatto ritrovare due giorni fa.