L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) avrebbe gonfiato i rischi dell’influenza suina nel 2009 (H1N1) poiché alcuni esperti interni all’organizzazione erano assoldati dall’industria farmaceutica.
Lo scrisse il quotidiano La Stampa il 7 Giugno del 2010 e modificato il 14 Luglio 2019 citando un’inchiesta congiunta del British Medical Journal e dall’Agenzia di Giornalismo Investigativo di Londra (BIJ), con il rapporto dalla Commissione sanità dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, organismo composto da 47 stati, diverso dal Consiglio Ue.
“La prima rivela che alcuni degli esperti che avevano partecipato alla redazione delle linee guida dell’Oms per le pandemie – si legge – erano sul libro paga di due industrie farmaceutiche – Roche e GlaxoSmithKline – che producono medicinali o vaccini contro i virus influenzali. Il secondo sottolinea una “mancanza di trasparenza” nella gestione della crisi del virus H1N1 da parte dell’Oms e delle istituzioni sanitarie pubbliche, le accusa di aver “dilapidato una parte della fiducia che gli europei hanno in questi organismi” e ritiene che “questo declino di fiducia in futuro potrebbe rappresentare un rischio”.
E’ stato ricostruito che “un anno dopo l’annuncio, l’11 maggio 2009, dell’inizio della pandemia influenzale, molti governi occidentali si ritrovano con scorte inutilizzate di farmaci antivirali e vaccini contro il nuovo virus A (H1N1), ordinati a un carissimo prezzo, mentre la banca JP Morgan valuta il giro d’affari tra 5,8 e 8,3 miliardi di euro. Emerge che, a partire dal 1999, data delle prime linee guida dell’Oms per le pandemie, alcuni esperti con un ruolo chiave nella loro elaborazione hanno legami di interesse con gli industriali. Le raccomandazioni vengono scritte da quattro esperti in collaborazione con il “Gruppo di lavoro europeo sull’influenza” (Eswi). “Ciò che questo documento non rivelava è che l’Eswi è interamente finanziato da Roche e dagli altri produttori di vaccini e che due degli esperti, René Snacken e Daniel Lavanchy, l’anno prima avevano partecipato a eventi finanziati da Roche”, scrivevano i giornalisti britannici Deborah Cohen e Philip Carter.
L’articolo cita diversi altri esperti coinvolti in documenti strategici dell’Oms, che sono stati retribuiti dagli industriali e hanno pubblicato degli articoli sull’utilità dei farmaci retrovirali (Tamiflu della Roche o Relenza di GlaxoSmith Kline), utilità oggi contestata all’interno della comunità medica”.
“Nessun dettaglio è stato fornito dall’Oms in risposta alle nostre domande”, scrivono Cohen e Carter. I due giornalisti deplorano anche il segreto tenuto dall’Oms sulla composizione del comitato d’urgenza, messo in piedi dalla direttrice generale, che l’ha consigliata sul momento in cui dichiarare la pandemia: “Una decisione che ha scatenato i costosi contratti per i vaccini in tutto il mondo”, commentava nel suo editoriale la direttrice di Bmj, Fiona Godlee.
Interpellato dal quotidiano francese “Le Monde”, il portavoce dell’Oms, Gregory Hartl, precisò che “ogni volta che l’Oms riunisce degli esperti, fa compilare una dichiarazione di interessi, che è sottoposta alla valutazione del presidente del comitato di esperti, ma non le pubblica perché contengono informazioni di ordine privato”.
Per quanto riguarda il comitato di urgenza, Hartl sottolineò che la sua composizione sarà resa pubblica quando avrà terminato la sua missione, una misura mirata “a evitare che i suoi membri subiscano pressioni, tenuto conto delle conseguenze enormi delle decisioni prese”. Anche il rapporto redatto da Paul Flynn, parlamentare britannico socialista, e adottato il 4 giugno dalla Commissione Sanità dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, accusa l’Oms di dar prova di una “grave mancanza di trasparenza” nei suoi processi decisionali, cui si aggiunge “la prova schiacciante che la gravità della pandemia è stata largamente sovrastimata dall’Oms”.
Il documento sottolineava che “è soprattutto il passaggio rapido verso il livello 6 della pandemia, in un momento in cui l’influenza dava sintomi relativamente modesti, combinato con il cambiamento di definizione dei livelli di pandemia poco prima dell’annuncio della pandemia H1N1, che ha sollevato preoccupazioni e sospetti nella comunità scientifica”, conclude l’articolo della Stampa citando l’inchiesta del BMJ del 4 giugno 2010 dal titolo “Conflitti di interesse, Oms e le “cospirazioni” dell’influenza pandemica”.
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