27 Aprile 2024

Terrorismo, arrestati tre anarchici che spedirono buste esplosive a pm

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I carabinieri del Ros hanno eseguito una misura cautelare nei confronti di tre anarco-insurrezionalisti, ritenuti autori di attentati esplosivi inseriti nella campagna di lotta contro la repressione del giugno 2017. Le indagini, coordinate dalla procura della Repubblica di Milano, hanno accertato come gli autori si fossero riuniti a Genova per la spedizione di tre pacchi esplosivi recapitati al Palazzo di Giustizia di Torino e indirizzati a due pm della Procura subalpina. Effettuate perquisizioni in Italia e all’estero. L’operazione è stata battezzata in codice “Prometeo”

Le due buste esplosive erano arrivate il 7 giugno 2017 ed erano indirizzate ai pm Antonio Rinaudo e Roberto Sparagna. Entrambi i magistrati si occupavano di terrorismo ed eversione.

Sparagna, in particolare, aveva coordinato l’inchiesta “Scripta Manent” sugli anarchici delle Fai-Fri. Le due buste, che contenevano fili elettrici, polvere da sparo e una batteria ed erano in grado di esplodere, avevano un timbro postale da Genova.

Come mittente riportavano, evidentemente in maniera fittizia per tentare di eludere i controlli, i nomi di avvocati. L’area interna del Palazzo di Giustizia venne chiusa per permettere agli artificieri di neutralizzare gli ordini in sicurezza. Le indagini, almeno in un primo momento, riguardavano una busta analoga indirizzata agli uffici di Roma del Dap (il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria).

Nel corso dell’operazione antiterrorismo sono stati arrestati: Giuseppe Bruna, 49enne, agrigentino trapiantato a Ferrara, Robert Firozpoor, 23enne di origine iraniana, infermiere nel modenese ed attivo nel laboratorio libertario Ligera di Modena, e Natascia Savio, 35enne, torinese, localizzata in Francia nei pressi di Bordeaux, dove stava svolgendo lavori stagionali nel campo della viticoltura.

I procedimenti penali inizialmente instaurati presso le Procure di Roma e Milano sono stati successivamente unificati presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano e affidati al pm Piero Basilone e al coordinatore del Gruppo Antiterrorismo Alberto Nobili.

Gli accertamenti svolti hanno evidenziato come i tre si fossero incontrati a Genova il 27 maggio 2017 per attuare il progetto eversivo. Nel capoluogo ligure, dove allora Giuseppe Bruna abitava prima di trasferirsi a Ferrara per svolgere attività di assistenza presso una struttura per anziani, i tre hanno acquistato i componenti per il confezionamento degli ordigni.

Giuseppe Bruna e Natascia Savio, spiegano gli investigatori, venivano individuati dalle immagini di videosorveglianza della chiesa di San Luca, che li riprendeva mentre acquistavano presso un negozio gestito da cittadini cinesi le buste multiball all’interno delle quali venivano occultati gli ordigni.

Nello stesso orario, in un adiacente internet point di Genova, venivano ricercati in rete gli indirizzi dei destinatari a cui sarebbero stati inviati i pacchi esplosivi. Analoga ricerca veniva effettuata sul sito degli avvocati, da cui venivano scaricati mittenti fittizi. I tre arrestati si ricongiungevano poco dopo venendo immortalati mentre passeggiavano camminando distanti.

Giuseppe Bruna, Robert Firozpoor e Natascia Savio, secondo l’accusa, avevano un significativo comportamento telefonico, tipico del modus operandi utilizzato anche in altri attentati anarchici, in quanto spegnevano i telefoni proprio nell’orario a cavallo dell’acquisto dei componenti e delle ricerche web.

Il triplice attentato esplosivo si inquadrava, per tempi e modalità di esecuzione, nell’ambito della campagna d’azione lanciata dal documento istigatorio “Per un giugno pericoloso”, elaborato a Roma nell’aprile 2017 con lo scopo di sviluppare una nuova prospettiva della lotta anarchica più violenta contro la repressione. Nella medesima campagna di giugno erano stati compiuti numerosi attentati in Italia e all’estero.

Tale campagna esplosiva rappresentava l’avvicinamento di esponenti della corrente sociale al metodo esplosivo della Fai, secondo i dettami dell’ideologo detenuto Alfredo Cospito, che da tempo aveva aperto nei suoi proclami anche all’azione anonima.

Proprio la commistione di azioni e di obiettivi segnava l’intreccio delle lotte sotto il comune denominatore della violenza antisistema. In questo senso sono emblematici gli obiettivi colpiti:
– il dott. Roberto SPARAGNA, Pubblico Ministero nel processo “Scripta Manent” contro esponenti della FAI/FRI, processo recentemente conclusosi con pesanti condanne;
– il dott. Antonio RINAUDO, PM torinese che ha storicamente condotto processi contro gli anarchici; a questo proposito SAVIO Natascia, nel 2016, era stata destinataria di un provvedimento di obbligo di dimora proprio in procedimento del dott. RINAUDO;
– il dott. Santi CONSOLO e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, considerati simboli della repressione carceraria e responsabili delle vicissitudini carcerarie del detenuto Maurizio ALFIERI, criminale comune politicizzatosi in carcere, che era stato traferito dal carcere di Milano Opera a quello di Napoli Poggioreale. Le indagini, poi, hanno accertato come proprio FIROZPOOR Robert fosse tra i promotori della campagna contro il DAP e a sostegno di ALFIERI, con cui intratteneva numerosi contatti epistolari e ideologici e a cui forniva anche sostegno economico.

Inoltre, le indagini svolte hanno evidenziato uno stretto collegamento di FIROZPOOR Robert con l’anarchico di origine nigeriana UMORU Divine, arrestato nell’agosto 2016 a Bologna per possesso di materiale esplosivo e documentazione propedeutica al compimento di attentati.

Tale arresto assumeva particolare rilievo in quanto potrebbe rappresentare uno dei moventi dell’attentato esplosivo alla Stazione CC di Bologna Corticella del 27 novembre 2016 (unitamente alla allora recente esecuzione dell’operazione per Scripta Manent – 06 settembre 2016). Infatti, l’attentato alla Stazione Corticella, di sicura matrice anarchica, rappresentava il primo attentato di rilievo dopo l’operazione Scripta Manent.
A conferma della prospettiva violenta degli arrestati, in una recente conversazione intercettata, SAVIO Natascia, mentre si trovava a Madrid, commentava negativamente l’inerzia del movimento spagnolo, affermando di voler invece “mettere le bombe”.


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